Il piano segreto del gruppo No vax: occupare palazzo Loggia

Se n'è parlato nelle riunioni ristrette all’insaputa della platea più ampia del progetto sovranista, su chat segrete contro «il gerarca» Del Bono
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"OCCUPIAMO LA LOGGIA"
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Un capo dei «guerrieri no Green pass» bresciani si vanta di avere l’effigie delle SS nel suo studio, in bella vista. Non rappresenta tutta la platea anti-vaccino Covid, ma una parte politicizzata sotto il simbolo di «Ancora Italia», che proprio per la radicalizzazione delle sue posizioni ha perso qualche pezzo per strada.

Ma è un gruppo, il suo, che continua a crescere di settimana in settimana con affiliati più o meno consapevoli delle sue posizioni. E le sezioni bresciane sono diventate due: la prima è la Leonessa, che ha la sua base a Rezzato, la seconda sta nel Basso Garda, con epicentro Desenzano. Per capire quanto stia crescendo basta guardare la linea temporale che racconta l’andamento degli iscritti e dei simpatizzanti: sono passati da 23 a 223 (173 nel gruppo Leonessa e 50 a Desenzano), significa che - nei soli ultimi tre mesi - sono state «arruolate» in media 16 persone alla settimana.

Come nasce il gruppo

È il frutto di un lavoro costante, lungo mesi e mesi di preparazione: alle origini c’era l’idea di dare seguito al progetto politico originario di Vox Italia, poi sono subentrati i dissidi interni. Oggi alle spalle c’è una scissione con tanto di porta sbattuta e rapporti interrotti: la base storica dell’organizzazione politica (Brixia Fidelis Storica) è stata bollata come «troppo istituzionale e poco operativa». Agire: con questa missione è stata rifondata la componente attivista che si definisce squisitamente sovranista. Così, alle riunioni aperte scorrono parallele quelle ristrette, riservate solo ai fedelissimi. Durante le quali si pianifica e si organizza il da farsi.

Alfredo, tra spade e simboli esoterici

Lo chiamiamo Alfredo, è laureato in Giurisprudenza, ma non è avvocato. In passato ha condotto una serie di operazioni immobiliari all’estero: ora di mestiere fa il leader politico su base locale. È lui una delle menti della scissione interna, è la sua corrente che - fondamentalmente - «voleva di più». Ed è lui che espone di tanto in tanto la sua vena nostalgica agli amici più stretti. Il quadro d’epoca con l’emblema delle SS non è l’unico riferimento all’ideologia: ci sono anche spade crociate e simboli esoterici «che dovrebbero servire contro il maligno». Proprio contemplando e indicando l’effigie - raccontano anche coloro che, di fronte a quella conversazione, si sono spaventati al punto da abbandonare il partito - Alfredo avrebbe confermato che «quella è la via che, lentamente e con pazienza, bisognerà percorrere».

Il livello zero di chi non sa

Di sera. I simpatizzanti si riuniscono per condividere difficoltà e progetti, ignari dei propositi dimostrativi
Di sera. I simpatizzanti si riuniscono per condividere difficoltà e progetti, ignari dei propositi dimostrativi

Dopo la brusca frattura con la sezione storica, l’organizzazione è diventata sempre più blindata tanto che gli aspetti più spinosi vengono discussi all’insaputa dei più. È strutturata su diversi livelli, con un «nullaosta» più o meno esplicito a seconda del cursus honorum fiduciario. Il livello zero è il ritrovo aperto ai nuovi e ai simpatizzanti, dove anche i semplici curiosi - spesso spinti a partecipare alle riunioni sull’onda della protesta contro il Green pass, il vaccino anti Covid o entrambe le cose, ma in molti casi ignari della regia politica che sta alle spalle di tutto questo - si presentano, raccontano le proprie aspettative e i propri problemi, si fanno aiutare se possibile (sfruttando le opportunità create dai gruppi di lavoro: dai farmaci senza ricetta a una nuova posizione organizzativa in situazioni o luoghi gestiti da chi sull’obbligo del pass chiude un occhio) e mettono a loro volta a disposizione le loro conoscenze e competenze.

I livelli successivi

Il livello due è quello che include solo gli iscritti: lì si organizza, il linguaggio si fa meno controllato, si sta meno attenti a ciò che si dice, se scappa una battuta offensiva verso chiunque rappresenti «il sistema» (gli alti livelli istituzionali, la stampa di regime, big pharma, i «sindaci accondiscendenti») o verso chi semplicemente applica le norme non è un problema, anzi. Scoppia la risata. Perché è proprio lì che, non dichiaratamente ma nei fatti, avvengono l’arruolamento e l’operazione di persuasione a «unirsi alla causa», al «progetto più ampio» di rappresentare un gruppo di «sopravvissuti», di persone «che, quando questa guerra scoppierà», avranno «le redini e la lucidità della ragione». Però i cellulari si tengono in bella vista, a portata di sguardo: le conversazioni non si devono registrare. Troppo pericoloso.

Poi - come in ogni partito - c’è il livello più alto, quello in cui siedono una dozzina di persone: è lì, nel gruppo ristretto del direttivo, che si discute, anche tatticamente, ogni passo. Come quando si è parlato dell’intenzione di occupare Palazzo Loggia.

Il piano su Piazza Loggia

Dell’idea di impossessarsi del luogo simbolo, sede del governo del capoluogo, si è iniziato a parlare mesi fa, a totale insaputa della platea composta dai simpatizzanti. L’intento: «Dimostriamo e facciamo vedere concretamente che noi non ci pieghiamo al potere». Come? Radunando un gruppo di persone leali - tra Brescia, Basso Garda e Mantova - che fisicamente si dia appuntamento in piazza, entri alla spicciolata dal portone del Palazzo (meglio se verso l’orario di chiusura) e in prima battuta occupi il primo piano, per poi fare entrare gli altri e prendere così possesso della sede. Un proposito «dimostrativo e simbolico» (e senza intenti violenti) per contrastare il sindaco Emilio Del Bono, ribattezzato anche all’interno delle chat «il gerarca».

Solo all’inizio, quando è nata l’idea, il movimento si è spinto a farne cenno nel gruppo creato sui social. Ma è durato la parentesi di qualche minuto: i messaggi sono stati subito cancellati, come del resto i canali Telegram consentono (non a caso sono il mezzo di comunicazione prediletto per i gruppi di protesta: i contatti restano invisibili e i messaggi, anche grazie a un’apposita funzione, si possono auto-cancellare).

La segretezza fondamentale

L'icona dell'app Telegram su uno smartphone
L'icona dell'app Telegram su uno smartphone

Di questo proposito - così come di quello in corso nella fervente sezione che trova casa a Desenzano e che discute invece di «azioni disturbanti» nel Basso Garda - si è parlato solo vis a vis. Con la richiesta ripetuta di tenere i microfoni spenti. Troppo compromettente. Più il movimento politico si allarga, più le precauzioni e i sospetti si fanno incalzanti. Che la riservatezza sia cruciale lo si ribadisce spesso, anche nella chat intermedia, dove non più tardi di una manciata di giorni fa è stato ripostato l’avvertimento scritto in maiuscolo e preceduto da un teorema di punti esclamativi a rimarcarne la rilevanza: «Importante! - si legge -. Nessuno a parte gli amministratori è autorizzato a inviare a terzi il link di questa chat. Questa è prerogativa degli amministratori, gli unici a conoscenza degli effettivi nominativi iscritti alla sezione». E, ancora: «Mi raccomando: la chat è riservata e privata, è un attimo che vi entri qualcuno con intenzioni perniciose. Dal momento che stiamo crescendo vertiginosamente a breve avremo una moltitudine di persone e contatti che confluiranno nelle nostre attività, dobbiamo essere precisi e accorti per non rischiare disastri. Vi esorto: è responsabilità di tutti fare le cose al meglio, basta un niente per distruggere in poche ore mesi di lavoro e di rapporti».

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