Due murales in ricordo delle lavandaie bresciane

Michele Maestroni
Le opere degli artisti Pizzarelli e Biro sui muri dell'ex lavatoio di Borgo Trento. L'emozione dei residenti: «Qui ho trascorso la mia infanzia»
Le due installazioni inaugurate nel vicolo delle Lavandaie. - © www.giornaledibrescia.it
Le due installazioni inaugurate nel vicolo delle Lavandaie. - © www.giornaledibrescia.it
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Le lavandaie diventano il simbolo permanente del quartiere di Borgo Trento grazie ai murales che gli artisti Ario Pizzarelli e Biro hanno realizzato e installato sulle pareti del vicolo delle Lavandaie, dove una volta sorgeva il lavatoio pubblico. In passato era quello il cuore del rione, punto di ritrovo di tante donne bresciane che trascorrevano la giornata a sciacquare i panni nel torrente Garza discutendo della vita di tutti i giorni e intonando quelle canzoni popolari che sappiamo ancora.

Oggi il corso d'acqua è stato coperto da via Cipani e il lavatoio ha ceduto il passo all'urbanizzazione ma le umili origini di questa zona di Brescia vengono restituite al presente grazie alle due opere collocate nel piccolo vicolo di fianco alla scuola Battisti e inaugurate nella mattina del 15 ottobre.

La lavandaia dipinta da Biro. - © www.giornaledibrescia.it
La lavandaia dipinta da Biro. - © www.giornaledibrescia.it

La lavandaia di Biro

L'iniziativa fa parte del progetto Tesori Nascosti, promosso dal Comune e dai consigli di quartiere per valorizzare i rioni di Brescia coinvolgendo anche le associazioni culturali. Borgo Trento si è affidata ai due artisti che hanno interpretato il tema secondo il loro stile personale.

Cartoonesco e vivace quello di Biro - illustratore e fondatore del laboratorio «L'Ozio» di casa nel quartiere Carmine -, che ha disegnato un'anziana lavandaia intenta a lavare un lungo panno nero con decorazioni dorate. «Le sue mani hanno quattro dita e sono viola e piene di graffi a causa del lavoro di bucato - spiega Biro - . Così come le decorazioni del panno, che sono decine e decine di mani stilizzate, le stesse che dovevano lavorare in qualsiasi stagione».

A fare compagnia alla signora ci sono però dei passerotti blu: «I colori del mio murales sono freddi e caldi: blu, arancione, rosa, nero - continua l'illustratore -. Da una parte la povertà e la miseria, dall'altra la socialità vivace e il calore umano delle lavandaie, che mentre sciacquavano i panni di famiglia cantavano e animavano tutto il borgo. Una figura, insomma, in cui sofferenza e felicità coesistevano».

Il murales di Borgo Trento realizzato da Ario Pizzarelli. - © www.giornaledibrescia.it
Il murales di Borgo Trento realizzato da Ario Pizzarelli. - © www.giornaledibrescia.it

Il quartiere ricostruito da Ario Pizzarelli

Pizzarelli si è invece cimentato in una ricostruzione in tre scene di quello che era Borgo Trento tra l'inizio e la metà del Novecento, e lo ha fatto rappresentando le persone e l'artichettura che caratterizzavano un quartiere che con l'industrializzazione raccoglieva un'alta concentrazione di manodopera del grano ed era diventato il collegamento fondamentale tra la città e la Val Camonica. «Per farlo ho recuperato delle fotografie di quegli anni - racconta Pizzarelli -. La più antica è degli anni Dieci del secolo scorso. Ho fatto tanta ricerca negli archivi».

Sul tratto razionalista che delinea la strada, il torrente e gli edifici delle botteghe e del dopolavoro Pizzarelli ha montato delle geometrie colorate dal gusto postmoderno che rendono l'atmosfera del borgo più astratta. «Alcuni scorci del passato si riconoscono ancora oggi - continua Pizzarelli -. Quello che non c'è più, oltre alla Garza e al lavatoio, è il tram, protagonista del terzo pannello. Mi interessava molto ricordare che per Borgo Trento passava la linea 2. Non è stato affatto facile risalire al numero del vagone di testa, ho dovuto cercare a lungo su internet».

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L'evento di inaugurazione

La presentazione ufficiale delle due opere d'arte al pubblico e ai residenti di Borgo Trento è stata preceduta dal racconto della storia del quartiere a cura di una guida turistica di «BidiBrescia» e una performance teatrale insieme all'associazione culturale «Carminiamo» che ha messo in scena il monologo dell'«ultima» lavandaia vestita proprio come la matrona del murales di Biro.

Ad assistere tante persone e curiosi, tra cui molti residenti in quartiere da sempre e che hanno trascorso l'infanzia insieme alle lavandaie. «Da bambina venivo alle vasche ad appoggiare il sapone e la spazzola per tenere il posto - racconta emozionata Angela Bacchetti, nata e cresciuta a Borgo Trento.- Ogni tanto un'altra lavandaia si lamentava e si discuteva un po' ma poi ci si metteva a lavorare e a cantare insieme. Poi io e mia sorella ci tuffavamo e facevamo il bagno, erano momenti meravigliosi».

«Questo è un evento molto importante per noi - dichiara la presidente del consiglio del quartiere Borgo Trento Beatrice Nardo -. Le lavandaie erano non solo l'anima del borgo ma il simbolo della laboriosità e della dedizione di tutti i bresciani». Presenti anche gli assessori Alessandro Cantoni e Valter Muchetti in rappresentanza del Comune che ha sostenuto il progetto. «Un aiuto fondamentale è giunto anche dai Custodi del bello, che hanno permesso di rinnovare i muri su cui poi è stato possibile installare i murales» conclude Nardo.

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