Roberto Messa, il campione di scacchi che giocò con Ennio Morricone

Si è dedicato alla diffusione della disciplina attraverso la rivista «Torre e cavallo». Ora è tornato in Nazionale
Roberto Messa
Roberto Messa
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Se la serie Netflix del 2020 «La Regina degli scacchi» ha riacceso i riflettori su uno dei giochi più antichi del mondo, è stata la sfida leggendaria tra Fisher e Spassky del 1972 a portare, all’epoca, nuovi giocatori a destreggiarsi tra regina, pedoni e alfieri. Tra questi c’è anche Roberto Messa che da più di 50 anni tiene alto il nome di Brescia tra gli appassionati.

Gli inizi

Il bresciano ha incrociato la scacchiera su una spiaggia della Riviera ligure e non l’ha più abbandonala: «Ho imparato a giocare nell’estate del ’72 come molte persone che seguivano il match tra l’americano Fisher e il russo Spassky. Gli scacchi all’epoca in Italia erano davvero poco conosciuti, ma per quell’evento tutti i giornali cominciarono a parlarne e così tante persone si appassionarono, tra questi c’ero anche io».

Da quelle prime partite con il fratello Giampietro e con gli amici dei «Bagni Colombo» di Spotorno al titolo italiano il passo è stato incredibilmente breve: «Dopo quell’estate ho cominciato a comprare qualche libro, ho scoperto che c’era un circolo di scacchi a Brescia, ho cominciato ad impratichirmi - ricorda Messa che non aveva alcuna reale ambizione -, già dopo 2 anni ero il miglior giocatore di Brescia, poi sono diventato maestro nel 1976 e così senza aspettarmelo a 9 anni dalla prima partita mi sono ritrovato campione italiano assoluto nel 1981».

Il professionismo

L’ascesa nel panorama italiano e l’incontenibile passione portarono Messa a fare una scelta definita da lui stesso folle per l’epoca, passare al professionismo: «In Italia non c’era quasi nessuno che lo facesse - la motivazione era chiaramente economica e il bresciano trovò diversi espedienti per sbarcare il lunario - già nel 1974 cominciai a scrivere di scacchi per il "Giornale di Brescia" poi, negli anni successivi cominciai a collaborare anche con diverse riviste».

La rivista Torre & Cavallo
La rivista Torre & Cavallo

Ed è stata l’editoria, questa volta, a entrare nella sua vita: «Si è presentata l’occasione di rilevare una rivista e l’ho fatto perché avevo fatto il professionista per 6-7 anni, avevo 30 anni e volevo anche cambiare vita; non pensavo che quella scelta mi avrebbe portato a dover interrompere l’attività agonistica, ma è stata sempre molto impegnativa e ho deciso di dedicarmi anima e corpo a quella».

Oggi, a quasi 35 anni da quella decisione, «Torre e Cavallo» è l’unica rivista italiana che si occupa di scacchi ancora attiva: «Una delle poche sopravvissute anche in Europa e proprio per questo, a maggior ragione, continuo con grande impegno. Si sta avvicinando il numero 400 - un traguardo ragguardevole considerando che fino al 2022 sono usciti 11 numeri all’anno, ora ridotti a 6 - e in tutti questi anni sono state vendute un milione e mezzo di copie».

Una vita intera dedicata agli scacchi e sempre guardando al futuro: «Perché fermarsi ora che ho anche potuto riprendere a giocare? Dal 2023, infatti, faccio parte della Nazionale italiana seniores con cui ho partecipato, con grande emozione, anche ai Mondiali a squadre».

L’incontro

Messa con Ennio Morricone
Messa con Ennio Morricone

A proposito di emozioni, resta indimenticabile la partita con il maestro Ennio Morricone: «Era decisamente un discreto giocatore – dice Messa ancora emozionato –. Lo disse anche in diverse interviste che avrebbe preferito diventare campione del mondo di scacchi invece che un musicista, ma fortunatamente la vita ha avuto altri piani per il leggendario compositore cinematografico. Era un grande appassionato del gioco e un abbonato della mia rivista: fu proprio così che mi invitò a casa sua e il ricordo di quella giornata è probabilmente il più bello della mia carriera da editore».

Il futuro

Nel frattempo, dopo decenni di immobilismo, il movimento degli scacchi è tornato a crescere: «I tesserati della federazione negli ultimi 3 anni sono quasi raddoppiati e il trend continua a crescere e anche Brescia non è da meno, anzi: nella nostra provincia siamo all’avanguardia. Tra i punti di riferimento ci sono la Scuola di scacchi di Aristide Zorzi a Sarezzo e l’Accademia dei Pedoni a Brescia. Quest’ultima attività, cominciata una quindicina di anni fa, ha già dato i suoi frutti visto che alcuni dei giovani italiani più promettenti sono proprio bresciani».

Roberto Messa è stato il baluardo degli scacchi bresciani per mezzo secolo ed ora potrebbe aver trovato un erede: «Sono stato il primo ed ero l’unico fino a poco fa, ma finalmente non è più così perché Gabriele Lumachi è appena diventato maestro internazionale a soli 21 anni e ha chiuso gli ultimi campionati nazionali a Torino al terzo posto. Ora potrebbe provare a togliermi anche un altro primato, quello di essere l’unico bresciano ad aver vinto il titolo italiano: sarebbe bellissimo»

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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