In 40 giorni il 60% degli incendi del 2021 e 413 ettari in fumo

Più di sette ettari in Maddalena, oltre duecento ettari in Valtrompia, altrettanti in Valcamonica, altri sei ettari nella zona di San Gallo, a Botticino. Non sono trascorsi neppure due mesi e già questo 2022 ha incenerito oltre 413 ettari dei nostri boschi. Brescia brucia. E lo fa a un ritmo esorbitante, mai visto prima e - proprio per questo - allarmante. Quanto allarmante? Per farsi un’idea basta un dato: nell’arco dei soli primi 40 giorni dell’anno, la nostra provincia ha già raggiunto il 60% degli incendi boschivi complessivi registrati nei dodici mesi del 2021, quando gli episodi sono stati in tutto 33.
I numeri
Stando ai dati raccolti dall’assessorato alla Protezione civile della Regione - guidato da Pietro Foroni -, dal 1° gennaio al 9 febbraio, nel Bresciano le fiamme hanno devastato il panorama venti volte: significa che, in media, si è scatenato un rogo ogni due giorni. Delle 66 battaglie contro il fuoco che i volontari della Lombardia si sono trovati a dover affrontare complessivamente sul territorio, il 30% delle volte l’emergenza aveva il suo epicentro all’interno dei nostri confini. Seguono Bergamo (quindici gli episodi nello stesso arco temporale), Como (dodici), Sondrio (sette), Varese (sei), Lecco (cinque) e Pavia con un solo caso.
Il Catasto del fuoco
Un unicum che vale per la Regione, dove il trend stava diminuendo negli ultimi anni, ma che vale ancor di più per il nostro capoluogo, che ha visto una sequenza di fiamme devastare per la prima volta uno dei suoi luoghi simbolo: il monte Maddalena. Tanto è vero che ora anche la città dovrà dotarsi del catasto degli incendi, strumento che non era mai servito.
Spiega l’assessore all’Ambiente del Comune di Brescia, Miriam Cominelli: «Si tratta di una mappa che racchiude le aree oggetto di roghi sulla scia dei dati trasmessi dai Carabinieri Forestali, gli unici titolati a definire il perimetro dell’area interessata: finora non ce ne è mai stato bisogno ma proprio in seguito ai tre episodi di gennaio il Catasto verrà istituito».
La mano dolosa
La crisi climatica, con temperature sempre più alte e raffiche di vento, influisce eccome, ma la mano dolosa è la prima causa alla base dei roghi. Una guerra ad alta temperatura alla quale la criminalità non si è mai sottratta. La cartina tornasole è rappresentata dai dati raccolti negli anni proprio dai Carabinieri Forestali, dai quali emerge che in media poco più del 2% dei roghi si scatena per cause naturali. I restanti episodi sono provocati dall’uomo e di questi oltre la metà (57,4%) sono dolosi.
Numeri che tornano anche nel dossier Ecomafia di Legambiente. I piromani puri, quelli che vivono una condizione di disagio, pur provocando danni enormi perchè il più delle volte tendono ad agire in modo seriale, sono una minoranza. Quel che emerge è che la maggior parte di questi incendi nasce per ritorsione, per una resa dei conti, per rinnovare aree destinate al pascolo, oppure per interessi illegali. Si tratta di «reati spia» dai quali ricostruire, nel tempo, i nuovi interessi che si celano dietro la gestione del patrimonio boschivo.
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