Pnrr, a Brescia i tagli lasciano nel limbo 17 milioni di euro: 23 i progetti «orfani»

La gran parte sono già ultimati o appaltati, ma non si sa da dove, quando e se arriveranno i fondi
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PNRR, TAGLI PER 17 MILIONI
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Al momento stanno nella terra di mezzo: non sono né finanziati, né non finanziati. Il loro destino è incagliato in una zona grigia fatta di dichiarazioni ancora tutte da ufficializzare a suon di atti formali. «Loro» sono i 23 progetti di Brescia (sui 44 complessivi in fase di gestione) che rischiano di rimanere «orfani» per effetto della sforbiciata che il governo intende dare al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

La storia è questa: quando la macchina è stata avviata, le coperture economiche c’erano sia per il capitolo rigenerazione urbana sia per la valorizzazione urbana e l’efficientamento energetico. Ora che Roma ha proposto alla Commissione europea la revisione del piano basata su tagli lineari, invece, i finanziamenti che avrebbero dovuto coprire le spese di quegli interventi sono finiti in un limbo. Che succederà quindi se l’Unione europea dovesse concedere la fumata bianca ai tagli? È quello che sta facendo arrovellare tutti gli amministratori, sindaci e presidenti di Regione in prima linea. Specie perché, per quanto riguarda Brescia, questi 23 progetti sono in larga parte già ultimati, in corso di realizzazione o già appaltati. In cifre: delle 23 opere a cui è stato «ritirato il portafoglio», solo una è programmata nel 2024, le altre sono già realtà.

Quali sono i progetti nel limbo

Nell’elenco delle opere «da stralciare» ci sono, ad esempio, la Palazzina Haynau, la messa in sicurezza di Palazzo Avogadro e dello stadio di rugby Invernici, la Greenway del Mella, la rete ciclabile di via Lamarmora, ma anche la riqualificazione di Palazzo Martinengo e la bonifica dei parchi di Chiesanuova (quello di via Livorno e i due lotti verdi di via Fura).

Non si tratta di pochi spiccioli: le ricadute locali di questa revisione del Pnrr si misurano in 17 milioni di euro, sui 90 complessivi legati al piano nazionale, da recuperare (15.730.488 euro per i 18 progetti legati alla rigenerazione urbana e 1.050.000 euro per i 5 interventi legati alla valorizzazione urbana e l’efficientamento energetico). Soldi che - ha garantito l’Esecutivo - «se stralciati dal piano, verranno corrisposti ai Comuni attraverso coperture alternative». La promessa pronunciata dal ministro per gli Affari europei e Pnrr Raffaele Fitto è maturata sulla scia dell’indignazione, ma al momento non ha la forza dei dettagli: le Amministrazioni locali, di fatto, non sanno se, quando e da dove quei finanziamenti entreranno nelle loro casse. Questo perché - come spiega l’assessore al Bilancio in Loggia, Marco Garza - non esiste alcun atto formale che lo garantisca: «Formalmente a noi è stato detto di andare avanti come se nulla fosse. La situazione è però di grandissima incertezza, perché oggi l’unica bussola che hanno le Amministrazioni sta nelle dichiarazioni del ministro: ovvero che quei progetti potrebbero non avere più la copertura economica del Pnrr ma che potrebbero ricevere altri tipi di finanziamenti statali», oppure i fondi di coesione.

«La preoccupazione è alta»

Garza non lo nasconde: «La preoccupazione è alta, perché le entrate che erano certe, non lo sono più. E il piano B è stato solo annunciato a parole, senza chiarire in che modo, quando e come governare questa partita, a partire dalla gestione della macchinosa rendicontazione. C’è una grandissima incertezza: si è deciso di cancellare in blocco tutte le opere, senza operare una revisione certosina, una selezione di merito, anche in base allo stato di attuazione, che sarebbe stata invece comprensibile. Senza contare che c’è la scadenza del 2026: i tempi sono stretti e noi ci stiamo confrontando ancora con delle ipotesi. Ci aspettiamo di avere delle indicazioni ufficiali: il governo scriva come finanzierà ciò che vuole tagliare dal Pnrr».

In sostanza i Comuni stanno procedendo alla cieca. E nel frattempo i costi continuano a crescere: «Il caro prezzi e il caro materie sono parametri che si riversano nelle gare - conferma Garza -: nei bandi ci sono dei coefficienti di revisione». Quindi il rischio, allungando i tempi decisionali, è che si allunghi anche l’elenco delle opere in lista per ottenere il Foi, il fondo opere indifferibili, un ulteriore finanziamento che serve per coprire appunto gli extra-costi. Ma che non è infinito. 

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