Acquedotti colabrodo: Ato vara il maxi-piano da 600 milioni di euro contro la dispersione
L’acquedotto bresciano è un mezzo colabrodo. In media vengono persi per strada quattro litri su dieci. Una situazione «inaccettabile» soprattutto ora che di acqua ce n’è davvero poca, i sindaci sono costretti a limitarne l’uso e i fiumi sono a secco. Anche l’ultimo report Arera lo conferma.
L’Autorità nazionale ha fotografato «la qualità tecnica del servizio idrico integrato» in tutti i gestori italiani. Nel macro-indicatore «M1», quello riferito alle perdite della rete, sia Acque Bresciane che A2A Ciclo Idrico vengono bacchettate con «penalità» per i risultati (non) raggiunti nel biennio 2018-2019. Solo Asvt porta a casa un «premio» di 878mila euro, piazzandosi secondo operatore idrico in Italia nella classifica di riduzione delle perdite. Sia chiaro, il trend mostra dati in miglioramento anche nel Bresciano. Ma troppo lentamente rispetto alle esigenze.
Il Piano di bacino al 2045
Così l’Ufficio d’Ambito di Brescia (Ato) sta lavorando a un aggiornamento del Piano di bacino al 2045, rimpinguando il capitolo investimenti dedicati all’acquedotto. Una «terapia d’urto» che dovrebbe portare a investire circa 600 milioni di euro contro le perdite nei prossimi vent’anni.
Il 15 giugno Arera ha organizzato il convegno «Qual è lo "stato di salute" del servizio idrico integrato sul territorio?», fornendo dati e prospettive. Il tema delle perdite resta critico. In Italia il 40,7% dell’acqua immessa in rete si perde per strada prima di arrivare al contatore di casa. Nel Bresciano va leggermente meglio (39,5%), ma in un anno vengono «buttati» quasi 80 milioni di metri cubi. Un’enormità. Come 20 centimetri del lago di Garda. La situazione è molto diversificata: A2A ciclo idrico è passata dal 43,4% del 2018 al 37,2% del 2021 (27,9% a Brescia città); la media di Acque Bresciane è al 48,4%, anche a causa dei Comuni acquisiti dove l’acquedotto era malmesso (cosa che ha fatto alzare la media). Fatto sta che questi numeri certificano come - in un’epoca di siccità e cambiamenti climatici - la prima cosa sia salvaguardare il «bene acqua». Azzerando o almeno riducendo le perdite.
Il Piano
Nel 2016 l’Ufficio d’ambito di Brescia ha messo a punto il Piano di bacino, vale a dire tutti gli investimenti sul ciclo idrico necessari nel territorio bresciano: depuratori, fognature e acquedotti. In tutto 1 miliardo e 420 milioni di euro. In questi anni una buona fetta è stata realizzata. «Ci siamo concentrati molto sul tema depurazione - spiega il direttore dell’Ato Marco Zemello -: avevamo e abbiamo ancora molti agglomerati in infrazione europea per la mancata depurazione dei reflui. Molte situazioni sono state risolte. Le altre sono in via di risoluzione o sono comunque pianificati gli interventi per uscire dall’emergenza». Il tema acquedotti «non è stato dimenticato» assicura Zemello. Ma è vero che è rimasto più sullo sfondo.
Nel 2017, per altro, Arera ha istituito il sistema di qualità-tecnica, funzionale al raggiungimento di una serie di obiettivi: contenimento delle perdite idriche (macro-indicatore M1), riduzione delle interruzioni del servizio (M2), miglioramento della qualità dell’acqua erogata (M3), adeguatezza del sistema fognario (M4), riduzione dello smaltimento dei fanghi in discarica (M5) e miglioramento della qualità dell’acqua depurata (M6). Tenendo conto delle nuove necessità, il Piano investimenti del 2016 «dovrà dunque essere aggiornato con un focus specifico su acquedotti e dispersione, dove noi ipotizziamo si possa concentrare la maggior parte dei nuovi investimenti» spiega Zemello. Il prossimo mese servirà per quantificare e dettagliare gli interventi. Ma più o meno la metà degli investimenti previsti nei prossimi ventitré anni sarà dedicata a migliorare la rete di distribuzione dell’acqua. Una cifra che dovrebbe aggirarsi attorno ai 600 milioni di euro.
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Le risorse: bolletta e Pnrr
Come ogni investimento del ciclo idrico, la principale fonte di finanziamento sarà la tariffa, vale a dire la nostra bolletta. Ma si attingerà anche a risorse pubbliche, a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Asvt a fine 2021 ha già ottenuto dal Pnrr 27,5 milioni di euro per l’acquedotto di Valle, da Bovegno e Sarezzo (con possibile prolungamento in città), progetto non contenuto nel Piano Ato del 2016: i tempi prevedono l’aggiudicazione dei lavori entro il 30 settembre 2023 e il completamento entro il 31 marzo 2026.
Anche A2A Ciclo Idrico e Acque Bresciane hanno candidato due progetti ai bandi Pnrr e sono in attesa di risposta. A2A ha predisposto il progetto «digitalizzazione e riduzione delle perdite»: vale 23,1 milioni, coinvolge 9 Comuni, prevede 15 interventi e punta a «distrettualizzare» 883 chilometri di rete, così da monitorare al meglio eventuali perdite, e ridurre entro il 2026 la dispersione di almeno il 15%. Acque Bresciane ha invece candidato un progetto che riguarda 900 km di rete, 9 sistemi idropotabili, 110 mila abitanti e 13 Comuni. Il piano vale 24 milioni, 19 quelli chiesti al Pnrr.
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