Il docente bresciano in Nepal: «Spero che presto esca la verità»

Scosso, stanco ma nettamente più sereno. E più che mai determinato a far valere le proprie ragioni contro quella che ritiene «un’accusa infamante per uno come me che ama l’arte». Tiziano Ronchi, l’insegnante bresciano che per 17 giorni è stato in detenzione in Nepal sulla base di un’accusa di tentato furto di un reperto archeologico da un tempio, ad una settimana dalla liberazione su cauzione, sta cercando di ritrovare la serenità con il contatto costante con la sua famiglia a Sarezzo e camminando in montagna.
«Ora sto molto meglio rispetto al periodo in cui ero in custodia - racconta il docente 27enne - anche se paure, ansie e inquietudini sono continue». Non ci sono tempi certi su quando la giustizia nepalese affronterà la questione che riguarda Tiziano Ronchi e lui per primo ne è pienamente consapevole ma sente anche di avere l’occasione di spiegare e chiarire la sua posizione: «Sono in attesa del processo e spero davvero con tutto il cuore che in quella data la verità venga a galla e che si riesca a fare un passo avanti verso la soluzione di questa estenuante situazione».
L’insegnante è sempre stato assistito dalle autorità diplomatiche italiane e ha saputo dell’eco che la sua vicenda ha avuto a Brescia: «Ringrazio tutti per la vicinanza, sono esausto per una storia devastante. Spero davvero che tutto si risolva velocemente, fa male sapere che sono state mosse queste accuse infondate verso una persona che ama l’arte con il più profondo del cuore, che la rispetta e che non farebbe assolutamente nulla per minare o logorare qualsiasi elemento che fa parte del patrimonio artistico e in generale della cultura di questo mondo. Sono cose che mi fanno male e che spero di poter superare presto».
L’accusa
Tiziano Ronchi, insegnante all’Accademia di Belle Arti, era in viaggio in Nepal dalla fine di gennaio ed aveva in programma di rientrare in Italia il 6 marzo. Il giorno prima però è stato fermato su segnalazione del dipartimento che tutela i siti archeologici con l’accusa di aver cercato di rubare un frammento in legno da una tempio. Quando è stato perquisito però addosso non gli è stato trovato nulla e neppure è mai stato diffuso il video che in un primo tempo sembrava lo accusasse. Dopo un primo periodo di detenzione in una stazione di polizia il bresciano è stato trasferito in ospedale dove ha potuto rimanere fino alla liberazione. Non può comunque lasciare il Paese.
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