Dal Covid a Capitale della cultura: le voci dei volontari bresciani

Tante le motivazioni che spingono una persona a mettersi in gioco: «Nella pandemia è stato un antidoto alla tristezza»
Claudia Bigioli (a sin.) con il gonfalone di Capitale della cultura - Foto © www.giornaledibrescia.it
Claudia Bigioli (a sin.) con il gonfalone di Capitale della cultura - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il desiderio di fare qualcosa di utile per gli altri, sia nei momenti critici sia in quelli di festa. La spinta ad aiutare le altre persone o anche il sentirsi parte di qualcosa di grande, di un avvenimento unico. Sia che si tratti di sostenere chi arriva all’hub vaccinale, sia per accogliere le centinaia di turisti attirati dalle iniziative per Bergamo Brescia Capitale della Cultura.

Sono tante le motivazioni che spingono una persona a mettersi in gioco, di impegnarsi, di dedicare qualche ora del proprio tempo agli altri, in qualsiasi circostanza. Abbiamo voluto parlare con alcuni volontari per farci raccontare le due esperienze da alcuni cittadini che hanno aderito ai «Volontari per Brescia», l’associazione promossa dal Centro servizi per il volontariato e dal Forum bresciano del terzo settore, nata dalla convinzione di poter «coinvolgere le persone a prestare il proprio servizio per eventi specifici o iniziative limitate nel tempo. Per quello che viene definito "volontariato liquido" - spiega la presidente, Marina Rossi - dal quale può nascere poi la volontà di dedicarsi agli altri in altre associazioni». Una sorta di «contagio», ma positivo.

La chiamata

Come ha fatto Claudia Bigioli, 54 anni, che - racconta - ha sentito «una chiamata, una vocazione» dopo l’esperienza negli hub vaccinali di via Caprera e di Sant’Eufemia: sabato 21 gennaio ha portato il gonfalone azzurro al corteo per la festa di inaugurazione della Capitale della cultura, e ora fa anche parte del gruppo di Protezione civile di Ospitaletto.

«Sono ausiliaria in una scuola materna. Quando è scoppiata l’emergenza Covid mi sono sentita in dovere di fare qualcosa di più - spiega -, di essere d’aiuto in quel momento. Non avendo una preparazione specifica mi sono messa a disposizione e all’hub. Completata la formazione mi hanno incaricato di seguire le persone che avevano appena fatto il vaccino, di confortarle. Un sostegno, tenendo anche conto del fatto che non tutte avevano aderito al vaccino con convinzione». Un clima del tutto diverso da quello provato sabato per le vie della città per l’inaugurazione dell’anno da Capitale della Cultura: «Indossavo la mia pettorina e il badge di riconoscimento. È stata un’esperienza bellissima che mi ha suscitato una gioia immensa, quasi mi veniva da piangere per la commozione. E sono pronta per la Festa delle luci in Castello».

Energia positiva

Alessandro Ceretti all’hub vaccinale durante la pandemia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alessandro Ceretti all’hub vaccinale durante la pandemia - Foto © www.giornaledibrescia.it

A spingere Alessandro Ceretti, 23 anni, cuoco, a impegnarsi come volontario all’hub e ora per BgBs2023 è il desiderio di «fare qualcosa di utile per tutti, sia nel momento delle vaccinazioni contro il Covid, sia adesso perché mi piace l’idea di aiutare la mia città, di promuoverla, di far conoscere le sue bellezze, anche quelle nascoste». Giovane e pieno di energia, Alessandro nei momenti più cupi del lockdown si dava già da fare con le consegne a domicilio dei piatti che preparava nella gastronomia per cui lavora; ora quell’energia positiva lo spinge a mettersi a disposizione per i prossimi eventi, come la Festa delle luci. «Mi dicono che Booking e AirB&B registrano un incremento di prenotazioni su Brescia. È bello vedere la città che vive, piena di gente e non solo di bresciani»; e conclude: «All’hub ho conosciuto delle bellissime persone, con le quali sono in contatto ancora oggi. Subito si è instaurato con loro un bel clima. Certo, adesso è tutto più leggero. Ma si vedono i volontari con lo spirito giusto, ci siamo perché vogliamo farlo».

L’aiuto fa bene a chi lo dà

Lo stesso sentimento che anima Alessandra Di Cesare, 55 anni, impiegata, consapevole di aver preso parte a «eventi unici, nel bene e nel male. Con il Covid, sentivo di dover dare una mano - afferma -. Ho visto tutti i volontari felici e orgogliosi di mettersi al servizio della comunità». Ma l’aiutare gli altri spesso fa bene proprio anche a chi lo fa. «Sono stata all’hub in via Caprera, a Sant’Eufemia e in via Morelli, il sabato e la domenica e a volte anche durante la settimana. È stato un bell’impegno che però mi ha aiutato a uscire dal momento cupo che stavamo vivendo. Dopo la tristezza e il dolore provati nel 2020 mi ha aiutato vedere che c’era una speranza. Mi sono resa conto che fare volontariato dà forza soprattutto a chi lo fa». Un po’ titubante a partecipare alle iniziative di BgBs2023, alla fine Alessandra, quando ha saputo che servivano volontari, si è messa a disposizione e sabato 21 ha accolto i bimbi che cantavano in piazza Loggia: «Ho consegnato le bandierine colorate. E la loro emozione si è subito trasmessa anche a me. Quella gioia mi ha fatto venire voglia di esserci ancora». Una gioia che si vede negli occhi di tutti i volontari.

«Due anni fa - conclude Marina Rossi - si erano iscritti alla piattaforma in mille nelle prime 24 ore, per gli hub vaccinali. Per BgBs2023 siamo arrivati a 900». Volendo, sono disponibili anche nove posti come Servizio civile per giovani attivi, nell’ambito «Cittadinanza. Energie in città».

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