Folzano sommerso dalla solidarietà: «Fino a lunedì stop aiuti»
Appena entri hai l’impressione che la confusione regni sovrana, ma è soltanto una sbagliatissima prima impressione, perché all’interno del capanonne ognuno ha un compito ben preciso, una mansione da adempiere, e ognuno lo fa con una diligenza e una disciplina impressionanti.
Come impatto visivo sembra di trovarsi di fronte a un formicaio, ma in realtà, appena fai qualche passo - e superato l’ingresso entri fisicamente e mentalmente nella grande macchina degli aiuti Brescia/Ucraina - capisci che quella che hai di fronte è una straordinaria famiglia, una famiglia con il pensiero fisso a centinaia di chilometri, tra la disperazione di parenti e amici sotto le bombe.
Il centro raccolta di Folzano è il cuore nevralgico e pulsante che fa da catalizzatore della generosità bresciana: qui arrivano e partono gli aiuti. Vestiti, alimenti confezionati, materassi, pannolini, coperte, medicinali, una marea di cose sono arrivate in questi giorni, «sono già undici i tir partiti carichi di scatoloni - racconta Oxana, tra le coordinatrici del centro -, ed ora abbiamo il capannone strapieno: in un solo giorno sono arrivati cibo, medicinali e coperte per riempire altri cinque tir».Ma la domenica i mezzi non sono operativi, per questo all’inizio della strada che porta al deposito di Folzano sono stati messi due cartelli per i volontari delle varie associazioni, ma anche per i semplici cittadini: «Pieno, tornare lunedì», «Grazie!!! Fino a lunedì non portare niente, grazie!!!». Pensare che all’interno della grandissima struttura c’è la metà di quanto spedito nei giorni scorsi è impressionante, quintali e quintali di cose.

Il centro di raccolta di Folzano è aperto dalle 10 alle 18, ma in realtà si lavora per molte e molte più ore. Oltre cento le persone impegnate, quasi tutti ucraini (soprattutto donne), qualche italiano.
«Tutto quanto raccogliamo arriva a destinazione - sottolinea con forza Oxana -, lavoriamo senza sosta perché più persone possibile in Ucraina possano sentire la nostra vicinanza. È uno sforzo gigantesco, ma noi non ci fermiamo, il nostro popolo non verrà schiacciato». «Ci servono soprattutto cibo, farmaci, dispositivi medici - prosegue Oxana -, basta vestiti».La donna spiega che i medicinali vengono spediti con mezzi appositi, «non partono con i tir del cibo e del resto, abbiamo qui con noi medici e farmacisti che controllano ogni scatola delle medicine prima della partenza, tutto è sotto controllo». La frase di Oxana non è certo un’esagerazione dettata da un profondo orgoglio, nel capannone davvero tutto è sotto controllo.

Nulla fugge alla ferrea organizzazione che prepara gli scatoloni che poi vengono caricati sui mezzi che a loro volta partono con destinazione Rivne, nella cittadina (che sorge a circa 300 chilometri da Kiev ed al centro di un importate snodo autostradale) c’è un altro deposito da cui inizia un nuovo viaggio verso le varie città ucraine. E così un capannone di Folzano è diventato una piccola Ucraina in terra bresciana, un luogo dove alla cui porta arriva la generosità di un popolo e dei bresciani, che una volta in più sono indistinguibili. Persone senza distinzione di origine che si trovano a fronteggiare l’’inimmaginabile, persone con il cuore a pezzi, ma con la mente lucida per non arrendersi di fronte alla violenza, per non far sì che neanche il più doloroso sconforto possa togliere la speranza.
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