Donna morì dopo asportazione neo, rito abbreviato per Oneda

Il medico bresciano è accusato, insieme ad altre due persone, dell'omicidio di Roberta Repetto, morta in provincia di Genova
Il medico bresciano Paolo Oneda (nel riquadro) operò Roberta Repetto nel centro olistico ligure Anidra - © www.giornaledibrescia.it
Il medico bresciano Paolo Oneda (nel riquadro) operò Roberta Repetto nel centro olistico ligure Anidra - © www.giornaledibrescia.it
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Saranno processati con rito abbreviato i tre imputati per la morte di Roberta Repetto, l'insegnante di 40 anni a cui fu asportato un neo sul tavolo da cucina del centro olistico Anidra di Borzonasca, in provincia di Genova.

La donna, che aveva un melanoma, fu curata per due anni con tisane zuccherate e meditazione e morì a ottobre del 2020 all'ospedale San Martino di Genova dove era arrivata ormai in condizioni disperate. A chiedere il rito alternativo sono stati il «santone» del centro Anidra, Paolo Bendinelli, il medico bresciano Paolo Oneda e anche la psicologa Paola Dora, compagna di Oneda e presente all'operazione.

Tutti e tre sono accusati di omicidio volontario in concorso. Il processo comincerà il 28 giugno: quel giorno Oneda e Dora hanno chiesto di essere interrogati. Bendinelli, invece, difeso dall'avvocato Alessandro Vaccaro, ha deciso di non sottoporsi all'esame. Sempre il 28 giugno il gup deciderà sul rinvio a giudizio di Teresa Cuzzolin, responsabile legale di una delle aziende collegata al centro Anidra, imputata insieme a Bendinelli di circonvenzione di incapace. Per la procura Cuzzolin Bendinelli, «abusando delle condizioni di inferiorità psichica» della Repetto «la inducevano a elargizioni per complessivi 120 mila euro» in parte a favore del centro Anidra e «in parte a favore di Cuzzolin Teresa».

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Gabriella Dotto, Repetto era stata operata nel centro Anidra, su un tavolo della cucina, senza alcuna anestesia e senza che il nevo fosse analizzato. La donna (i cui familiari sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Sciacchitano e Andrea Andrei) aveva iniziato a stare male pochi mesi dopo ma era stata curata con tisane e meditazione fino alla morte.

La procura, prima della morte di Roberta, aveva già avviato una indagine sospettando che la dottoressa Dora indirizzasse ragazze fragili nel centro dove poi venivano plagiate per partecipare a rapporti di gruppo, per donare ingenti quantità di soldi e lavorare gratis per il centro

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