Loveparade, rischio archiviazione: «Ci sembra una presa in giro»

La Procura intenzionata a chiedere lo stop al processo sulla strage del 24 luglio 2010, in cui morì Giulia Minola
LOVEPARADE, RISCHIO ARCHIVIAZIONE
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A questo punto la parola beffa non basta nemmeno lontanamente a rendere l’idea. Perché a un anno dalla prima udienza e a otto abbondanti dalla strage, il processo sui fatti della Loveparade di Duisburg rischia di finire con un’archiviazione.

Nessun colpevole tra i dieci imputati per omicidio colposo e lesioni colpose, nessun accertamento di responsabilità, nessuna giustizia per le ventuno vittime e per le centinaia di persone ferite: uno scenario che lascia attoniti coloro i quali si sono battuti negli anni perché si arrivasse a una verità giudiziaria, a partire da Nadia Zanacchi, madre di Giulia Minola, la ventunenne bresciana rimasta uccisa nella folla durante il raduno techno del 24 luglio 2010.

La richiesta di archiviazione potrebbe arrivare a breve dalla Procura di Duisburg perché con il procedere delle udienze sta diventando sempre più chiaro che il processo non arriverà a una conclusione prima della prescrizione, che scatterà il 27 luglio 2020.

«Dato che non ci sarà quasi certamente a una sentenza, l’intenzione è di interrompere tutto - spiega Daniel Henneke Sellerio, avvocato che difende la famiglia di Giulia Minola, costituitasi parte civile nel procedimento -. Le faccio un esempio: a breve dovrebbe essere ascoltato il perito Jürgen Gerlach, che ha prodotto una relazione di quattromila pagine analizzando quanto accaduto. Soltanto per sentirlo, servirebbero tre mesi».

Una perizia, tra l’altro, che conferma ciò che era già evidente: in sintesi, il luogo scelto era inadatto, il sistema per fare entrare e uscire le persone non era adeguato, non c’erano le condizioni per dare le autorizzazioni agli organizzatori.

«Il 16 gennaio ci sarà un colloquio tra le parti, cioè il tribunale, la procura e gli avvocati, lì verrà probabilmente deciso il modo in cui chiudere il procedimento, ma se i procuratori vogliono archiviare e gli imputati sono d’accordo noi parti civili non possiamo fare niente». 

La domanda, a questo punto è scontata: perché è stato iniziato un procedimento destinato a finire in un nulla di fatto? «Credo che fosse una questione politica, lo stato della Renania settentrionale non poteva permettersi che non ci fosse un processo, vista la richiesta di giustizia», prosegue Henneke Sellerio.

Ai familiari non resta che aspettare le decisioni che verranno prese in gennaio prima di valutare eventuali contromosse. «Sembra proprio una presa in giro, come se la Procura dicesse "abbiamo scherzato, ora lasciamo perdere" - dichiara Nadia Zanacchi -. Dovremo trovare un modo per arrivare alla Corte di giustizia europea».

 

 

 

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