La madre del docente bresciano trattenuto in Nepal: «Credo a mio figlio, è una vicenda assurda»
Vive con il telefono che squilla in continuazione. Aspetta la telefonata giusta. Quella che le annuncia la liberazione del figlio. Ma ancora non arriva. «Ho l’ansia, non so più cosa pensare» racconta Nuccia Gatta, la mamma di Tiziano Ronchi. «Se credo a mio figlio? Certamente. Non me lo chieda neanche».
Tiziano Ronchi insegna Arti visive dell'Accademia Santa Giulia in città dove ha la cattedra in Decorazione. Il 31 gennaio è partito per un viaggio tra l'India e il Nepal. Sarebbe dovuto rientrare il 6 marzo ma è stato arrestato con l'accusa di aver trafugato resti archeologici nell'area di un tempio in Nepal. Ronchi ha negato ogni accusa e al momento si trova all'ospedale di Katmandu, dove è stato ricoverato per patologie pregresse.

Quando ha sentito suo figlio l’ultima volta?
«Domenica. Era in ospedale e con lui c’era il console che gli ha portato della frutta e una maglia per cambiarsi. L’ho visto bene, non ha segni di maltrattamenti almeno sul viso».
Cosa le ha detto Tiziano?
«Ovviamente che è preoccupato. Molto. Non sa tutto il clamore che la sua vicenda sta suscitando in queste ore in Italia. Mi ha chiesto di chiamare l’ Accademia Santa Giulia dove lavora e di contattare altre persone a lui vicine. Ha il terrore di dover tornare in carcere».
Come ha spiegato quanto accaduto?
«Lo avevo già sentito il giorno stesso dell’episodio contestato. Era il 5 marzo. Il giorno dopo sarebbe dovuto ripartire per tornare a casa in Italia. La videochiamata l’ha fatta da un ristorante e mi ha detto che stava mangiando carne per la prima volta dopo 30 giorni. Poi ha aggiunto che al mattino aveva avuto una brutta esperienza. "Me la sono vista brutta" sono state le sue parole».
Di che tipo?
«Mi ha spiegato che due gendarmi nepalesi lo avevano fermato e perquisito vicino al tempio dove si era recato. Tiziano mi ha detto che aveva raccolto da terra alcuni reperti di legno che si trovavano in mezzo a detriti e a lattine. Alcuni operai che stavano lavorando lì vicino lo hanno richiamato dicendo di lasciare stare quei cocci e lui si è scusato e li ha rimessi a terra. Era sereno e convinto che tutto fosse finito lì».
Poi invece suo figlio è stato portato in carcere?
«Ci ha richiamato ore dopo spiegando che gli avrebbero tolto il cellulare e che lo arrestavano dopo che un terzo gendarme, diverso da quelli del mattino, lo ha prelevato con forza mentre stava salendo su un moto taxi per tornare a Katmandu dove aveva i suoi effetti personali. Gli ho chiesto cosa avesse fatto. "Non ho fatto nulla" mi ha risposto. Poi ha aggiunto che aveva con sé il coltellino che aveva utilizzato per affrontare il percorso Annapurna in solitaria. E da quel momento è in stato di fermo».
Ed è andato in carcere.
«Mi ha detto che in commissariato nessuno parlava in inglese e ha chiesto di contattare qualcuno perché non riusciva a capire cosa stesse accadendo e perché volevano trattenerlo. So che in carcere era stato nella stessa cella con un assassino. Poi è stato trasferito in ospedale per proteggerlo».
E in Italia che notizie vi sono arrivate dal Nepal?
«Di tutto. Io mi sono messa subito in contatto con l’ambasciata e poi con il console italiano in India. La Farnesina mi ha detto che il console ritiene questa vicenda un grande fraintendimento e questo mi rincuora molto. Ma le versioni che hanno raccontato in Nepal sono le più diverse. Ho letto cose assurde. C’è chi dice che ha rubato una statua, chi racconta che Tiziano ha scalfito con il coltello un’opera sacra. All’inzio addirittura sostenevano che ci fossero dei video in cui si vedeva mio figlio rubare delle opere, ma dal Consolato hanno spiegato che questi video non ci sono».
Da mamma cosa pensa in questo momento?
«Tutti i genitori dicono: "Mio figlio non può fare una cosa del genere", ma le assicuro che Tiziano non è sicuramente quello che va a rubare, ad imbrattare o a distruggere le opere d’arte. Mio figlio non ha fatto nulla. Come famiglia siamo molto legati al Nepal, io ci sono stata 30 anni fa prima di avere un incidente che mi ha costretta alla carrozzina. Probabilmente lui ha voluto seguire quello che era stata la mia tratta. Era partito il 31 gennaio ed è stato anche in India. Durante il viaggio aveva ricevuto un premio per essere stato il primo alpinista che nel 2023 ha compiuto in soli cinque giorni e non nei soliti dieci, il percorso della Annapurna».
Dalla Farnesina cosa vi dicono?
«Stanno aspettando un documento dalle autorità locali per capire il capo di incolpazione definitivo dopo le tante versioni che sono circolate. Solo allora potremo capirne di più. Mi sembra tutto così assurdo».
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
