Sindaci contro le discariche: «Colmi di rifiuti, basta nuovi impianti»

Un appello corale, sottoscritto da 24 Comuni bresciani - incluso il capoluogo – sarà inviato nelle prossime ore alla Regione per chiedere di non indebolire il fattore di pressione, lo strumento normativo che, finora, ha rappresentato un argine alla concentrazione di impianti di smaltimento rifiuti in territori già saturi.
Cazzago San Martino, Travagliato, Brescia, Bagnolo Mella, Offlaga, Pralboino, Borgosatollo, Leno, Longhena, Castenedolo, Bassano Bresciano, Verolavecchia, Calcinato, Seniga, San Paolo, Pontevico, Cigole, Dello, Berlingo, Castrezzato, Trenzano, Lograto, Mairano e Borgo San Giacomo hanno firmato il documento che chiede a Palazzo Lombardia di fermarsi: «La nostra provincia – si legge – non può continuare a essere la pattumiera d’Italia».
La preoccupazione è che, con la revisione del Programma regionale di gestione dei rifiuti, possa passare una modifica che consenta deroghe al fattore di pressione anche in presenza di bonifiche, in particolare per aree ricomprese entro 10 km da un Sin (Sito di interesse nazionale). Una deroga che, secondo i firmatari, spalancherebbe la porta a nuovi progetti impattanti, come accaduto nel caso della discarica Macogna.
L’incontro
Durante l’incontro pubblico del 5 dicembre a Bagnolo Mella sono emersi altri nodi, come quello legato al nuovo impianto previsto a Offlaga, che ha già ricevuto un primo stop dalla Provincia. Ma a preoccupare soprattutto sono i numeri. Secondo il Rapporto Ispra 2025, riferito ai dati 2023, nella nostra provincia sono stati interrati 1.394.532 tonnellate di rifiuti speciali, pari al 73,21% del totale lombardo e al 17,64% di quello nazionale. Undici le discariche attive nel Bresciano: la metà delle 22 lombarde.
«A questo quadro già grave – spiega Dario Selleri del comitato "100% Bassa" – si aggiungono quasi 6 milioni di metri cubi già autorizzati tra nuovi impianti e ampliamenti, più altri 4,5 milioni ancora disponibili». Per questo i Comuni chiedono una moratoria immediata su nuove discariche e ampliamenti, e che il principio di autosufficienza impiantistica venga ridefinito su scala provinciale, e non più regionale.
Mossa bipartisan
A sostenere la richiesta c’è anche una parte del Consiglio regionale. La consigliera Pd Miriam Cominelli è tra i firmatari di una richiesta ufficiale di incontro al presidente Fontana, inviata il 3 novembre. Con lei, Massimo Vizzardi (Azione), Paola Pollini (M5s) e Floriano Massardi (Lega). Una mossa bipartisan che testimonia la trasversalità della preoccupazione. «Mi auguro che il presidente accolga la richiesta – dice Cominelli – anche perché una modifica così impattante non passerà né in commissione né in aula. Il piano rischia di essere approvato direttamente in Giunta, senza alcun confronto con i territori». Nel frattempo la consigliera ha depositato un pacchetto di osservazioni: «Le ho scritte tenendo conto delle richieste dei sindaci e dei comitati: è fondamentale rafforzare la tutela dei territori, non allentarla. Il fattore di pressione va potenziato, non indebolito».
Il Broletto
Sulla stessa linea anche la Provincia, che ha inviato le proprie osservazioni il 13 settembre scorso in fase di Vas (Valutazione ambientale strategica): «Realizzare nuove discariche o ampliamenti – si legge nel documento firmato da Giovanmaria Tognazzi – adducendo necessità provinciali o regionali, per poi accogliere rifiuti da tutta Italia, non può più essere tollerato». I dati riportati parlano chiaro: 15,6 tonnellate di rifiuti speciali in discarica per abitante a Brescia contro meno di una nelle altre province lombarde; 4.140 tonnellate per chilometro quadrato, dieci volte la media regionale.
A pochi giorni dalla discussione in Giunta la tensione resta alta. «Abbiamo fatto tutto il possibile per portare la voce dei territori in Regione – conclude Cominelli –. Sarebbe gravissimo approvare un provvedimento simile ignorando le richieste di chi, da anni, si batte per un equilibrio ambientale minimo».
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