Fragili, arrabbiati e «iperconnessi»: uno studente su 4 vittima dei cyberbulli

Il quadro per il Bresciano è stato illustrato nel progetto «Secor-Net», promosso e sostenuto dal Consiglio dei ministro e dal Criaf
VITTIME IN RETE
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Grandissima fragilità nelle relazioni tra giovanissimi, dinamiche di possesso ingiuste, défaillance nei processi di ragionamento morale, germi di comportamenti controllanti anche nei primi approcci di coppia sia online che «in presenza», connessione smodata ai device. E, come se non bastasse, ragazzini e bambini in molti casi ipervisualizzati prima ancora di avere un loro account, grazie a genitori che postano in rete le loro fotografie - e dati sensibili - in un misto di orgoglio familiare e superficialità.

È questa la fotografia dell’età acerba in provincia di Brescia? Sì e no. Sì, perché queste sono alcune delle criticità o delle derive negative emerse da recenti ricerche e questionari. No, perché ovviamente non si tratta di «etichette» appiccicabili a ogni felpa, maglietta o paio di jeans, per definire i minorenni tout court. Il mosaico è complesso, i ragazzi non vanno demonizzati ma aiutati ad acquisire consapevolezza e a capire le conseguenze delle azioni. E dei gesti mancati quando assistono ad abusi.

Percorsi

Così il progetto «Secor-Net Sicuri in rete - Relazioni sicure dentro e fuori la rete», promosso e sostento dalla presidenza del Consiglio dei ministri, con il Criaf come ente attuatore in collaborazione con l’Ambito 9, sta facendo emergere problemi e prospettive future, grazie a un lavoro sottile di mappatura che potrà tradursi in risposte concrete: soprattutto se queste indagini e incontri non avranno solo una deadline il 30 novembre ma anzi un nuovo inizio, per un intervento costante.

Il progetto è coordinato da una Cabina di regia che comprende come partner attivi l’Ust e la Prefettura, Ats Brescia, la Pediatria di Manerbio e alcuni esperti di giurisprudenza. Dall’aggressione di cui è stata vittima una studentessa a Gardone Valtrompia a certe «aggregazioni di scopo nate via chat, tra minorenni che non si conoscono di persona ma si uniscono qualche volta con l’obiettivo di mettere in campo “spedizioni punitive”, ci sentiamo chiamati a portare a un livello superiore Secor-Net, tanto da originare un ulteriore processo ribattezzato Secor-Life: crescere lontani dalla violenza. Dobbiamo sostenere i processi di crescita dell’identità, anche virtuale» spiega Paola Cattenati responsabile del Criaf, centro che esiste dal 1999.

Idati

Tra l’altro 1 studente su 4 dei 6000 che hanno auto un colloquio agli sportelli di ascolto dell’Ambito 9 si è detto vittima di cyberbullismo e l’ampia maggioranza, il 61%, ha dichiarato di aver assistito ad almeno un episodio.

Partendo da questa situazione - Cattenati rileva che nell’ultimo anno si possa parlare di «escalation di comportamenti violenti» - gli enti coinvolti nel progetto hanno promosso la ricerca di Federica Ieracitano, dell’Università La Sapienza. Un’indagine tra gli studenti bresciani della Bassa Bresciana Centrale, cui hanno partecipato 1113 ragazzi prevalentemente tra i 13 e i 16 anni.

La ricerca

In questa ricerca compiuta con il Centro studi Socialis spiccano alcuni dati: da un lato un buon grado di soddisfazione per la scuola frequentata e le relazioni coltivate all’interno, dall’altro una preoccupante percentuale di ragazzini che non ha nessuna idea di cosa vorrebbe fare dopo le superiori, né in ambito di studio né di lavoro (il 29%). Emerge che il tempo libero è occupato in gran parte da forme di intrattenimento mediate dalla tecnologia, che quasi il 40% dei giovani passa più di 4 ore al giorno allo smartphone e che circa 70 su 1000 di loro sono sempre connessi, senza altre occupazioni se non quelle scolastiche. Parlando più specificamente del cyberbullismo va segnalato che quasi un ragazzo su dieci ammette di essersi trovato in posizione di «astante», ovvero di spettatore passivo, rispetto a fenomeni di prevaricazione. 

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