Marzo si conferma il mese nero del Covid

Nel 2021 record di casi e oltre 500 decessi. Ieri registrate 17 vittime e 570 positivi: curva in calo ma incidenza da zona rossa
Ieri in Lombardia oltre 56mila tamponi, positivi il 6,9% - © www.giornaledibrescia.it
Ieri in Lombardia oltre 56mila tamponi, positivi il 6,9% - © www.giornaledibrescia.it
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Marzo si conferma il mese nero per il coronavirus, nel Bresciano. Lo scorso anno fu un’ecatombe, con decine e decine di morti al giorno. Tanto che a fine mese i decessi a causa del Sars-Cov-2 superarono i 1.300. Dopo un anno dobbiamo ancora fare i conti con il virus. Mascherine, distanziamento, restrizioni hanno attutito l’impatto. Ma anche il marzo 2021 passerà alla storia come un mese drammatico per le nostre comunità: record di contagi, più di 25mila, e oltre 500 decessi.

Anche ieri, nel Bresciano, si sono dovuti contare 17 decessi, undici uomini e sei donne. Tre decessi in città, due a Ghedi, altri due a Gavardo. Torna a salire l’età media: 83 anni. In realtà, va detto, nel bollettino quotidiano dell’Ats di Brescia compare anche una donna di 86 anni di Gardone Riviera, deceduta però l’11 gennaio scorso. Le altre vittime vanno dal 21 al 31 marzo. Fatto sta che il totale dei decessi a causa del virus, nel Bresciano, è salito di altri 17, arrivando a quota 4.045.

Non numeri, ma persone, storie, volti, famiglie. In pratica è come se in un anno fosse sparito un intero paese delle dimensioni di Nuvolento o Isorella. Il mese che si è chiuso ieri ha visto 503 decessi Covid. Più di gennaio e febbraio messi insieme. È stato il mese più tragico dopo marzo e aprile 2020, quando si registrarono quasi 2.500 decessi ufficiali a causa del virus (i decessi reali, si sa, furono molti di più: 6.470 secondo Istat e Iss, a fronte di una media di mortalità degli anni precedenti di poco più di duemila).

Il contagio. Di certo la furibonda variante inglese e l’aumento dei tamponi (dovuto anche ai test rapidi avviati nelle farmacie) ha portato a un’impennata dei casi registrati: ben 25.214 negli ultimi 31 giorni, come gennaio e febbraio messi insieme. Più di un tampone positivo su quattro registrato nel Bresciano dall’inizio dell’epidemia (il 27,4%) è avvenuto a marzo. Una corsa verso l’alto partita già a febbraio: nella settimana tra il 7 e il 14 febbraio Brescia ha superato i 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti, soglia che indica quando l’incidenza sui sette giorni supera il livello da «zona rossa».

Tra l’1 e il 7 marzo quella quota è salita fino a 585 casi ogni 100mila abitanti, al tempo dato più alto a livello nazionale insieme a Bologna. Poi è iniziata una lenta discesa. Ieri altri 570 positivi con l’incidenza a quota 335 casi ogni 100mila abitanti, con una dozzina di province messe peggio, tra cui Mantova. Si partiva da un livello altissimo. E nonostante il netto calo, il livello è ancora da «zona rossa». Se il trend dovesse proseguire con lo stesso ritmo, la discesa sotto i 250 casi ogni 100mila abitanti dovrebbe essere raggiunta attorno al 10 aprile. Si vedrà.

Guariti. Va detto che all’impennata di contagi di marzo corrisponde anche il boom dei guariti, di poco inferiori ai positivi: negli ultimi 31 giorni sono infatti usciti dal tunnel Covid 24.540 bresciani. Mai così tanti. Solo ieri sono stati più di mille, portando gli attualmente positivi sotto quota 12mila. Circa 10mila sono in isolamento obbligatorio a casa. Tutto sommato stabile la pressione su ospedali e terapie intensive.

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