I tumultuosi anni 2000 a Brescia tra Pcb, Euro, terremoto e blackout

Quello dal 2000 al 2005 fu un quinquennio denso di grandi avvenimenti globali con ricadute anche sulla nostra Provincia
Il terremoto a Salò del 25 novembre 2004 - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Il terremoto a Salò del 25 novembre 2004 - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il 2000 si annuncia sotto i sinistri presagi di un millenarismo 2.0, con il temutissimo «millenium bug». Se il guaio informatico legato al cambio di data tra il 31 dicembre 1999 e il primo giorno del Ventunesimo secolo si rivelerà ben poca cosa, il quinquennio a seguire sarà invece segnato da stravolgimenti e cataclismi a tutti i livelli. Dal contesto locale a quello planetario, non senza ricadute, anche in questo secondo caso, per il Bresciano.

La protesta dei migranti

Nel maggio 2000, la città diviene l’epicentro di una protesta di respiro nazionale. Quella dei migranti: 5.000 di loro (su 15mila totali), per lo più indiani e pakistani, vedono rigettata la richiesta di beneficiare della sanatoria 1998. Ne deriva un presidio permanente con tende tra la Loggia e piazza Vittoria, il tentativo dei sindacati e delle istituzioni di trovare una soluzione, l’intervento del governo e cortei fino a Roma.

Alla fine i permessi di soggiorno arriveranno per molti, il questore Gennaro Arena – mediatore equilibrato tra esigenze di ordine pubblico e tutela dei diritti dei migranti – sarà trasferito a Catanzaro (decisione poi revocata alla luce della levata di scudi politica) e agli archivi quei 45 giorni a alta tensione andranno come «la protesta dei pakistani».

Brescia e gli Alpini

E pensare che proprio 24 ore prima dello scoppio della protesta si è conclusa la tre giorni dell’Adunata nazionale degli Alpini, la 73esima, ospitata dopo 30 anni dalla Leonessa. Un’invasione colorata e pacifica che vede sfilare domenica 14 maggio 300mila penne nere in un maxi corteo di dieci ore davanti a Sergio Mattarella, allora ministro della Difesa, accolto «con gli applausi ma anche con bordate di fischi» riporta il GdB, poiché promotore della legge che abolisce la leva obbligatoria.

La sfilata degli Alpini - New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
La sfilata degli Alpini - New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

È l’occasione comunque per presentare l’ampliamento della scuola Nikolajewka, il museo «vivo», orgoglio degli Alpini bresciani.

Caffaro e Pcb

Un anno più tardi, nell’estate 2001, mentre la città cerca di cambiare pelle (è di quei mesi il lancio del Piano Carmine) emerge in tutta la sua deflagrante portata la «bomba» ecologica del caso Caffaro, per un secolo azienda chimica leader che si tramuta nella vulgata giornalistica e nella percezione collettiva in «fabbrica dei veleni». Non che le anomalie in passato non fossero state denunciate, anche sul GdB: rogge che cambiavano colore, raccolti bruciati, alberi che perdevano le foglie d’estate. Ma alla prima segnalazione del tasso di inquinamento dalle colonne di Repubblica (13 agosto), il caso deflagra e diviene amministrativo, politico e di sanità pubblica, una ferita per Brescia ancora aperta un quarto di secolo dopo.

Un’intera fetta di città – il «quadrilatero al Pcb», sigla che entra sinistramente nella quotidianità dei cittadini – viene assoggettata a vincoli e divieti. All’area dello stabilimento di via Milano se ne aggiungono poi altre, in cui sono stati conferiti nei decenni terreni contaminati e scarti di lavorazione: da via Livorno a Passirano e Castegnato. Sulle colonne del GdB si declina, col passare dei mesi, la vita in sospeso di un intero quartiere, l’esistenza stravolta di agricoltori cui viene portato via tutto, campi e bestiame. Per la Leonessa è l’inizio di una dolorosa pagina su cui la parola fine dev’essere ancora scritta.

L’11 settembre

Meno di un mese dopo lo scoppio del caso, è il mondo intero a vedere sovvertito il proprio ordine con l’11 settembre e l’abbattimento delle Torri Gemelle di New York. È l’inizio di un quarto di secolo di grandi contrapposizioni globali, i cui sviluppi cruenti conosciamo in queste ore. Ma già in quei giorni di incredulità e disorientamento, l’eco profonda del dramma di Ground zero arriva forte a Brescia.

Il GdB raccoglie testimonianze da parte di bresciani nella Grande Mela: il 2 ottobre racconta anche la storia di un giovane pilota di Mompiano che ha incrociato alla scuola di volo in Arizona Al Ghambi, uno dei dirottatori, e successivamente in Florida altri due attentatori. Pochi giorni dopo un altro dramma aviatorio: a Linate si schianta un aereo passeggeri si schianta in decollo: dei 118 morti quattro sono bresciani.

L’Euro

Poche settimane e con l’arrivo del 2002, l’Italia subisce un altro scossone. La lira, storica moneta, esce di scena (fatto salvo un periodo di transitoria convivenza) per cedere il passo all’euro. L’avvento del nuovo conio è un trauma. «Solo il 3 per cento degli italiani, mercoledì 2 gennaio, ha effettuato pagamenti in euro» racconta il quotidiano il 4 gennaio, sancendo la maglia nera in Europa.

Le code per il ritiro dei nuovi kit alle Poste e in banca – pacchetti con assortimento di tagli di banconote assortiti – preludono l’allarme prezzi e inflazione. Però i bresciani impiegano poco a prendere confidenza col nuovo conio: «Bresciani calmi davanti al ciclone euro» titola già ai primi di gennaio il quotidiano.

Afa e blackout

Fa specie parlarne dopo aver conosciuto nella coda di giugno un caldo mai registrato nel periodo da 75 anni. Eppure il metro di paragone dell’afa è proprio l’estate 2003. Consumi record, con la prima massiva diffusione dei condizionatori domestici, impongono il ricorso a distacchi di massa, con grandi aziende energivore ferme e corrente a singhiozzo a fasce orarie di giorno in giorno preannunciate per singole zone di città e comuni.

Gli elenchi campeggiano sulle pagine del quotidiano dove campeggia lo spauracchio: «Oggi torna il rischio blackout». L’apice dei disagi si raggiunge il 28 settembre: un problema alle linee di interconnessione tra Svizzera e Italia genera il più grande blackout della storia italiana. Quasi tutto il Paese è al buio, fermi i treni. «Blackout, la lunga notte dell’Italia» titola il GdB a tutta pagina. Il Bresciano, va detto, se la cava con tre ore di paralisi.

Il terremoto

Ben altro impatto ha in ogni caso l’anno dopo il più grave episodio sismico della storia bresciana recente: il terremoto di Salò del 24 novembre 2004. Pochi istanti prima della mezzanotte la terra sussulta per 25 interminabili secondi: il GdB riesce – grazie al fotografo Gabriele Strada, già munito delle prime connessioni «mobili» – a documentare già sull’edizione del 25 anche per immagini lo sgomento di Salò e la rapidità dei soccorsi.

Il terremoto a Salò del 25 novembre 2004 - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Il terremoto a Salò del 25 novembre 2004 - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it

È l’inizio di un racconto che durerà mesi, anni, a fronte di 2.202 persone sfollate fra Garda e Valsabbia, 3.649 immobili privati lesionati come centinaia di edifici pubblici e sacri. Nessuna vittima, solo 5 feriti, 215 milioni di danni. Alcuni mai sanati: è il caso dell’ex ospedale di Fasano, evacuato e mai riaperto.

Lo tsunami

Ma non è finita. Il 26 dicembre, un altro cataclisma sconvolge il Sud-est asiatico: uno tsunami investe una vasta area, dallo Sri Lanka all’Indonesia. Migliaia di turisti stanno trascorrendo le vacanze di Natale in quelle zone, dalle Maldive alla Thailandia. Sono decine le storie di tragedie sfiorate e slanci solidali da parte di tanti bresciani che il GdB racconta per settimane. E bresciana purtroppo è anche una delle dodici vittime italiane, una 45enne di San Polo travolta dalla furia del mare a Phuket.

Una fine drammatica per un quinquennio tumultuoso. Davanti alla quale la consueta generosità bresciana si mobilità: la raccolta varata dal GdB per aiutare i bambini dello Sri Lanka (da dove veniva la piccola Ruchika, che non tornerà mai più tra le braccia dei suoi cari a Castenedolo) si tradurrà nell’ampliamento del centro «Don Bosco Boys Home» di Kandy.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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