Cultura

Manera: «Torno a Zelig nei panni di un virologo narcisista»

Il comico di Salò sarà nell’edizione «Covid»: «In lockdown ho scritto il nuovo show»
L’artista salodiano Leonardo Manera
L’artista salodiano Leonardo Manera
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Abita a Milano da trent’anni, ma appena può torna dal padre nella natia Salò. Lo sentiamo in radio ogni mattina, eppure continuiamo ad associarlo a «Zelig», di cui è stato uno dei volti storici e più amati. E infatti tornerà anche ora (anche se solo virtualmente) nel locale di cabaret che ha dato i natali ad una generazione intera di comici: Leonardo Manera ha accolto l’appello di Giancarlo Bozzo (direttore di «Zelig») e del ministro Dario Franceschini, partecipando - insieme ad altri 300 artisti (tra cui Giobbe Covatta, Geppi Cucciari, Ale e Franz, Paola Cortellesi e Pozzoli’s Family) - a «Zelig Covid Edition».

Presentati da Claudio Bisio e Vanessa Incontrada, i comici offriranno al pubblico una serata di risate, per sostenere, attraverso una raccolta di fondi, i lavoratori dello spettacolo in difficoltà a causa della pandemia. Per partecipare, basterà collegarsi questo sabato - 30 maggio - a partire dalle 18 al sito www.natlive.it, seguendo lo show in diretta. Leonardo Manera, dopo «Zelig» si è dato alla recitazione e alla radio, tra le altre cose. Lo abbiamo intervistato.

Cosa ci puoi dire della strada fatta fino ad oggi?
Quando ho finito con «Zelig» nel 2013 mi sono spostato a «Colorado», tornando però nel revival del 2016. Dal 2000, tuttavia, faccio spettacoli in teatro. L’ultimo è quello che ho dedicato a mio figlio, «Il primo amore»: sono un padre separato e volevo dare questo punto di vista al pubblico. Ora sto scrivendo uno spettacolo nuovo.

Immagino che sia tutto in stand-by…
Sì, anche perché è impossibile che i teatri riaprano a giugno: è il mese in cui solitamente chiudono… E anche quando si riaprirà, sarà difficile: la capienza sarà di 200 persone distanziate, e - contando chi lavora in teatro - i posti a sedere per il pubblico diventeranno 160, 180. I teatri riusciranno a coprire le spese di gestione? Chissà. Credo che con quei numeri sarà difficile. Andranno avanti i grandi enti, ma chi non ha sovvenzioni farà molta fatica. È quindi tutto in sospeso per chi recita, ma anche per chi lavora nel settore, ovvero i fonici, i tecnici, il service… Ed è un settore che impiega quasi 500.000 persone.

Come ha impiegato il tempo durante il lockdown?
Devo essere produttivo per forza! Scrivo tutti i giorni per il programma a Radio24 e ho continuato a lavorare sullo spettacolo nuovo. E poi mi sono dedicato a mio figlio.

Cosa porterà a «Zelig Covid Edition»?
Il virologo, Piero Picchio, molto narcisista, pieno di sé, che rispecchia le caratteristiche dei virologi di questo periodo. Tende ad aumentare la paura senza dare risposte certe! Ne abbiamo visti tanti e sono stati una fonte d’ispirazione costante!

La comicità, in questo periodo così tragico, può aiutare a superarlo?
La comicità nasce proprio per esorcizzare le grandi paure, come la morte, la fame… È il suo ruolo: fare in modo che si possa resistere anche attraverso il sorriso. Più il momento è complicato, e più c’è bisogno di comicità.

 

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