Caso ’Ndrangheta, il compenso: «150mila euro per uccidere»

I tre bresciani che volevano eliminare un ex affiliato residente a Belluno usavano telefoni criptati
Carabinieri -  © www.giornaledibrescia.it
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L’attentato da commettere ai danni dell’ex membro dalla ’Ndrangheta residente a Canale d’Agordo nel Bellunese veniva definito «il lavoro da fare in montagna». Le armi erano «gli scavatori» e le bombe «i giocattoli». Utilizzavano telefoni criptati Gianenrico Formosa, Giuseppe Zappia e Francesco Candiloro, i tre bresciani in carcere da lunedì con l’accusa di detenzione di armi da guerra, che secondo le indagini il gruppo avrebbe voluto impiegare per uccidere un ex affiliato alla cosca Crea che da

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