Caso Tintoretto, la maggioranza: «i 270 alloggi non sono in discussione»

I capigruppo Omodei e Patitucci: «Ci atterremo alla convenzione nell’interesse comune»
La torre Tintoretto appena prima della demolizione - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
La torre Tintoretto appena prima della demolizione - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il caso Tintoretto, presumibilmente, terrà banco per molto tempo a Brescia. L’Amministrazione comunale attuale, i precedenti governi della città, Redo Sgr e Aler: tutti chiamati in causa all’interno di una controversia che rischia di ingigantirsi giorno dopo giorno.

La nota congiunta del Comune e di Redo di pochi giorni fa ha dato il «la» a diverse prese di posizione rispetto alla questione. Una parte della maggioranza ha espresso il proprio supporto all’Amministrazione Castelletti: «I 270 alloggi previsti non sono affatto in discussione: resta in essere la convenzione originaria e Redo ha l’obbligo giuridico di effettuare l’investimento nei termini e nelle modalità concordate allora», si legge in una nota firmata dai capigruppo Francesco Catalano, Arashad Mehmood, Roberto Omodei, Francesco Patitucci e Francesco Tomasini. «Il Comune si atterrà al Codice appalti e alla convenzione stipulata nell’interesse dei cittadini che attendono da tempo questo intervento, fin da quando la torre fu svuotata dalla giunta Paroli senza alcuna programmazione», precisa Tomasini di Azione. Sull’aspetto politico si sofferma anche Mehmood di Brescia Capitale: «Negli anni si è costruita un’opzione per sanare un problema creato dalla giunta di centrodestra e dalla regione tramite Aler». Omodei del Pd conferma invece la volontà di «offrire risposte al problema dell’abitare», così come fa Patitucci della Civica Castelletti: «Il nostro Piano di governo territoriale abbraccia già approcci per soddisfare le esigenze abitative».

Una forte critica a tutta l’operazione arriva da Mirko Lombardi, ex consigliere regionale di Rifondazione comunista ed esperto di edilizia pubblica. «È importante sottolineare che la torre fu svuotata dal sindaco Paroli e da Aler, e per molto tempo 195 alloggi perfettamente utilizzabili rimasero vuoti. L’immobile nel suo insieme venne poi valutato dalla Camera di commercio di Brescia circa 20 milioni di euro, mentre Redo acquistò la proprietà e la possibilità di demolire spendendo solo 1 milione e mezzo. La società ha poi cercato di utilizzare il Comune per ottenere finanziamenti non giustificati nella convenzione iniziale e adesso si lamenta pure perché i costi sono aumentati, ma ha già ricevuto tantissimi soldi pubblici in più rispetto a un’operazione in cui doveva essere la sola responsabile».

Secondo Lombardi il comune dovrebbe far valere la convenzione iniziale, che se non rispettata potrebbe riportare la Loggia in possesso di tutta la superficie. «L’Amministrazione adesso deve avere un atteggiamento rigoroso, senza cedere ad accordi pasticciati - continua l’ex consigliere regionale -. Sono però convinto che la Corte dei conti abbia svolto un lavoro pessimo: non c’è stato nessun controllo su una quantità immane di soldi pubblici che sono arrivati ad un privato».

Sulla stessa linea di Lombardi anche Sinistra italiana Brescia: «Siamo preoccupati dalla mancata sottoscrizione dell’accordo da parte di Redo che, temiamo, siano legate più a valutazioni di mercato che non a valutazioni tecniche», viene specificato in un comunicato rilasciato in merito alla vicenda. Mentre l’Associazione piccoli proprietari case punta il dito anche contro il Comune: «Sostenere, come fa l’assessore all’urbanistica, che la colpa vada imputata all’impresa che avrebbe sbagliato i conti non è una giustificazione rassicurante, lava, forse, la coscienza, ma lascia immutato il danno». 

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