Si abbassa l’età dei contagiati, morte più donne

Chi si contagia ha un’età media di 50 anni, mentre per la prima volta il covid risulta più letale per le donne che per gli uomini. Il report curato dall’ufficio statistica della Loggia cristallizza un’evoluzione dello scenario pandemico in città nelle ultime tre settimane: mentre cammina tra le strade del capoluogo, il virus muta.
Al 17 febbraio risultano essere 707 i bresciani residenti nel capoluogo che hanno perso la vita, con un’età media che fin dall’inizio della pandemia resta assestata sugli 81 anni circa. A cambiare è però un altro indicatore, quello dell’età dei positivi: un anno fa l’età media dei contagi era 70 anni, mentre chi contrae il virus oggi ha poco più di 50 anni. Un numero in picchiata che testimonia l’impatto delle diverse varianti che da settimane circolano anche nel Bresciano. E il virus non sembra fare neppure differenze di genere.
Se nel corso del 2020 erano soprattutto gli uomini a perdere la vita, sempre nell’arco temporale che va dal 26 gennaio al 17 febbraio la tendenza pare invertita, con un aumento delle donne tra le vittime. I numeri snocciolati dalla Loggia hanno il merito di aprire ancora una volta il macrotema della corretta informazione sul sistema di tracciamento. Nel corso del mese di febbraio a Brescia crescono infatti i positivi in isolamento obbligatorio (arrivati il 16 febbraio a 815), mentre diminuiscono quelli in isolamento fiduciario (scesi a 427).
Una forbice che si fa sempre più ampia se si considera il solo arco temporale che va dal 24 gennaio a martedì scorso. Il fenomeno è chiaro: a Brescia si fanno molti tamponi, più che nelle altre province lombarde. Si sa quindi cosa cercare e - a differenza dello scorso anno - si riesce immediatamente a mettere in isolamento i contagiati.
Basti pensare la scorsa settimana nel Bresciano sono stati somministrati 34mila tamponi, un numero molto elevato che arriva quasi a raddoppiare quello dei tamponi in provincia di Bergamo. È la prova del nove che smonta l’esistenza di un «caso Brescia» e che da una parte chiarisce il boom quotidiano di nuovi contagi in provincia e dall’altra rende sempre più necessario sapere quanti tamponi vengono somministrati ogni giorni nelle singole province.
«Significa che la nostra provincia e la nostra città sono virtuose nel sistema di tracciamento, decisamente migliore che in altre province lombarde», spiega il sindaco Emilio Del Bono. Pronta è arrivata la replica di Regione Lombardia, nelle parole dell’assessore Fabio Rolfi: «Anche il sindaco di Brescia finalmente certifica l’ottimo lavoro che la Regione Lombardia sta svolgendo in materia di tracciamento e gestione della pandemia. Una presa d’atto che arriva dopo mesi di polemiche strumentali, visto che le attività non sono cambiate e stanno consentendo di monitorare anche le nuove varianti».
Ma le stoccate di Del Bono al Pirellone non mancano e sono rivolte alla gestione della campagna vaccinale: «I Comuni sono gli unici che possono mettere a disposizione grandi spazi per gli hub delle vaccinazioni, è fondamentale coinvolgerli nella gestione della campagna». Un coinvolgimento che secondo Rolfi «è già in atto ed è una scelta meno costosa rispetto alle primule di Arcuri».
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