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Delitto Desirée, Erra e le nuove prove vecchie di 16 anni

Non erano stati ritenuti credibili alibi e racconti di chi oggi chiede la revisione del processo
DESIREE, TORNA LA VECCHIA TESI
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C’è un padre convinto che tutta la verità non sia stata scritta. E poi c’è un condannato che racconta di sapere chi può svelare come sono andati davvero i fatti.

Da una parte Maurizio Piovanelli, papà di Desirée, che nei giorni scorsi è già stato ascoltato dagli inquirenti bresciani dopo l’esposto presentato in Procura per chiedere di individuare il presunto mandante del delitto di sua figlia che sarebbe da rintracciare nel mondo della pedofilia, e dall’altra Giovanni Erra, condannato a 30 anni, che ora dice: «Non c’entro con l’omicidio» e che vuole chiedere la revisione del processo.

Ma perché un uomo trascorre 16 anni in cella prima di invocare una nuova giustizia? 

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