S'impennano i costi dell’«Operazione Tintoretto»: la nuova convenzione slitta

Nota congiunta di Comune di Brescia e Redo: servono 92 milioni ma ad ora inutilizzabili i fondi Pnrr. Si torna all'accordo del 2021
TINTORETTO, OPERAZIONE IN STALLO
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I costi esplodono (salendo a quota 92 milioni); sulle «condizioni attuative» dell’intervento si aprono «giudizi tecnico-giuridici non convergenti»; l’impiego di fondi Pnrr appare «ad oggi impossibile».

Tre colpi pesantissimi per l’«Operazione Tintoretto», che dopo la demolizione della storica torre prevede a San Polo un intervento urbanistico finalizzato soprattutto - ma non solo - alla realizzazione di housing sociale.

Tre colpi pesantissimi in seguito ai quali i protagonisti del progetto - il Comune cittadino e RedoSgr (società di gestione del risparmio attiva nel settore immobiliare) - decidono di far slittare la firma della necessaria nuova convenzione.

E ora?

Come se ne esce? Ad oggi il sentiero è tutto da tracciare. Ma la casella dalla quale ripartire sembra inevitabilmente la precedente Convenzione urbanistica del marzo 2021, che prevedeva nell’area della storica torre la realizzazione di 270 alloggi (due terzi da destinare ad affitto convenzionato e un terzo a vendita convenzionata) oltre a servizi e spazi commerciali.

Nel suo cammino il progetto aveva chiesto e ottenuto fondi Pnrr per complessivi 59,7 milioni, ma ha pure fatto registrare un aumento dei costi fino a 91,8 milioni.

«Il progressivo deterioramento delle condizioni di mercato, determinato da una molteplicità di fattori concomitanti, molti dei quali di natura congiunturale» ha portato - sottolineano Palazzo Loggia e Redo in una asciuttissima nota congiunta - «a eccezionali punte di incremento dei costi».

Allo stop certificato ieri si è giunti dopo un lungo confronto fra le parti. Nelle settimane scorse infatti la Giunta Castelletti aveva messo a punto una proposta di delibera nella quale ribadiva come preminente interesse pubblico la realizzazione dei 270 alloggi in locazione e vendita calmierata e aveva provato a rifare i conti. A fronte dei 42,4 più 17,3 milioni garantiti dal Pnrr, ne mancano 32 per arrivare a quota 91,8 che rappresenta il punto di equilibrio finanziario dell’operazione. La proposta della Loggia prevede che questi 32 milioni siano coperti dalla RedoSgr, ed è evidentemente questo uno dei nodi centrali su cui la trattativa fra le parti si è arenata.

Si è arenata ma non potrà rimanere arenata in eterno. Tanto che Comune e RedoSgr «si riservano ulteriori approfondimenti per superare gli attuali vincoli e arrivare ad una conclusione positiva per l’operazione, mediante interlocuzioni col Ministero, anche oltre la fine del 2023». 

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