Covid, tre comuni su quattro sono da «zona rossa»

Una corsa inarrestabile, con centinaia di casi ogni giorno, ieri addirittura 973 nuovi casi, il giorno prima erano stati 901, quello prima ancora 506. Numeri che certificano senza ombra di dubbi come la terza ondata sia drammaticamente realtà nel Bresciano, ora si spera che la zona arancione rafforzato possa invertire la tendenza alla crescita. Serve ovviamente l’impegno di tutti nel rispetto delle norme anticontagio. Praticamente in ogni paese Bresciano si fanno i conti con la necessità di arginare un contagio da decine e decine di casi al giorno. Ben 144 comuni (praticamente tre su quattro) hanno una crescita settimanale superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti; soglia questa che indica la condizione da potenziale zona rossa.
Il bilancio settimanale (dal 19 al 25 febbraio) è impressionante, Brescia ha un bilancio di 792 casi (ben 10.338 da inizio pandemia); sul fronte dei paesi della provincia, in testa c’è la popolosa cittadina di Chiari con 99 casi, seguita da Castenedolo (paese molto meno popoloso) con 96 nuovi casi positivi in sette giorni; giù da questo non certo ambito podio, arriva poi Lumezzane (94 casi settimanali), Palazzolo (90 casi), Concesio (87 casi, il sindaco Agostino Damiolini, come raccontiamo nel pezzo qui sotto, ha deciso di chiudere i parchi pubblici per evitare occasioni di assembramenti), Gussago (86 casi, nella scuola di Ronco è stata individuata la contagiosissima variante inglese), Montichiari (80 casi), Rovato (77 casi), Gardone Valtrompia (76 casi).Questi sono i primi dieci comuni per numero di casi in termini assoluti, la situazione cambia se rapportiamo la crescita del contagio in rapporto al numero degli abitanti. In questo caso, come si potrà facilmente immaginare, i primi dieci sono tutti (o quasi) piccoli paesi, in testa Saviore dell’Adamello (con 20 casi in una settimana, 869 gli abitanti del paese), segue Paisco Loveno (3 casi, gli abitanti sono 175), Urago d’Oglio (47 nuovi positivi, 3.702 abitanti), San Felice del Benaco (42 casi, 3.426 abitanti), Valvestino (due casi, 178 abitanti), Berzo Demo (16 casi, 1.595 abitanti), Brandico (16 casi, 1.689 abitanti), Pertica Alta (5 casi, 541 abitanti), Bione (12 casi, 1.339 abitanti), Comezzano Cizzago (34 nuovi casi positivi in una settimana, gli abitanti sono 3.983).
Nessun paese bresciano è risparmiato dal contagio, i Covid free (quei paesi dove non si registrano nuovi casi da almeno 28 giorni) sono diventati più che una rarità, attualmente lo sono (ma il «titolo» è sempre molto precario) soltanto Anfo (Covid free da 40 giorni), Idro (da 43 giorni), Losine (da 34 giorni) e Monno (da 38 giorni);un lontanissimo ricordo estivo quando i paesi senza contagi si potevano contare a decine e decine.
E se nella prima ondata i focolai erano drammaticamente nelle case di riposo, attualmente ad essere diffusori del contagio sono le famiglie. Si è infatti molto abbassata l’età media dei nuovi positivi, ogni giorno circa il 60% della crescita è di persone che hanno meno di 50 anni, e molto significativa anche la fetta di coloro che non hanno neppure la maggiore età: una fascia che varia tra il 15 e il 20% del dato quotidiano. Certamente l’unico modo per sconfiggere la pandemia è la vaccinazione di massa.
Un’altra arma per combattere il virus potrebbe essere quella messa a punto dai ricercatori della Fondazione Don Gnocchi e dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Hanno sviluppato un nuovo test rapido per la rilevazione del virus dalla saliva, che non solo permette di rintracciare la firma della malattia, ma anche di valutarne la gravità: è il tampone spettromolecolare, che sfrutta una tecnologia già usata in fisica, chiamata spettroscopia Raman.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
