Bassa

Desirée, la testimonianza postuma: «So chi è il mandante»

Un 56enne afferma di aver raccolto un’altra verità da un parente ora non più in vita
A ridare vigore al caso l’esposto presentato in procura dal padre di Desirée - © www.giornaledibrescia.it
A ridare vigore al caso l’esposto presentato in procura dal padre di Desirée - © www.giornaledibrescia.it
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L’inchiesta bis è a un bivio. Da una parte tre dei quattro condannati in via definitiva che smentiscono una verità diversa rispetto a quanto già scritto dalla giustizia e dall’altra chi denuncia, e continua a farlo, rapporti torbidi e vicende inquietanti.

il caso di Desirée Piovanelli si arricchisce di una nuova deposizione. Dopo gli interrogatori come persone informate sui fatti dell’adulto del gruppo Giovanni Erra, e dei minori all’epoca dei fatti Nico, Mattia e Nicola, tutti puniti per aver partecipato al delitto della 14enne di Leno nel settembre del 2002, in Procura è stato ascoltato un 56enne del paese della Bassa che aveva raccolto la denuncia di un parente in punto di morte. Racconto poi messo nero su bianco e consegnato al pm Barbara Benzi.

«So come sono andati i fatti» confessó l’uomo in passato coinvolto in inchieste a sfondo sessuale, poi deceduto per un tumore. Fornì un nome di quello che riteneva essere il mandante del delitto e che sarebbe legato al mondo della prostituzione minorile e dello spaccio. Pista poi seguita anche dal padre di Desirée che nel suo esposto presentato un anno fa per chiedere la riapertura dell’indagine sull’omicidio della figlia aveva allegato anche la testimonianza di chi non è riuscito a parlare perché ucciso dalla malattia.

E dunque l’inchiesta ora è nella fase calda tra la possibilità dell’archiviazione e quella di una proroga delle indagini. Perché chi ha già pagato il conto con la giustizia per la morte di Desirée ha negato il coinvolgimento di un quinto uomo mai identificato e allo stesso tempo spazzato via l’ombra della pedofilia, ma c’è una fetta di Leno convinta invece che non tutto sia stato scoperto rispetto a 17 anni fa. Può essere solo una suggestione di massa dettata dal vortice di voci di paese che mai si è fermato? Gli inquirenti indagano e di certo la vicenda non lascia indifferente Leno che sussulta ad ogni novità.

Dal fantoccio con il teschio fatto trovare sul cancello di casa Piovanelli pochi giorni dopo la deposizione in procura del padre della vittima, passando per i manichini appesi sugli alberi in piazza, fino ad arrivare ai cartelli con la falsa notizia dell’arresto del mandante del delitto, affissi in paese il giorno successivo, a luglio, dell’interrogatorio di Giovanni Erra. Nel frattempo la famiglia di Desirée attende. «Sulla scorta degli ultimi accadimenti a Leno ed in ragione della prosecuzione delle indagini da parte della Procura, insistiamo nelle nostre convinzioni» commentano Maurizio Piovanelli e il suo legale Alessandro Pozzani. «Auspichiamo fiduciosi che si riesca finalmente a portare e disegnare un ulteriore quadro di come e quali siano state effettivamente le motivazioni ed i risvolti oscuri della morte di Desirée».

 

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