Bassa

Caso Wte, «il mais concimato coi gessi non è pericoloso»

Le analisi escludono contaminazioni, il sindaco di Lonato dà il via libera all’utilizzo
Nel 2020 erano stati sequestrati campi e colture su cui erano stati utilizzati i gessi di Wte - Foto © www.giornaledibrescia.it
Nel 2020 erano stati sequestrati campi e colture su cui erano stati utilizzati i gessi di Wte - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Le duecento tonnellate di mais concimate con i gessi della Wte a Lonato possono essere utilizzate. Il sindaco Roberto Tardani nel giugno dello scorso anno aveva bloccato i raccolti in attesa dei risultati delle analisi di Ats e Istituto Zooprofilattico, volte a comprendere se quel prodotto rappresentasse un pericolo per la salute, degli animali nutriti a trinciato prima, degli esseri umani poi. Ebbene, i risultati delle analisi sono arrivati: «Non si ritiene che il pastone di mais campionato sia contaminato da arsenico, zinco, rame, nichel, selenio, policlorobifenili (Pcb); polibromobifenileteri (Pbde), pesticidi organoclorurati (Oc), pesticidi organofosfati (Op), idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e fluoruri, ovvero non superi i rispettivi limiti massimi previsti dalle normative vigenti, quando definiti». È la sintesi cui è giunto il Dipartimento veterinario e sicurezza degli alimenti di origine animale di Ats.

Una sintesi dettagliatissima, elemento per elemento, trasmessa al sindaco che ha quindi firmato l’ordinanza con la quale sblocca il mais stoccato sin qui presso l’azienda di Mazzano di Simone e Cristian Bianchini, e ne autorizza l’utilizzo quale alimento animale.

L’indagine

Simone Bianchini risulta nell’elenco degli indagati per smaltimento illecito di rifiuti nell’ambito dell’inchiesta Wte: contoterzista, si occupava di spargere nei campi della Bassa bresciana i gessi di defecazione prodotti dall’azienda ed era affittuario dei 18 ettari di campi, a Lonato, finiti sotto la lente dei Forestali. Questi ultimi sempre a Lonato avevano individuato una «discarica abusiva» in alcuni terreni affittati da Wte «sistematicamente destinati a luogo di scarico e smaltimento di materiali qualificabili come rifiuti».

Le analisi

Tardani è stato l’unico sindaco, che risulti, dei circa ottanta paesi coinvolti dalla vicenda (in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia) a muoversi con tanta decisione. Tra campionamenti e analisi è servito circa un anno, ma nonostante sia possibile che con il passare del tempo (le indagini sulla Wte risalgono al 2018- 2019) gli inquinanti si siano diluiti, ora quel mais è praticamente pulito: le tracce dei metalli presi in esame sono tutte esigue e ben al di sotto delle concentrazioni massime ammesse dai diversi regolamenti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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