Elezioni: se la politica estera italiana passa anche da Brescia

La crisi del gas tiene banco, la riposta passa anche dal posizionamento internazionale dei partiti
Torre di Babele al centro di un labirinto
Torre di Babele al centro di un labirinto
AA

La crisi energetica domina la campagna elettorale. La prospettiva dei razionamenti nelle aziende e di un inverno più freddo nelle case non è certo incoraggiante. Sulle risposte non ci sono molte soluzioni: da un lato bisogna ragionare a livello europeo per un’azione d’emergenza (magari mettendo un tetto al prezzo) a cui aggiungere una riforma del mercato energetico nel Vecchio continente.

A livello nazionale la risposta più immediata è il sostegno con ristori, si tratta di una soluzione tampone che presuppone comunque una strategia di più lungo periodo, quella delle differenziazione delle fonti di approvvigionamento: un qualcosa che l’ormai dimissionario governo Draghi ha fatto bene e subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Guardando le posizioni dei singoli schieramenti, curiosamente i partiti marcatamente euroscettici si mostrano restii ad indicare una soluzione a livello continentale e si limitano a proporre risposte a livello interno, quasi che non parlandone l’Europa non esistesse.

L’idea delle forze politiche rispetto al posizionamento dell’Italia nella politica internazionale non è mai secondario. Può esserlo se si considera la politica estera qualcosa di lontano, in realtà l’ambito è stringente, a maggior ragione per un territorio come il nostro in cui molte aziende son votate all’internazionalizzazione e si muovono ormai da anni con grande disinvoltura sui mercati esteri. Si tratta, certo, di percorsi paralleli quelli che vedono da un lato correre le relazioni internazionali di uno Stato e dall’altro le relazioni commerciali internazionali delle aziende, ma queste due strade presto o tardi sono destinate ad intrecciarsi.

Per questo motivo non è secondario, nemmeno per il tessuto produttivo, sapere chi governa e che condotta decide di mantenere rispetto alla politica estera italiana. Potrà sembrare strano ma in vista delle elezioni del 25 settembre anche a Brescia i partiti hanno indicato candidati che si sono occupati a vario titolo di politica estera. Addirittura si potrebbe dire che ce ne sono in numero maggiore rispetto a quanto ci si potrebbe attendere e questo è solo un bene.

Fratelli d'Italia

Innanzitutto Fratelli d’Italia, la cui leader Giorgia Meloni è oggi indiscutibilmente corteggiata dal Partito popolare europeo, candida nel collegio uninominale del Senato a scavalco tra Brescia e Treviglio, Giulio Terzi di Sant’Agata già ambasciatore italiano negli Stati Uniti tra il 2009 e il 2011 e poi ministro degli Esteri nel governo Monti da cui si dimise per la vicenda dei due marò arrestati in India. Terzi potrebbe riottenere un incarico ministeriale in un governo di centrodestra: farebbe parte di quella pattuglia dell’«usato sicuro» (con Tremonti e Nordio) che la Meloni vorrebbe portare nell’esecutivo a garanzia dell’affidabilità dell’Italia.

Rimanendo in Fratelli d’Italia, anche Giangiacomo Calovini che a lungo ha lavorato a stretto contatto proprio con Terzi, ha una spiccata propensione internazionalista. Il candidato all’uninominale per la Camera nel collegio di Desenzano nelle ultime settimane ha curato le uscite sulla stampa estera della Meloni, in particolare quelle decisive sulle testate in lingua tedesca; ma più in generale in questi anni ha cercato di ritagliarsi un suo profilo da esperto. In un partito tradizionalmente a trazione meridionalista, le ragioni del Nord e delle sue imprese necessitano di una prospettiva europea e globale, ma soprattutto di figure nei partiti in grado di interpretare queste esigenze.

Lega

Il leghista Paolo Formentini, secondo al plurinominale per la Camera, nell’ultima legislatura è stato vicepresidente della Commissione esteri(anche quando la maggioranza era di stampo giallorosso, con la Lega all’opposizione). Formentini appartiene a quella componente del Carroccio che ha un solido posizionamento atlantista, questo lo ha portato a prendere posizioni marcatamente anticinesi che gli sono valse titoli a livello internazionale (dalla Cnn a Politico) quando ha proposto una mozione al Parlamento affinché fosse riconosciuto il genocidio degli uiguri da parte delle autorità di Pechino. La Lega ha perso per strada Raffaele Volpi: sottosegretario alla Difesa nel governo gialloverde e presidente del Copasir durante il Conte 2, non è stato ricandidato secondo lui anche a causa delle sue posizioni atlantiste.

Forza Italia

Sempre in ambito Nato ha una pluriennale esperienza il senatore uscente Adriano Paroli, oggi commissario di Forza Italia a Brescia e candidato per Palazzo Madama nel collegio Lombardia 2 (Como, Varese, Monza). Paroli è da tempo membro della delegazione parlamentare all’Assemblea della Nato: negli anni ha seguito il lavoro dell’Alleanza atlantica soprattutto nei paesi dell’area ex-sovietica dai Baltici all’Est Europa ed è stato inevitabile che in questi mesi si sia occupato di Ucraina con una missione ad hoc anche sul posto.

Restando in Forza Italia ed alle sue candidature inutile dire che una delle figure di punta con visione globale sia Maurizio Casasco che dal marzo 2021 è presidente europeo Cea-Pme (Confederazione europea della piccola e media industria). Candidato all’uninominale in città e capolista per la Camera, ha il profilo giusto per potere rispondere in maniera adeguata al mondo dell’impresa bresciana che chiede alla politica un salto di livello anche in ambito internazionale e con uno sguardo oltre i confini nazionali, ma allo stesso tempo vuole una politica in grado di tutelarne gli interessi. Per Casasco si profila qualcosa di più di un semplice ruolo da deputato.

Centrosinistra

Se a destra il campo è abbastanza affollato, a sinistra Brescia ha perso (per rinuncia) la rappresentante politica che più di tutte, in questi anni, aveva avuto uno standing europeo: Marina Berlinghieri, deputata Pd nelle ultime due Legislature, ha lavorato in commissione Affari esteri e in quella Politiche Ue, ma soprattutto è stata membro della delegazione parlamentare al Consiglio d’Europa. Insomma un profilo maggiormente votato agli ambiti economico-sociali, con focus su diritti civili e politici. Certo un nome va citato nel centrosinistra se si parla di diritti: Donatella Albini, candidata alla Camera nel collegio Desenzano e capolista nel proporzionale per Verdi-Si. Da medico ha coordinato operazioni sanitarie in Congo e Uganda e un paio di anni fa è stata in missione di soccorso sulla nave Mar Jonio della Ong Mediterranea Saving Humans, un altro modo di far politica internazionale, ovvero con l’attivismo.

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato