Il presidio in piazza Duomo contro il depuratore del Garda

Da dieci giorni c'è un presidio in piazza Duomo contro il depuratore del Garda. Attivisti da tutta la provincia stanno protestando pacificamente, solo con la loro presenza, 24 ore su 24. E lo sanno: di notte, lì fuori, non potrebbero restare. Dalle 8 alle 22: questo è l’orario concesso loro per presenziare ed esprimere così il «no» appiccicato in rosso sugli striscioni che tanto infastidiscono le istituzioni: «Non rispettate il decoro urbano», è la contestazione. Ma le idee, la protesta, così come il pensiero, non si incarcerano dentro confini e, soprattutto, non scadono al calar della sera. E allora loro lì, accanto all’ingresso principale della Prefettura, ai margini di piazza Duomo, ci restano 24 ore su 24.
Ormai è stato scavalcato il decimo giorno (è da lunedì 9, Ferragosto incluso, che la manifestazione prosegue) e questa sera, stando ai permessi originari, avrebbero dovuto fare i bagagli. Avrebbero, perché il presidio permanente contro l’attuale progetto del depuratore del Garda - come già comunicato ufficialmente - resterà «a oltranza, almeno fino al 30 agosto». E poi? Poi raddoppierà: oltre alla «postazione cittadina», si ricalcherà l’esperienza sui territori dell’asta del Chiese. Di più: siccome «il meccanismo Brescia non ci ascolta - spiegano gli attivisti - chiediamo un incontro al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella».
Chi sta protestando
Le 24 ore disobbedienti trascorrono con compostezza, senza creare disordini. È vero, qualche iniziativa c’è stata e altre ce ne saranno: incontri di riflessione, come quello con la voce di don Fabio Corazzina («la terra che abbiamo ricevuto appartiene anche a chi verrà» è stato il messaggio), un po’ di musica con Piergiorgio Cinelli e Dellino Farmer. E sì, c’è stato anche un «appuntamento rivoluzionario»: il corso di maglia e uncinetto resistenti. Eccolo, il presidio «per salvare il Chiese».
Loro, i protagonisti della protesta che non accenna a fermarsi (perché «il tempo è superiore allo spazio»), sono sempre di più, ma a dare il la all’iniziativa sono stati cinque gruppi che racchiudono migliaia di persone: Federazione delle associazioni del Chiese, Basta veleni, Comitato referendario Acqua pubblica, Comitato mamme del Chiese e Comitato ambiente territorio Basso Garda. Insieme hanno organizzato la manifestazione permanente, alla quale si sono accodate sempre più persone.Le ragioni della protesta
Chi in piazza Duomo passa spesso non avrà potuto non notare quel crocchio di persone, cresciuto nel tempo. A pensare che le loro ragioni non fossero da biasimare, sono stati anche alcuni primi cittadini, che nell’arco di questi giorni si sono uniti al gruppo per esprimere solidarietà. La staffetta dei sindaci ha visto fare capolino i rappresentanti dei Comuni di Gavardo, Montichiari, Muscoline, Ghedi, Prevalle, Verolavecchia, Bagnolo Mella e Ospitaletto, ma anche il consigliere provinciale Filippo Ferrari. Perché solidarietà? Quali sono le loro ragioni? E cosa sperano di ottenere i comitati col presidio permanente? Per rispondere alla prima domanda bisogna ricordare un episodio andato in scena giorni fa. «Le pressioni ricevute sono molte. La Questura, ad esempio, ci ha detto che di notte non potremmo stare sedentari e fermi. Il sindaco Emilio Del Bono ha alzato la voce, accusandoci di deturpare la città con la nostra presenza e con gli striscioni. Siamo stati minacciati di sanzioni e alcuni di noi sono stati identificati, a detta dei funzionari per l’apertura di un’indagine a nostro carico».
Le ragioni della protesta sono note: il «no» è ribadito per amore del Chiese, contro il progetto che lo vuole collettore della acque reflue del depuratore che smaltirà i residui fognari del Garda. Spiega Raffaella Giubellini: «È una soluzione assurda e farlocca che non risolve i problemi del lago, un colpo di mano inaccettabile. Per questo è stato affidato a uno studio legale l’incarico di stanare tutte le illegalità». È questo, in particolare, l’obiettivo chiave del presidio: far conoscere il più possibile «questa situazione che va oltre il buon senso e che è paradigmatica di un meccanismo che non ascolta il territorio, sistema che va scardinato. Il commissario non ha mai ascoltato le nostre ragioni». E il presidio potrà cambiare le cose? Risponde Marco Apostoli: «Stiamo dimostrando che siamo consapevoli di questo scempio e che abbiamo alle spalle cittadini che meritano di essere informati e che stiamo informando. E da qui, noi, non ce ne andiamo...».Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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