Dpcm e trasporti: «L'ingresso a scuola alle 9 è insostenibile»

Ieri c'è stato un tavolo «informale», tra Prefettura, ufficio territoriale scolastico e Agenzia del trasporto pubblico locale
TPL E DPCM, "SCELTA INSOSTENIBILE"
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Il Dpcm varato nella serata di domenica dal Consiglio dei Ministri, tra le altre cose, sposta l'ingresso a scuola alle ore 9: insorge l'agenzia del trasporto pubblico locale, ma anche i presidi criticano la scelta, dopo i mesi di pianificazione che hanno preceduto l'inizio dell'anno scolastico.

«La scelta fatta per le scuole di spostare l'ingresso è assolutamente sbagliata e insostenibile» spiega Claudio Bragaglio, presidente dell'Agenzia territoriale per il trasporto pubblico; gli fanno eco Simonetta Tebaldini, preside dell'Itis Castelli in città, e Gianmario Martelloni, preside dell'Istituto Capirola di Leno: «Da parte delle scuole non vediamo questa necessità di spostare l'orario di ingresso a scuola - dice Tebaldini -, io ho scaglionato gli ingressi tra le 8 e le 10 e non ho avuto alcun problema. Da qui in poi potrebbero crearsi grosse difficoltà».

Per Martelloni «il sistema degli ingressi scaglionati a scuola fino ad ora ha retto bene, e anzi, parlando con alcuni colleghi, Brescia e la sua provincia hanno operato correttamente. L'impressione è che questa norma sia stata fatta per le città metropolitane, dove l'organizzazione del trasporto è diversa, e non per le città piccole o con territori estesi come Brescia e la sua provincia».

Nella giornata di ieri poi c'è stato un tavolo, definito dal provveditore Giuseppe Bonelli «informale», tra Prefettura, ufficio territoriale scolastico e Agenzia del trasporto pubblico locale, per discutere della situazione alla luce del nuovo Dpcm, in attesa di chiarimenti dal ministero e di nuovi confronti istituzionali. «Attendiamo - spiega Bonelli - e cerchiamo di capire le evoluzioni: comunque siamo preposti per applicare le norme e non per interpretarle».

Certo è che questo cambio in corsa potrebbe portare a non pochi futuri disguidi organizzativi, se si tiene conto delle 700 corse attive sul territorio ogni mattina e dei 900 mezzi che percorrono le stesse, con problemi registrati non tanto in città - dove eventuali sostituzioni o raddoppiamenti delle corse sono celeri - ma in provincia. «Questa norma va cambiata - conclude Bragaglio -, basterebbe anche solo che lo Stato deleghi alle Regioni di affrontare il problema e definire, dove servissero, nuovi orari».

 

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