Valsabbia

Tomba profanata a Gavardo: le indagini vanno oltre la famiglia

Gli accertamenti si stanno allargando anche alle persone con cui l'uomo aveva contatti di lavoro
IL GIALLO DI GAVARDO
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Fin da subito, è stato evidente che la profanazione della tomba al cimitero di Gavardo - che appartiene ad un uomo morto a 63 anni per malattia nel 2001 - faceva parte di un piano ben studiato. La circostanza che più di tutte alimenta l’inquietudine della famiglia è che sembra si sia trattato di un'operazione mirata per «controllare» la salma del benzinaio.

Per entrare al camposanto, le persone che hanno profanato la tomba non hanno forzato nessuno dei cancelli ma li hanno scavalcati usando probabilmente delle scale. Per togliere la lapide non hanno utilizzato gli arnesi dei manutentori, regolarmente sotto chiave nel deposito, ma mazze e picconi che hanno poi portato via. La cassa in legno è stata aperta e anche quella più interna tagliata con precisione all’altezza del petto e del volto. I drappi sono stati spostati e poi la salma è stata lasciata così, all’aria aperta ma senza altri gesti di scempio.

Le indagini si sono concentrate sulla vita del benzinaio e su quella dei suoi familiari più stretti su cui non sarebbero emerse ombre. Alcuni approfondimenti sono in corso sulla morte tragica di un fratello del 63enne ma per le forze dell’ordine si era trattato di suicidio. Gli accertamenti si stanno ora allargando alle conoscenze meno strette dell’uomo e della sua famiglia, alle persone con cui aveva contatti di lavoro o per motivi diversi alla ricerca di una possibile motivazione per la profanazione di una tomba 18 anni dopo che era stata chiusa.

 

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