Morte di Ghirardini: «Vanno risentiti i dipendenti della Bozzoli»

Decisione del giudice dopo il no all’archivizione dell’inchiesta per istigazione al suicidio
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GHIRARDINI, RISENTIRE I DIPENDENTI
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Il giudice fissa il perimetro della nuova indagine. «L'area grigia da sondare è circoscritta alle ultime ore di vita della vittima, seppur con tutti i limiti e difficoltà legati al decorso del tempo dalla data dei fatti» scrive il gip Elena Stefana nell'ordinanza con la quale ha detto no alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura generale dell'inchiesta sulla morte di Giuseppe Ghirardini. «Non può essere accolta perché le indagini appaiono incomplete» è il giudizio messo nero su bianco. Per la morte dell'operaio dell'allora fonderia Bozzoli di Marcheno, scomparso ad ottobre 2015, sei giorni dopo il suo datore di lavoro Mario Bozzoli e poi trovato cadavere nei boschi di Case di Viso con un'esca al cianuro nello stomaco, sono indagati Alex e Giacomo Bozzoli, nipoti dell'imprenditore scomparso, che devono rispondere di istigazione al suicidio.

Nonostante, si legge agli atti, «difettano testimonianze, esiti di intercettazione, risultanze di tabulati telefonici, filmati o servizi di osservazione, controllo e pedinamento che tratteggino incontri finalizzati ad esercitare pressioni o a instillare in modo subdolo un proponimento mortale».

I lavoratori da risentire. Nel suo provvedimento il giudice ha dato sei mesi di tempo alla Procura generale per «interrogare i dipendenti ed i collaboratori della fallita società Bozzoli srl, per sapere se ricordino l'assenza di Alex, Adelio e Giacomo Bozzoli dai locali aziendali per lasso di tempo significativo nei giorni 14 e 15 ottobre 2015 e se rammentino commenti pertinenti alla manata presentazione al lavoro di Ghirardini o dopo il decesso, di qualche rilievo».

Gli inquirenti dovranno anche riascoltare le due persone che indicarono dove era stata parcheggiata l'auto dell'operaio a Case di Viso e e anche il testimone che, a distanza di tempo dai fatti, disse di aver incrociato in auto proprio vicino al luogo di ritrovamento del cadavere di Ghirardini, una vettura sulla quale - disse - «viaggiavano Bozzoli padre ed il figlio». Dal suo racconto sono emerse contraddizioni che dovrà spiegare.

Cosa è successo? Per il gip: «fino al mattino del 14 ottobre 2015 Ghirardini non aveva dato segno di volersi uccidere, non esternava in alcun modo uno stato di disperazione o di perdita di controllo, nonostante il dispiacere per la scomparsa del datore di lavoro. Quindi - si legge in ordinanza - il suicidio pare il frutto di un repentino mutamento psicologico ed è quindi verosimile che vi siano stati degli sviluppi drammatici e repentini del grave e improvviso evento occorso nella fabbrica Bozzoli, a ridosso e in concomitanza dell'ultimo viaggio di Ghirardini, atti a provocargli uno sconvolgimento interiore così grave e insuperabile, da gettarlo nello sconforto e a indurlo - o a costringerlo - a un gesto estremo».

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