Duemila bresciani in isolamento: l’80% è asintomatico

I focolai maggiori sono nella fascia 40-49 anni. Nel Bresciano l’indice di contagio è salito a 1,48
Tamponi - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
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Si viaggia a una media di 2.200 test al giorno, siamo ben lontani dal 45% di esiti pienamente positivi riscontrati nel marzo nero, ma giorno dopo giorno siamo anche sempre più distanti da quell’1,3% che, a luglio, ci aveva fatto sperare di essere riusciti se non ad archiviare il virus, almeno ad assopirlo in modo deciso.

La cartina tornasole è il rapporto tra numero di tamponi eseguiti e persone risultate effettivamente positive all’infezione da SarsCov2. Di che percentuale stiamo parlando? Stando ai dati divulgati dall’Agenzia di tutela della salute di Brescia, nei Comuni di sua competenza (esclusi dunque gli oltre 180 Comuni della Valcamonica) nei tredici giorni compresi tra il 19 e il 28 ottobre, è pari al 10%. Numero che ci fa, da un lato, tirare un sospiro di sollievo rispetto al quadro restituito dal resto della Regione ma, dall’altro lato, mantenere alta l’allerta.

Il termometro Rt. Che il virus circoli in modo meno timido rispetto a una manciata di settimane fa lo certifica anche il valore Rt (vale a dire l’indice di contagio, ovvero il termometro che misura quanto in fretta corre la diffusione dell’epidemia). Per la provincia di Brescia parliamo di un valore pari a 1,48: vicinissimo a quella soglia «rossa» che - secondo l’architettura organizzativa elaborata dal Comitato tecnico scientifico - scatta non appena si varca la soglia dell’1,50. Attenzione, però: questo è un dato che misura quanto velocemente aumentano i casi positivi, che non indicano necessariamente i malati. Molte, come certifica anche l’analisi dei dati proposta dall’Ats, sono infatti le persone sì positive, ma del tutto asintomatiche. Tradotto in cifre: sono circa duemila le persone attualmente in quarantena obbligatoria (alle quali se ne aggiungono quasi 1.400 in isolamento fiduciario). Di queste, pur risultate positive al test, solo 400 sono sintomatiche, inclusi coloro che manifestano sintomi lievi.

L’identikit. Se per quanto riguarda «l’identikit anagrafico» i dati sono piuttosto cristallini (la fascia d’età più sensibile al Covid si è abbassata notevolmente a 44 anni: le più colpite sono cioè oggi le persone tra i 40 e i 49 anni), non si può dire altrettanto sul fronte focolai. Al momento non c’è, cioè, nel Bresciano una geolocalizzazione chiara degli epicentri del virus: le sorgenti dei contagi si rintracciano sia sui luoghi di lavoro, sia in ambiti famigliari, come pure nelle scuole o in occasioni sociali (cene, feste, iniziative). Un meccanismo, quello della «caccia alla geolocalizzazione» dei focolai, che si fa via via sempre più complesso con l’aumento del numero dei positivi, dei quali diventa complesso tracciare ogni spostamento ma diventa sempre più fondamentale procedere il prima possibile all’isolamento obbligatorio.

Test rapidi a scuola. Proprio per rendere il più efficace e tempestivo possibile il tracciamento, da domani saranno disponibili e pronti all’uso i cosiddetti «tamponi rapidi» anche per le scuole e per tutto il territorio (nei nostri Pronto soccorso questi test sono già utilizzati). Ad annunciarlo - dopo la riunione con le direzioni strategiche delle Ats e delle Asst, andata in scena nel pomeriggio di ieri - è il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che ricorda: «Da lunedì i tamponi rapidi antigenici inizieranno ad essere utilizzati dalle Ats e Asst della Lombardia in determinati ambienti pubblici e successivamente, grazie ad una delibera che sarà presentata in Giunta martedì 3 novembre, saranno forniti a medici e pediatri di famiglia che daranno la disponibilità ad utilizzarli. Queste tipologie di test consentono una rapida definizione dell’esito e sono quindi molto importanti per l’individuazione dei possibili casi Covid in diversi ambiti» specifica Fontana. «I tamponi antigenici rapidi - aggiunge l’assessore al Welfare Giulio Gallera - saranno resi disponibili per i medici e per i pediatri di famiglia, ma anche per le Usca che effettuano test a domicilio su indicazione del medico, o nelle unità d’offerta residenziali e semiresidenziali e negli istituti penitenziari».

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