Protesta dei presidi, 42 firme per chiedere un cambio di regole

Troppi oneri, in materia sanitaria, di competenza d’altri, sono finiti in capo alle scuole. Appesantendo, con garbugli burocratici e nuove responsabilità, il già complicato lavoro dei presidi. Che ora, uniti, dicono basta. Lo fanno boicottando, per protesta simbolica, le Conferenze dei servizi che si sono tenute ieri on line.
E indirizzando al dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale (Ust) Giuseppe Bonelli un documento che spiega la loro volontà di «manifestare la non condivisione dell’attuale modalità di gestione dei casi di positività». Non ce l’hanno, sia chiaro, con l’Ust o l’Ats di Brescia, ma con l’intricata procedura che sono stati chiamati ad applicare in tempo di Covid. Una procedura che, sul fronte del tracciamento dei contatti, a loro dire si sta dimostrando fallimentare.
Nel dettaglio il documento porta la firma di 42 dirigenti, rappresentativi di un terzo delle scuole statali del territorio (sono esclusi Cfp e paritarie). A leggerlo, durante le tre Conferenze di ieri, è stata Chiara Emilguerri, preside dell’Istituto comprensivo di Iseo. Due, in sintesi, sono le richieste.
Le richieste
Una, indirizzata ad Ats e Regione, richiama la necessità di «mettere a punto dispositivi che permettano ad Ats -"Igiene Pubblica" e Ats -"Scuola-Covid" di dialogare direttamente senza mediazione delle comunicazioni da parte delle scuole». Questo perché «l’evidente allungamento del flusso informativo genera troppe criticità: confusione, possibilità di errore, trasmissione e trattamento di dati sensibili da parte di terzi, sovraccarico del lavoro dei dirigenti e delle segreterie delle scuole, assunzione da parte della scuola di responsabilità sociali che possono attenere solo all’area sanitaria, scarso e rallentato controllo da parte di Ats-"Scuola-Covid" della situazione generale».
I presidi chiedono, poi, che «venga messo a punto un sistema informativo che permetta un flusso di informazioni che partano da Ats e giungano alle scuole: il sistema attualmente non lo consente e Ats raggiunge le scuole solo attraverso telefonate ai cellulari personali dei dirigenti o dei referenti». Emilguerri, nel presentare la nota, ha sottolineato che i 42 dirigenti sono per lo più del primo ciclo (pochi quelli delle superiori), ha ringraziato i colleghi che insieme ad Ats Brescia hanno redatto il vademecum (disponibile sul sito del GdB) per chiarire «chi deve fare cosa» e ha ribadito la disponibilità dei firmatari a collaborare per migliorare la situazione.
La reazione
Bonelli ha dimostrato di comprendere le ragioni del disagio: «Le difficoltà - osserva - nascono dal grande numero di positività e contatti da registrare. Le regole che le scuole cercano di applicare andrebbero bene se i contagi avessero un andamento medio-basso, non ora. È evidente quindi che vanno modificate, rese più semplici. Cosa che il Governo sembra aver recepito: la prossima settimana dovrebbe essere emessa la circolare che renderà più snelle le procedure». È ciò che si augura anche Fabio Spagnoletti, preside dell’Iis Falcone di Palazzolo, tra i firmatari della lettera e presente alla Conferenza dei servizi mattutina.
I tre incontri di ieri, ricordiamo, erano stati indetti per presentare il quadro sinottico redatto dal Tavolo che coinvolge Ats Brescia, Ust e alcuni rappresentati dei presidi. Uno schema con tanto di faq che cerca di fare chiarezza sulle procedure. E, come è emerso ieri, lascia ancora dei dubbi. I presidi hanno segnalato che in numerosi casi i genitori ricevono in ritardo, o non ricevono affatto, i provvedimenti di quarantena. Hanno riferito dello stato d’animo delle famiglie, arrabbiate e spaesate. E hanno sollevato perplessità in materia di responsabilità.
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