Ciclabili, Brescia terza per crescita: il 2023 porta il Biciplan

Rapporto Clean Cities: in 5 anni i percorsi dedicati ai pedali cresciuti di 45 km. Meglio solo due metropoli
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CICLABILITA', BRESCIA TRA LE MIGLIORI
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Prima. O terza. Come la si consideri, da podio. Servisse una conferma che Brescia sta crescendo sul fronte della ciclabilità, il rapporto stilato da Clean Cities/Legambiente («Non è un Paese per bici») ne offre più di una.

Certo, da fare resta molto e la fotografia che esce dall’analisi della dotazione di piste ciclabili dei capoluoghi del Bel Paese rende il confronto non proprio arduo per la Leonessa: in media nelle nostre città ci sono 2,8 km di ciclabili ogni 10mila abitanti, quando capitali europee ne contano fino a dieci volte tanti: Helsinki 20, Amsterdam 14, Copenhagen 8.

Crescita

Brescia fa meglio di quest'ultima e dunque anche della gran parte d’Italia: 8,5 km ogni 10mila abitanti (dati al 2020), con un incremento di percorsi per le due ruote nel quinquennio 2015-20 di ben 46 km, pari al 38%. Una performance che in termini assoluti superano solo due città metropolitane come Milano (93) e - a dispetto della sua conformazione - Venezia (47). Nessuna città di minori dimensioni fa meglio. E non solo al sud.

Una circostanza che se da un lato è di certo figlia di una visione dell’amministrazione comunale, dall’altro racconta qualcosa dell’utenza e della collettività che alla ciclabilità guarda con interesse e preme per ulteriori passi avanti (indicativo il caso recente della «ciclagile» clandestina di via Turati). Ci sono direttrici che si sono arricchite di tracciati preziosi per l’accesso al capoluogo (si pensi a via Volturno, dove la ciclabile è stata salvaguardata persino dopo il danneggiamento del viadotto) o per gli spostamenti interni (è il caso della ciclabile del ring). Delle scorse ore è infine l’annuncio dell’imminente introduzione di una ulteriore «greenway» ciclopedonale di 13 km lungo il Mella, da realizzare raccordando tratti esistenti e riqualificando questi ultimi, con spese sostenute in parte grazie ai fondi del Pnrr.

 

Biciplan in arrivo

Certo nella valutazione dell’efficacia non può pesare la sola quantità: su via Milano, ad esempio, ora interamente munita di ciclabili, i pareri degli utenti (e di Legambiente) non sono privi di critiche, ad esempio per la presenza di segnaletica verticale o accessi carrai a ridosso delle piste. Di contro, l’introduzione di nuovi accorgimenti (case avanzate agli stop o il «gocciolato» a terra, che facendo vibrare le ruote delle auto ricorda a chi guida di rispettare gli spazi per le bici) è cifra di una maturazione della città a due ruote che sta per conoscere un altro momento importante. La Loggia sta infatti per chiudere l’iter del Biciplan. Uno strumento che, introdotto per legge nel 2018, esplicita gli obiettivi strategici per la ciclabilità del più ampio Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums).

L’elaborazione, affidata ad alcuni studi di progettazione (Netmobility, Helios, Matteo Dondé), è di fatto terminata, come annuncia l’assessore alla Mobilità Federico Manzoni: «Presenteremo lo stato dell’arte in commissione a breve e confidiamo di giungere all’approvazione a inizio 2023, come da obiettivo di mandato. Il piano ruota su tre grandi capitoli: quello infrastrutturale, quello dei servizi e quello della comunicazione per lo sviluppo di una cultura bike friendly».

Obiettivi

La filosofia? «Non più piste ciclabili, ma più spostamenti in bici» è uno dei claim chiave, che vuol dire ridefinire la mobilità senza demonizzare l’auto, ma rideclinando gli spazi di convivenza tra utenti a piedi, a due o a quattro ruote.

Come? Ad esempio ampliando le «zone 30»: la riduzione della velocità in ambito urbano è già codificata non solo in Nord Europa, ma anche in un Paese simile al nostro come la Spagna (Bilbao, città interamente a 30 km/h fa scuola, ma il Codice della Strada dal marzo 2022 impone i 30 km/h in tutte le strade ad una sola corsia). L’intento è «dare strada alle persone», che per il Biciplan di Brescia, fra ciclabili, pedonalità e varo del tram, vorrebbe dire tagliare il traffico veicolare del 20%.

Ciclabili, ciclagili, percorsi promiscui

Si fa presto a dire ciclabile. In realtà quelli che si estendono per le vie della città sono tracciati destinati agli utenti a due ruote di varia tipologia.
Il dato elaborato dagli uffici del Settore Mobilità della Loggia conta 172,6 km già operativi (dato aggiornato a fine 2021, il dato nella tabella tratta da Clean Cities è del 2020 e differisce di pochi chilometri) dei 177 previsti dal Pums (il Piano urbano per la mobilità sostenibile adottato nel 2018). Di questi, 46 km sono costituiti da piste ciclabili in sede propria (separate cioè dal resto della carreggiata da spartitraffico invalicabili, come aiuole, cordoli, marciapiedi, ecc.). 

Percorsi ciclabili e tpl: la mappa di Brescia Mobilità
Percorsi ciclabili e tpl: la mappa di Brescia Mobilità

L’altra fetta significativa di ciclabili è quella dei percorsi «in corsia riservata»: tratti ricavati cioè su una porzione di carreggiata delimitata da strisce a terra (quelle gialle e bianche, per intenderci), per un totale di altri 40 km.

Ammonta invece a 21 km l’estensione delle ciclabili introdotte sui marciapiedi, percorsi ad uso promiscuo che se mettono al riparo il ciclista dal traffico veicolare, impongono tuttavia qualche accortezza per affrontare la convivenza, non sempre agevole, di pedoni e pedalatori. Poco più di 120 km in totale, ai quali vanno aggiunte le cosiddette corsie ciclabili d’emergenza (a Brescia ribattezzate «ciclagili»), introdotte coi fondi del Decreto Rilancio nel 2020 per far fronte alle mutate esigenze di mobilità della pandemia: sono quelle che si stendono lungo arterie come via Vallecamonica, viale Piave o via Solferino. 

Da ultimo sono 50 i chilometri di piste nel verde dei parchi, lungo i fiumi, e le strade bianche. Circa 70 km di ciclabili, Pums alla mano, restano infine da varare, in larga parte convertendo ciclagili già presenti (circa 30 km): quanto basta, stando all’analisi di Clean Cities a far passare Brescia dalla classe C alla classe A (la massima è la A+) della ciclabilità.

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