Ambiente

Ci sono 18 comuni bresciani dove il rischio radon è alto

È un gas radioattivo di origine naturale che può essere pericoloso per la salute umana. Il sindaco di Caino: «Bene lo studio, ma servono fondi»
Odolo è tra i paesi valsabbini ad altro rischio radon - Foto © www.giornaledibrescia.it
Odolo è tra i paesi valsabbini ad altro rischio radon - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sono più di 41mila i bresciani che vivono in aree dove è alto il rischio radon, un gas radioattivo di origine naturale classificato nel gruppo uno delle sostanze per le quali vi è la massima evidenza di cancerogenicità.

A stilare l’elenco delle «aree prioritarie» è l’Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa): ha identificato 90 comuni in tutta la regione, 18 dei quali nella provincia di Brescia, per lo più concentrati in Valsabbia e in Valcamonica. Precisamente si tratta di Anfo, Bagolino, Caino, Casto, Idro, Lavenone, Lodrino, Montirone, Odolo, Ponte di Legno, Sabbio Chiese, Temù, Vallio Terme, Valvestino, Vestone, Vezza d’Oglio, Vione e Vobarno. Gli altri comuni indicati si trovano nei territori di Bergamo, Lecco, Milano, Sondrio e Varese.

Sulla scorta dell’elenco dell’Arpa, la Giunta lombarda ha approvato una delibera che rappresenta un primo passo nella direzione di informare, monitorare e ridurre il pericolo di esposizione al radon.

I dati, come si legge nel testo, sono stati raccolti nel corso di due campagne effettuate dall’Arpa negli anni 2003-2004 e 2009-2010: in tutto sono state effettuate 3.933 misurazioni della concentrazione media annuale di radon indoor, distribuite in 551 comuni, pari al 37% dei comuni lombardi. «Le aree prioritarie - chiarisce la relazione Arpa - sono definite come le zone in cui si prevede che la concentrazione media annua di attività di radon in aria superi il livello di riferimento, assunto pari a 300 Bq/m3, in un numero significativo di edifici». La loro individuazione, viene aggiunto, «ha lo scopo di definire le priorità d’intervento nelle strategie di gestione del problema radon, sia in termini di misurazione, sia di attuazione di interventi di prevenzione».

Dove sono i comuni a rischio radon - © www.giornaledibrescia.it
Dove sono i comuni a rischio radon - © www.giornaledibrescia.it

La delibera ha suscitato immediate reazioni. Il gruppo consiliare Lombardia Migliore valuta positivamente l’approvazione: «A causa delle sue caratteristiche chimiche, il radon si diffonde dal luogo in cui si forma e può accumularsi in ambienti chiusi, come le abitazioni e i luoghi di lavoro non adeguatamente isolati dal terreno, raggiungendo a volte concentrazioni rilevanti e pericolose per la salute umana. Diversi studi epidemiologici hanno evidenziato una relazione diretta tra l’esposizione continua al radon e il rischio di sviluppare il tumore polmonare. Un progetto di legge sul radon era stato proposto da Roberto Cenci e sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio regionale, ma non fu calendarizzato per la discussione in aula prima della fine della scorsa legislatura».

Il sindaco di Caino Cesare Sambrici punta invece l’attenzione sul nodo risorse: «Del radon si parla da anni. Ben venga lo studio che è stato effettuato, ma servono anche strumenti e fondi per poter intervenire». La delibera approvata infatti non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio regionale. La speranza è che entro settembre ottenga il via libera il Piano nazionale d’azione per il radon, al quale sono legati cospicui finanziamenti: «L’iter di adozione - riferisce il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin - è in fase avanzata».

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