Cosa si sta facendo per contrastare la siccità nel Bresciano

È un’emergenza cronica, che invoca soluzioni rapide e radicali. Centinaia di sorgenti montane e fontanili della Bassa in secca, falde sempre più basse, i fiumi Oglio, Mella e Chiese esangui o peggio, l’Idro, il Garda e il Sebino in grave sofferenza, i ghiacciai stremati.
Alla pioggia e alla neve mancate nel 2022 si aggiungono le assenze di quest’anno. Già in primavera - con queste temperature e l’inizio delle attività agricole - la situazione rischia di farsi drammatica. La siccità non è un problema solo per la campagna (e l’economia che sviluppa): mette in crisi i rifornimenti domestici. Poco liquido nelle rogge, ma anche nei rubinetti di casa.
Oggi, mercoledì 22 marzo, si celebra la Giornata mondiale dell’acqua con lo slogan «Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria». Perché, accanto a interventi puntuali, serve una diversa gestione della risorsa. Le parole d’ordine sono «più accumulo e risparmio» attraverso investimenti e tecnologie.
Nella provincia di Brescia, coordinati dall’Ato (l’Ufficio d’Ambito territoriale ottimale), i tre gestori (Acque Bresciane, A2A Ciclo Idrico e Asvt) sono impegnati a trovare soluzioni strutturali di breve e di lungo periodo. Senza dimenticare che i soggetti in campo sono numerosi, talvolta con interessi contrastanti: dagli enti locali ai Consorzi di bonifica, dalle associazioni degli agricoltori all’industria idroelettrica a quella del turismo. Trovare l’equilibrio sinergico fra le varie esigenze è fatica tanto grande quanto necessaria. In Regione è attivo un tavolo di confronto sul tema.Le soluzioni per i campi
L’estate 2022 è stata da dimenticare per la sete dei campi. La prossima si annuncia peggiore. In questi mesi tanto si è detto su cosa si potrebbe fare. Ad esempio, trasformare le ex cave in bacini di accumulo, ridurre i consumi con l’uso di innovative tecniche di irrigazione, costruire nuovi invasi, usare le acque reflue depurate. Acque Bresciane e A2A Ciclo Idrico stanno sperimentando quest’ultima pratica, una frontiera che promette di dare un notevole contributo (come già in altri Paesi europei).
Da una parte si tratta di garantire alla campagna acqua sana per produrre cibo, dall’altra di creare un sistema razionale di trasporto e diffusione sul territorio agricolo.
Gli interventi per l'uso domestico
L’estate scorsa i gestori sono dovuti intervenire in alcuni Comuni per rimediare alle carenze degli acquedotti, come a Tremosine, San Felice del Benaco, Moniga, oltreché in numerose frazioni di montagna. Quest’anno la situazione si presenta ben più difficile.
La settimana scorsa Acque Bresciane, A2A Ciclo Idrico e Asvt hanno fornito all’Ufficio d’Ambito (che l’ha inviato in Regione) il rapporto sulla situazione idrica. Cresce l’allarme per la primavera e l’estate; molte località dovranno essere rifornite con le autobotti. C’è un generale calo delle falde e delle sorgenti, che fa presagire anche razionamenti. I gestori stanno intervenendo nelle maggiori situazioni di crisi, innanzitutto creando delle interconnessioni fra gli acquedotti in una sorta di mutuo aiuto. In secondo luogo, riattivando sorgenti in sonno e perforando nuovi pozzi. A questo proposito, bisogna segnalare l’iniziativa coordinata dall’Ato, che coinvolge Acque Bresciane e A2A: la ricerca in corso di nuovi bacini idrogelogici in pianura e in Valsabbia grazie a un maxi scanner agganciato a un elicottero.
Le perdite
Sempre i gestori sono impegnati in un’altra azione, purtroppo con risorse inferiori alle necessità (si contava sull’aiuto del Pnrr, che ha valutato in modo positivo i progetti, senza però finanziarli): trovare e riparare le perdite nelle reti idriche. Nel Bresciano vanno sprecati quasi quattro litri su dieci (la media nazionale è 41,4%, mentre quella lombarda è 28,7%). Con una situazione differenziata: si va dall’oltre 70% di perdite a Sulzano, Visano e Losine al 5% di Remedello, Capriolo, Nave e Vione.
La crisi idrica viene da lontano. Non basta invocare la pioggia: bisogna agire. Accelerando il cambiamento.
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