Covid, inizia la consegna di 30mila test rapidi a Rsa e Rsd

L’esecuzione dei test, poi, sarà gestita dalle strutture stesse, secondo le linee guida di Ats
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TEST RAPIDI NELLE RSA
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Inizia oggi, mercoledì, la distribuzione da parte di Ats Brescia dei test rapidi per la diagnosi del Covid-19 nelle residenze sanitarie per anziani e per disabili di città e provincia (eslusi il Sebino e la Valle Camonica). I test sono destinati sia agli ospiti che agli operatori sanitari.

Dei 78mila test antigenici che l’Agenzia per la tutela della salute ha a dispozione (18mila inviati dal commissario Arcuri a cui si sommano i 60mila acquistati tramite Aria, l’azienda regionale per l’innovazione e i servizi), circa 30mila saranno distribuiti a Rsa e Rsd.

L’esecuzione dei test, poi, sarà gestita dalle strutture stesse, secondo le linee guida di Ats. L’obiettivo è quello di arginare e, meglio, prevenire eventuali focolai. Nonostante siano meno attendebili dei tamponi molecolari, i test rapidi hanno il pregio di dare un risultato nell’arco di mezz’ora e senza bisogno dei tempi di analisi di laboratorio.
Sono dunque fondamentali per il controllo in particolare dei contatti stretti di un caso positivo, ma nonostante il loro arrivo fosse stato annunciato alla fine di ottobre sia dal governatore Fontana che dal commissario per l’emergenza Arcuri, la loro diffusione sul territorio non era ancora partita.

Con due conseguenze. La prima: i contatti stretti asintomatici di un caso positivo sono tornati in comunità al termine dell’isolamento fiduciario di 14 giorni senza alcun tipo di controllo (se fossero insorti sintomi, invece, sarebbe stato prescritto un tampone). La seconda: i contatti stretti asintomatici che hanno scelto, o dovuto, eseguire un tampone al decimo giorno di isolamento per poter rientrare prima in comunità sono ricorsi al test molecolare, aggravando dunque il lavoro dei laboratori.

Nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie del territorio si potranno ora testare rapidamente i casi sospetti e i contatti in collettività, fermo restando che, se il risultato dovesse essere positivo, bisognerà procedere con la conferma del tampone molecolare.
Secondo le linee guida di Ats, inoltre, «per le comunità residenziali chiuse che ospitano soggetti con particolare fragilità, viene offerta la possibilità di sottoporsi a uno screening almeno mensile e, compatibilmente con le possibilità di approvvigionamenti, possibilmente ogni 14 giorni, effettuando il tampone naso-oro-faringeo per la ricerca rapida degli antigeni».

Così come ogni 14 giorni dovrebbero essere sottoposti a screening anche gli operatori di queste strutture, fermo restando che la prima linee di difesa restano i dispositivi di protezione individuale. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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