Farmaci letali, il pm impugna l'assoluzione del dottor Mosca

La Procura chiede l'appello. I legali del primario: «Stupisce che sia stato comunicato prima alla stampa che all'interessato»
Il dottor Carlo Mosca - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il dottor Carlo Mosca - Foto © www.giornaledibrescia.it
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I termini per presentare il ricorso scadranno tra qualche settimana. Ma la decisione è già presa e il pm Federica Ceschi sta lavorando alla stesura dell’atto d’appello contro l’assoluzione pronunciata in primo grado nei confronti del dottor Carlo Mosca, l’ex primario facente funzione del Pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, arrestato a inizio 2021, e rimasto ai domiciliari fino a luglio scorso, con l’accusa di omicidio volontario. Misura che aveva retto anche davanti al tribunale del Riesame e poi alla Cassazione. 

Le accuse

Per la Procura, Carlo Mosca aveva ucciso due pazienti affetti da Covid, nella fase più critica della pandemia a marzo 2020, somministrando loro farmaci incompatibili con la vita e da somministrare solo in caso di immediata intubazione. Che non era stata effettuata.

Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 24 anni di carcere per il primario, nel frattempo sospeso dal suo incarico in ospedale e che si è sempre proclamato innocente. «È vero che nessuno ha visto Mosca somministrare i farmaci ma l’intercettazione ambientale del 2 luglio 2020, quando a chi gli chiede "Ma hai usato quei farmaci?" Mosca risponde "Eh sì", è stata ritenuta un’ammissione. Ed è alla base, insieme alla presenza del Propofol nel corpo di uno dei cadaveri riesumati, della richiesta d’arresto» disse il pm Federica Ceschi motivando la sua richiesta. 

L’assoluzione

Una tesi quella dell’accusa non ritenuta valida dalla Corte d’Assise di Brescia che aveva assolto il medico con formula piena per non aver commesso il fatto. Disponendo poi la trasmissione degli atti in Procura con l’ipotesi di calunnia per Michele Rigo e Massimo Bonettini, i due infermieri del pronto soccorso monteclarense che avevano dato il via all’inchiesta con accuse ritenute dai giudici invenzioni.

«Tesi, supposizioni e sospetti hanno costituito la linfa vitale che ha cristallizzato un’accusa calunniosa di omicidio, tanto più infamante in quanto rivolta a un medico, ossia a una persona avente vocazione salvifica e non certamente esiziale» sono le parole del presidente della Corte d’Assise Roberto Spanò nelle motivazioni della sentenza. E sui due infermieri accusatori spiegò: «Ritiene la Corte di poter affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che Rigo e Bonettini abbiano deciso di produrre essi stessi artificialmente delle prove contro Mosca, onde attribuire serietà alla propria macchinazione».

L’appello

Ora la Procura ci riprova, convinta che, nonostante i testimoni chiave si siano rivelati non attendibili, non possa essere accolta - come fatto dalla Corte nel processo di primo grado - la tesi difensiva. Carlo Mosca nel frattempo, decaduta la sospensione, è tornato a indossare il camice. Non al Pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari come avrebbe voluto, ma al 118 degli Spedali civili

La reazione

Non entriamo nel merito della presunta decisione del Pubblico ministero di appellare la sentenza di assoluzione del dottor Mosca, nei cui confronti abbiamo ricevuto in questi mesi numerosi attestati di solidarietà e di soddisfazione per l’esito del giudizio. Stupisce che un così delicato passaggio processuale sia stato comunicato alla stampa prima che al diretto interessato» commentano gli avvocati Michele Bontempi e Elena Frigo, legali del medico del pronto soccorso. 
«Se questa anticipazione troverà conferma nei fatti, il dottor Mosca - proseguono i legali -  affronterà codesta ulteriore prova con la stessa serenità, con la quale ha superato il duro e ingiusto patimento degli arresti domiciliari, forte della sua innocenza, resa ancora più evidente dalle conclamate prove false create a suo danno, come riconosciuto dalla stessa sentenza di assoluzione della Corte di assise di Brescia.

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