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Loveparade, in aula l'atto d'accusa per i dieci imputati

A Düsseldorf prima udienza per la morte della bresciana Giulia Minola e le altre 20 vittime della Loveparade di Duisburg
LOVE PARADE, PROCESSO AL VIA
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Sette ore di udienza, una difesa che ha sollevato diverse questioni procedurali, ma alla fine un primo risultato è stato raggiunto: il procuratore Uwe Mühlhof ha letto l’atto d’accusa contro i dieci imputati per la strage della Loveparade, in cui il 24 luglio 2010 a Duisburg morirono 21 persone, tra cui la ventunenne bresciana Giulia Minola

Nel primo appuntamento del processo a Düsseldorf si sentiva tutta la tensione di un procedimento penale complesso, in cui andranno dimostrate le eventuali responsabilità dei funzionari comunali e dei dipendenti della società organizzatrice dell’evento.

Per Nadia Zanacchi, madre di Giulia Minola, l’atto d’accusa ha dimostrato in maniera chiara che non c’erano i presupposti per organizzare la Loveparade: calcoli sbagliati rispetto al numero di partecipanti, “irrealistici”, li ha definiti l’accusa, con proiezioni che davano come possibile la presenza di sette persone per metro quadrato all’ingresso della festa.

La scelta del luogo, il modo in cui era gestito l’afflusso e il deflusso delle persone, un tunnel come unica via di accesso: le contestazioni sono state puntuali e hanno riportato alla luce un’organizzazione fallimentare, al punto di avere causato una tragedia in cui, oltre ai morti, ci sono stati oltre seicento persone rimaste ferite, anche con conseguenze fisiche e psicologiche permanenti. 

La difesa ha tra le altre cose cercato di ricusare due giudici popolari della corte presieduta da Mario Plein e ha anche sostenuto che l’atto d’accusa fosse sbagliato dal punto di vista giuridico: questioni superate dopo diverse pause in cui la corte ha dovuto decidere il da farsi, esaminando di volta in volta le contestazioni.

Ora si procede per almeno un anno, ci sono 110 udienze programmate fino al dicembre 2018, l’obiettivo è evitare la prescrizione che scatterà nel luglio del 2020. Le parti civili, una sessantina, erano presenti per chiedere giustizia e verità. Per Giulia Minola, ma anche per Dennis Stobbe, Fabian Lorenz, Kevin Böttcher, Marie Anjelina Sablating, Kathinka Agnes Kairi, Benedict-Emanuel Becks, Marina Heuving, Eike Marius Mogendorf, Lidia Zafirovski, Marta Acosta-Mendoza, Clara Zapater-Caminal, Derk Jan Willem van Helsdingen, Svenja Reißaus, Fenja Siebenlist, Anna Isabelle Kozok, Christian Müller, Clancie Elizabeth Ridley, Elmar Laubenheimer, Jian Liu

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