Ascensore in Castello, 70 anni di sogni, progetti e ritardi

Tutti d’accordo sulla necessità di collegare la «città bassa» al Castello, per valorizzare il colle sempre più centro della vita culturale e sociale dei bresciani. Sul come realizzare la connessione, però, la politica si incaglia e la burocrazia allunga i tempi.
Così, quello che per la giunta Del Bono è «l’unico progetto in campo» - ossia quello dell’ascensore inclinato che da Fossa Bagni potrà condurre fino all’estremità nord di piazzale Locomotiva, appena sotto il Piccolo Miglio, a cui stanno lavorando i tecnici di Brescia Mobilità - fa ancora discutere in Consiglio comunale. E mobilita gli ambientalisti, che con Europa Verde Brescia stanno raccogliendo firme contro il progetto.

Le opposizioni sono distinte. C’è chi concorda sull’utilità del collegamento, ma vorrebbe un ascensore più nascosto e «meno invasivo», sul modello di quello ipotizzato per il parcheggio in galleria, o di quello pensato da Bigogno: è la posizione delle minoranze in Consiglio comunale, che pure a settembre hanno votato a favore della localizzazione a Fossa Bagni e della relativa modifica al Pgt. Contrario il 5Stelle Guido Ghidini, secondo cui l’opera deturpa le mura del Castello.
Decisamente contrari gli ambientalisti, che hanno lanciato la raccolta di firme per bloccare l’opera, e chiedono in alternativa un bus-navetta che faccia la spola tra piazzale Battisti e piazzale Arnaldo. Servizio che - stando a stime del 2018 - costerebbe tra i 200mila e i 300mila euro l’anno.
La Regione nel 2020 ha appostato 4 milioni per la realizzazione dell’opera: scelta all’epoca orgogliosamente rivendicata dalla consigliera Viviana Beccalossi, ma sulla quale è di recente intervenuto l’assessore alla Cultura Stefano Bruno Galli («si sono perse le tracce del progetto»).A lui ha risposto pochi giorni fa l’assessore comunale alla Mobilità Federico Manzoni: «Il 26 ottobre abbiamo risposto alla richiesta di approfondimento e chiarimento da parte degli uffici regionali: l’impegno è di rivedersi a gennaio per la costruzione della convenzione». Intanto procede il dialogo con la Soprintendenza: Brescia Mobilità ha avviato la progettazione definitiva dell’opera, affidata a un’associazione temporanea di impresa la cui capofila è Ic-Ingegneri Consulenti di Trento: la consegna all’inizio di febbraio.
Settant’anni di idee

Quello scelto dalla Loggia non è però l’unico progetto che nel corso di questi lunghi 70 anni hanno accarezzato pensieri e propositi degli amministratori locali.
Già nel 1955, dopo l’apertura ufficiale della galleria Tito Speri del 1951, si ipotizzò il primo ascensore, con accesso a metà del tunnel e arrivo al Bastione di San Faustino. È però datato 1985, a firma dell’architetto Alfredo Bigogno, il primo, concreto progetto per un’infrastruttura di trasporto sulla sommità del Cidneo. Nei piani di Bisogno c’era la sistemazione della galleria e la creazione di un ascensore verticale fino al viale verso l’ingresso ala rocca.
Quattro anni dopo, nel 1989, l’architetto Vittorio Gregotti lancia l’idea di quattro collegamenti (da via Musei, via Santa Chiara e chiesa di San Giorgio) attrezzati con tunnel inclinati e scale mobili. Ma nel 2002 Bigogno torna in campo e ripropone, su richiesta di Brescia Mobilità,il suo progetto, coinvolgendo anche l’archistar Massimiliano Fuksas. E ancora.
Nel 2006 Fondazione Cab fa predisporre un progetto per un collegamento tramite ascensori verticali tra Capitolium e Castello. Infine nel tra il 2010 e il 2012, sotto la Giunta guidata da Adriano Paroli si studia la realizzazione di un parcheggio in galleria, con un ascensore inclinato pensato per condurre all’ingresso del Castello.
Si giunge infine al 2017 con l’idea messa su carta dallo studio dell’architetto Piero Cadeo su rischiesta dell’associazione Amici del Cidneo: il progetto è stato donato alla Loggia ed è proprio su questa base che la Regione, nel 2020, lo inserì tra le 122 opere da finanziare nel Bresciano. Dopo settant’anni tale progettualità passerà finalmente dalla carta alla terra.
Il «progetto Bigogno»

La prima vera suggestione, depositata sui tavoli del Comune, risale perciò al 1985: un semplice schizzo in cui si vede la galleria Tito Speri e un ascensore verticale che, dall’incrocio tra il tunnel maggiore e quello che arriva dal vicolo corrispondente a via Pulusella (sigillato dopo la seconda guerra mondiale quando fu utilizzato come rifugio antiaereo) sale fino a poche decine di metri di distanza dall’ingresso principale al Castello.
Quel progetto, l’architetto Alfredo Bigogno lo rispolverò nel 2002 coinvolgendo lo studio di Massimiliano Fuksas, che per Brescia Mobilità (presidente Ettore Fermi, amministratore delegato Giorgio Schiffer) e per il Comune (sindaco Paolo Corsini) ipotizzò un percorso protetto per pedoni e ciclisti sotto la galleria, con tanto di tapis roulant, e l’ascensore di risalita. Costo preventivato tra i 10 e i 20 miliardi di lire, lavori entro il 2005.

Solo recentemente il progetto Bigogno è tornato in primo piano, su sollecitazione di alcuni colleghi, come possibile alternativa a quello su cui sta lavorando Brescia Mobilità. Rispetto all’idea del 2002, per la realizzazione il progettista fa riferimento all’ascensore costruito a Pontremoli per la risalita al castello di Piagnaro, progettato dallo studio Cober e inaugurato nel 2017: la tecnologia utilizzata consentirebbe di ridurre costi e tempi di intervento.
Ma andiamo con ordine. Il progetto Bigogno riprende l’idea di ridisegnare la galleria Tito Speri sfruttandone la larghezza per separare fisicamente il percorso dedicato a pedoni e ciclisti (5,40 metri di ampiezza) e quello per i veicoli (otto metri, sufficienti per due carreggiate). Contemporaneamente, prevede la riapertura del tunnel perpendicolare che dal fondo del vicolo in corrispondenza di via Pulusella arriva fino alla Tito Speri, dove è segnalato da una porticina.
Nell’intersezione tra le due gallerie verrebbe inserito il «pozzo» verticale che sbucherebbe in Castello, appena a sud del viale alberato che dalla salita da via San Faustino conduce alla rotonda di fronte all’ingresso monumentale del complesso. Lo scavo del pozzo, 5 metri di diametro e 45 di profondità, in grado di contenere due cabine ascensori, avverrebbe dall’alto grazie ad una fresa capace di frantumare la roccia, consentendo via via di armare le pareti inserendo contestualmente gli impianti tecnologici e le scale d’emergenza.

L’accesso dei pedoni all’ascensore potrebbe avvenire sia da via Pulusella, attraverso il tunnel lungo circa 120 metri, sia dalla Tito Speri: in questo caso la distanza dall’imbocco nord verso Fossa Bagni sarebbe di circa 300 metri, da quello sud verso via Mazzini di 120 metri. All’uscita, per raggiungere l’ingresso del Castello ci sarebbero circa 95 metri da percorrere.
I due ascensori potrebbero trasportare 200 persone l’ora, con un tempo di percorrenza di circa un minuto e mezzo per superare 45 metri di dislivello. Capitolo tempi e costi: l’architetto Bigogno ha calcolato che per i lavori in galleria servirebbero circa 2 milioni di euro, un milione per il recupero del tunnel Pulusella, e un altro milione per la costruzione di pozzo e ascensori.
Il costo d’esercizio sarebbe paragonabile «a quello necessario per la manutenzione di un ascensore doppio per un palazzo di dodici piani». I tempi di realizzazione, riferendosi a quelli impiegati a Pontremoli per un pozzo di circa 40 metri di profondità, si aggirerebbero attorno agli otto/dieci mesi.
Il progetto della Giunta Paroli

C’è anche un «progetto fantasma» tra le proposte avanzate nel corso degli anni relative all’accessibilità al Castello. Si tratta dell’ascensore inclinato progettato assieme al parcheggio sotto la galleria Tito Speri, cavallo di battaglia della giunta di Adriano Paroli (2008-2013) e poi cancellato assieme al park sotterraneo. Il progetto complessivo (valore 21,2 milioni di euro) era stato affidato a Brescia Mobilità che avrebbe avuto in concessione per 52 anni la struttura capace di ospitare 600 vetture in dieci «torri» automatizzate.
Accanto al parcheggio, l’ipotesi di un ascensore inclinato che dal piano -6 del parcheggio, con una fermata intermedia al piano -2 (ovvero a livello della galleria Tito Speri, quindi accessibile anche ai pedoni attraverso un breve percorso inserito nella roccia) sarebbe approdato appena sotto il viale alberato sopra il curvone di via del Castello salendo da San Faustino. Soluzione raggiunta dopo che la prima ipotesi (l’uscita sul piazzale Locomotiva) era risultata impraticabile per la presenza, lungo il tragitto dell’ascensore, delle cisterne dell’acquedotto interrate nel prato proprio sotto il belvedere.

Nel 2012 Brescia Mobilità aveva portato il progetto allo stato di definitivo, in attesa dell’approvazione della Valutazione di impatto ambientale relativa proprio all’ascensore. La discussione aveva dato conto di criticità determinate dai vincoli monumentale e ambientale, poi superate. Ancora da risolvere erano invece gli ostacoli relativi alle barriere architettoniche: bocciata l’ipotesi di creare un sistema di gradoni per arrivare all’ingresso monumentale del Castello, restava anche da ridisegnare la rampa dopo il portale, di pendenza eccessiva rispetto alle norme sulle barriere architettoniche
Tutti dettagli che avrebbero potuto essere affrontati e risolti, se non che l’intero progetto - pesantemente criticato dalle opposizioni in Consiglio comunale e dalle associazioni ambientaliste - venne accantonato definitivamente con il cambio di Amministrazione in Loggia e il ritorno del centrosinistra alla guida della città.
Il «progetto Cadeo»

Dall’uscita ovest del parcheggio di Fossa Bagni, fino all’estremità nord di piazzale Locomotiva. È il tracciato, per gran parte scavato nella roccia e solo nell’ultimo tratto all’aperto su un binario sopraelevato retto da piloni, ipotizzato nel progetto attualmente in fase di elaborazione da parte di Brescia Mobilità. L’idea progettuale di partenza è quella disegnata ancora nel 2017 dallo studio dell’architetto Piero Cadeo per gli Amici del Cidneo, che hanno donato il progetto al Comune di Brescia.
Progetto - nelle sue linee di massima - fatto proprio anche da Regione Lombardia che nell’agosto 2020 lo inserì nelle 122 opere da finanziare nel Bresciano per il triennio 2020-22 nel «Programma degli interventi per la ripresa economica»: quattro milioni appostati all’epoca, in attesa di ricevere il progetto per poter staccare l’assegno. A questi fondi si aggiunsero poi oltre 188mila euro per la progettazione dal bando «Italia City Branding 2020» del Consiglio dei ministri.

L’impianto si inserirebbe nel più ampio progetto di superamento delle barriere architettoniche, che tramite un sistema di ascensori (in fase di discussione il progetto Scherer) porterà tutti fino al piazzale della Mirabella.
In mano a Brescia Mobilità, che a giugno ha stilato il progetto di fattibilità tecnico-economica, e in base alle indicazioni della Soprintendenza, che a maggio ha dato un sostanziale assenso al progetto definitivo-esecutivo, il disegno Cadeo ha cambiato volto: i binari e le cabine sono passate da due a una sola; l’ascensore panoramico in vetro che si immaginava corresse soprattutto all’esterno, si è trasformato in una più modesta cabina che viaggia in gran parte nella roccia; il «portale» d’accesso all’atrio interrato da cui partirà l’ascensore in corrispondenza di Fossa Bagni (Cadeo immaginava una cornice in corten) è stato ridimensionato in modo da ridurre l’impatto visivo, così come la stazione d’approdo in Castello.
Da Fossa Bagni, entrando negli ambienti già esistenti sotto la scala che sale verso il colle, e che saranno opportunamente ampliati, si percorrerà un corridoio allestito con videowall fino ad un atrio illuminato da un lucernario da dove si accederà alla piattaforma di partenza e arrivo della cabina.

Con un tracciato lungo 112 metri, l’ascensore supererà un dislivello di 70 metri con una pendenza tra i 32 e i 35 gradi. La cabina avrà una capienza di 32 persone, e con un tempo di percorrenza di circa due minuti e mezzo per andata e ritorno compresi tempi di imbarco e sbarco, e 24 corse l’ora, potrebbe trasportare 768 passeggeri ogni 60 minuti. Quanto ai costi di realizzazione, Brescia Mobilità li ha preventivati in poco più di 5 milioni (Iva compresa), mentre i costi di esercizio sarebbero di 160mila euro l’anno (consumi, manutenzione, pulizia, sorveglianza tra le varie voci).
Secondo il cronoprogramma, siamo nella fase di progettazione definitiva - con l’incertezza dei tempi di approvazione della Soprintendenza - cui seguirà la gara d’appalto per il progetto esecutivo e i lavori. In una previsione ottimistica l’opera potrebbe essere conclusa a metà del 2023.
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