Covid, West Nile e vaiolo delle scimmie: la lunga scia della stagione dei virus

In uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica «Nature» i ricercatori evidenziano quanto la nostra salute dipenda dal rapporto, sempre più stretto, tra cambiamento climatico e pandemie. Così stretto da aver spinto alcuni studiosi a scrivere che la nostra epoca non è più caratterizzata dalle modifiche di Homo sapiens alla biodiversità e, quindi, al clima, ma dai condizionamenti legati allo svilupparsi di nuove e inaspettate pandemie.
Intaccare ecosistemi vergini, deforestare, entrare in contatto con animali che prima non condividevano il nostro stesso habitat porta a maggiori rischi di adattamento di virus al corpo umano. I cambiamenti climatici stanno trasformando la Terra in un enorme bacino a cielo aperto di patogeni pronti a saltare da un animale all'altro.
Le previsioni
Scrive Nature: «Almeno diecimila specie diverse di virus hanno la potenzialità di infettare gli esseri umani. Al momento, la maggioranza di questi circola, silente, negli animali selvatici. Cosa accadrebbe se questi animali, a causa del cambiamento climatico, modificassero il loro comportamento?». Alcune risposte le abbiamo già e sono quelle che ci stanno facendo toccare con mano il virus SarsCov2 causa di una delle più grandi pandemie dell’ultimo secolo, ma anche altre infezioni che, pur essendo meno diffuse e meno pericolose, non per questo preoccupano di meno. Pensiamo ai recenti West Nile Virus e vaiolo delle scimmie.
Coronavirus
Iniziamo dal SarsCov2. O, meglio, continuiamo con un virus che dal febbraio 2020 ha pesantemente condizionato le nostre vite e quelle dell’intero pianeta. Un dato: dal febbraio 2020 nel Bresciano le persone morte ufficialmente per Covid sono cinquemila. Quelle che sono state infettate dal virus sono state 425mila. Solo ieri, periodo di coda della quinta ondata, a Brescia i nuovi contagi sono stati 507. I ricoverati, su base regionale, sono 1.113 in area medica e 36 in terapia intensiva. I decessi in Lombardia sabato sono stati trenta.
Un’ondata, quest’ultima, che pur essendo stata caratterizzata da un alto numero di contagi, non è pesata in modo significativo sugli ospedali. Nulla da paragonare alle prime fasi della pandemia, quando le armi per arginarla erano letteralmente spuntate. Ora le persone immunizzate (o naturalmente o con il vaccino) sono ampiamente al di sopra della metà della popolazione e sono disponibili differenti linee terapeutiche per curare chi si ammala.
Vaiolo delle scimmie
Sono ufficialmente cinque le persone infettate in provincia di Brescia su 269 casi registrati a livello regionale. Nei prossimi giorni ad alcuni verrà offerta la possibilità di vaccinarsi (vaccino Jynneos). Al momento alla Lombardia sono state consegnate 2000 dosi, 200 per Brescia. Inizialmente, possono vaccinarsi il personale di laboratorio esposto direttamente al virus (orthopoxvirus) e persone gay, transgender, bisessuali e omosessuali.
Non si tratta di un’infezione emergente, come lo è stato SarsCov2: il vaiolo delle scimmie è stato scoperto per la prima volta nel 1958 quando si sono verificati due focolai di una malattia simile al vaiolo in colonie di scimmie allevate per la ricerca, da cui il nome «vaiolo delle scimmie». Il primo caso umano è stato registrato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Da allora è stato segnalato negli esseri umani in altri paesi dell’Africa centrale e occidentale. L’infezione non ha niente a che fare con il vaiolo umano, molto più grave, eradicato nel mondo nel 1980. Ne condivide soltanto la «famiglia». I principali sintomi sono febbre, superiore ai 38°C, spossatezza, presenza di vescicole e linfonodi ingrossati.
L’infezione, nella maggior parte dei casi, ha un decorso positivo: i sintomi si attenuano e scompaiono in un paio di settimane, senza particolari terapie. Per alcuni pazienti vengono usati farmaci antivirali per rallentare la replicazione del virus nell’organismo, in modo da consentire al sistema immunitario di contrastare più facilmente l’infezione. A proposito delle persone infettate, dal mondo della scienza si alza un monito contro lo stigma, come quello già conosciuto verso i malati di Aids.
«Il vaiolo delle scimmie non è una malattia gay, e nemmeno le altre malattie infettive lo sono - scrive sul blog della rivista scientifica Plos Public Health Boghuma K. Titanji, virologa all’Università di Emory, negli Usa -. È un peccato che questo debba ancora essere detto, evidenziando quanto poco abbiamo imparato dalle epidemie precedenti».
West Nile Virus
Non ci sono casi segnalati nel Bresciano, anche se l’allerta è massima dopo aver riscontrato una positività al virus in zanzare controllate in due dei sette siti di cattura presenti nella nostra provincia. Il lavoro di monitoraggio e prevenzione viene svolto dai veterinari dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Dall’inizio di giugno a livello nazionale sono 42 i casi confermati di infezione negli esseri umani, di cui 15 solo la settimana scorsa.
Di tutti i contagi, 21 di essi si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (7 in Emilia-Romagna, 12 in Veneto e 2 in Piemonte), 12 casi sono stati identificati in donatori di sangue e 9 si sono manifestati con la febbre del West Nile (uno in Lombardia, 7 in Veneto e uno in Emilia-Romagna). Tra i casi confermati, sono stati segnalati cinque decessi (tre in Veneto, uno in Piemonte e uno in Emilia-Romagna) e sono in corso di conferma tre casi neuro-invasivi in Veneto, di cui due sono già deceduti. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza.
La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con chi è infetto. Il virus contagia anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti e conigli. Nella maggior parte dei casi l’infezione decorre senza sintomi; in altri si può sviluppare una sindrome influenzale che dura pochi giorni e che guarisce senza terapie. Di rado, e in persone debilitate (come accade anche per altre infezioni), si possono avere gravi forme neurologiche.
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