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Omicidio di Desirée, gli elementi per riaprire il caso

Sul giubbino della ragazza uccisa a Leno nel 2002 erano state ritrovate tracce biologiche appartenenti a un uomo rimasto sconosciuto
Desirée Piovanelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
Desirée Piovanelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Una traccia biologica. Un particolare che era già era emerso, ma che nessuno ha mai preso in considerazione. Fino ad oggi. Questo potrebbe portare a riscrivere il caso di Desirée Piovanelli, la 14enne bresciana uccisa nel settembre del 2002 a Leno, nel Bresciano, dai tre amici coetanei e da un adulto. Tutti condannati in via definitiva con il solo maggiorenne, Giovanni Erra, ancora in cella. Ma almeno un'altra persona potrebbe aver partecipato al delitto. 

Sul giubbino che la vittima indossava al momento del ritrovamento è stata isolata una doppia traccia riconducibile «ad un soggetto di sesso maschile diverso dagli indagati» come scrissero i Ris di Parma, con una relazione firmata dall'allora comandante Luciano Garofano. La doppia traccia è stata ritrovata sul gomito destro e all'altezza del costato. A chi appartiene? Il padre di Desirée Piovanelli ora vuole la verità. Un anno fa ha presentato un esposto in Procura a Brescia sostenendo una tesi diversa rispetto a quella agli atti processuali. 

«Perché mia figlia non è stata uccisa per aver detto no ad un rapporto sessuale. Dietro a quell'omicidio ci sono un mandante e un giro di pedofilia», è quanto riferito dal genitore della vittima al sostituto procuratore Barbara Benzi qualche giorno prima di ritrovarsi sul cancello di casa un fantoccio con un teschio. «Un atto intimidatorio», dicono i legali della famiglia Piovanelli. Gli stessi avvocati che ora hanno depositato in Procura una richiesta ufficiale per trovare di chi sia il dna della traccia biologica rimasta per 17 anni solo nelle carte dell'inchiesta. «Spero che questa traccia possa portare alla verità. Anche se ancora oggi non so perché non sia stata analizzata all'epoca», ha commentato Maurizio Piovanelli, il padre di Desirée. «Ora mi auguro che la Procura cerchi questo soggetto ignoto», ha aggiunto. 

«Quella traccia biologica è ancora catalogata nei laboratori dei Ris di Parma. Può essere la chiave per sbloccare il caso nella direzione che il padre di Desirée ipotizza», spiega l'avvocato Alessandro Pozzani, legale della famiglia della 14enne. 

Per il delitto di Desirée Piovanelli sono stati condannati in via definitiva gli allora minori Nicola Bertocchi, Nicola Vavassori e Mattia, che hanno scontato le pene di 18, 15 e 10 anni oltre all'unico adulto del gruppo, Giovanni Erra ancora in cella e che dal carcere ha dato mandato ai suoi legali di chiedere la revisione del processo.

 

 

 

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