Le misure anti-Covid abbattono le malattie infettive: morbillo quasi azzerato

Il morbillo quasi azzerato, i nuovi casi di Aids diminuiti di due terzi. A dimostrazione che non tutti gli effetti indiretti della pandemia Covid-19 sono negativi. La diffusione delle malattie infettive diverse da quella dominante causata dal SarsCov2, infatti, è significativamente diminuita negli ultimi due anni e mezzo e, di pari passo, sono calati anche i ricoveri ospedalieri causati da malattie che si trasmettono attraverso il sangue o con rapporti sessuali, da importazione o esantematiche, quelle più comuni nei bambini. Non può durare.
Secondo gli esperti, si tratta di «conquiste» temporanee: più la popolazione acquisisce protezione da Covid-19 per infezione naturale o vaccinazione e più le misure di contenimento, partendo da quella estrema del lockdown, fino all’obbligatorietà delle mascherine e al distanziamento sociale si allentano, è probabile che si registrerà un aumento soprattutto, ma non solo, delle infezioni virali. I contatti che si hanno a scuola, nei luoghi di lavoro, nella vita di ogni giorno favoriscono la diffusione dei virus e i conseguenti contagi.
Prima e dopo
Il report di Regione Lombardia, con cadenza settimanale, mette a confronto l’andamento annuale a partire dal 2019, anno prepandemico. Leggendo i dati (su base regionale) si osserva che il numero di casi di Aids diagnosticati nel 2019 era pari a 148; sceso a 79 nel 2020, a 77 nel 2021 e a quaranta nell’anno in corso, aggiornati al 10 ottobre. Curva in decrescita anche per le epatiti. Quella del ceppo B, dai sessanta casi prepandemici è scesa in modo significativo (vedasi tabella) fino ad attestarsi sulle dieci nuove infezioni del 2022. Lo stesso per l’infezione causata dal virus Hcv. Cambiamo capitolo per esaminare la situazione delle malattie esantematiche, quelle che solitamente si manifestano in età pediatrica.

Andamento delle infezioni
La prima è passata dai 4.485 casi del 2019 ai 280 del 2022, dati aggiornati al 10 ottobre, anche se il valore atteso a fine anno è di 373 casi, ancora molto lontani anche dal 10% di quello che veniva diagnosticato in quella che rimarrà nella storia come era pre-Covid. La varicella, invece, da 13.240 diagnosi del 2019 si attesta ora a 513, con un’attesa di 684 infezioni entro fine anno.
La diminuzione è legata alle misure comportamentali e alle strategie sociali adottate per contenere la diffusione del virus SarsCov2. Ulteriori studi dovranno chiarire quali misure potrebbero essere mantenute e quale l’impatto della diminuita immunità di popolazione per alcune infezioni come quelle respiratorie. Che stagione ci aspetta. Il virologo Fabrizio Pregliasco, a proposito della prossima stagione influenzale, afferma: «Si stima che i casi d’influenza in Italia possano arrivare a 6 o 7 milioni, un dato in crescita rispetto agli scorsi anni, come dimostrano anche le osservazioni sull’emisfero australe, dove l’influenza è in corso.
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Dobbiamo poi considerare l’aumentata quantità di virus respiratori e la minore esposizione della popolazione a microorganismi patogeni come virus e batteri negli ultimi due anni, da ricondurre alle restrizioni sociali adottate nelle stagioni precedenti, che ha non solo ridotto la diffusione del SarsCov2, ma anche quella degli altri virus influenzali». Un argine potrebbe venire dalla vaccinazione: il 40% di italiani, secondo un’indagine epidemiologica di Assosalute, dichiara l’intenzione di farla. Percentuale che sale al 66% tra gli over 65.SanitàIl confronto tra il 2019 e gli anni della pandemia
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