Profumi di nicchia, perché ai bresciani piacciono sempre di più

Una volta c’erano i grandi profumi commerciali, con la promessa di un sogno in flacone e le identità pronte all’uso, fatte di volti hollywoodiani e pubblicità in tivù. C’erano e ci sono ancora (insieme a tutti i dupe che promettono di imitarli perfettamente), ma ad essi, specialmente negli ultimi anni, si sono affiancate le fragranze di nicchia. Profumi ed essenze ricercate, che professano valori più autentici, capaci di raccontare una storia personale grazie a materie prime preziose, per costruire l’identità di chi le indossa, come un vestito sartoriale.
Anche Brescia non fa eccezione: questa nuova sensibilità olfattiva ha trovato terreno fertile tra le vie del centro, dove sono sorte profumerie che si discostano dal concetto tradizionale a cui siamo abituati, e che potremmo definire veri e propri atelier dell’olfatto, luoghi in cui il tempo si dilata e la scelta del profumo diventa un’esperienza. Qui le fragranze non vengono solo vendute, ma raccontate con passione, tra scaffali che espongono nomi forse poco noti ai più, ma capaci di sorprendere e di trascinare anche i nasi meno sensibili verso viaggi olfattivi inediti.
Profumi di nicchia a Brescia
La mappa sensoriale cittadina passa attraverso alcune tappe ormai imprescindibili per gli amanti delle fragranze di nicchia. A cominciare da Rawness, in via Gramsci, che fa della materie prime 100% naturali la propria cifra distintiva. Poi ci sono Okumè, in piazza Monsignor Almici, una profumeria artistica dove si incontrano maison indipendenti e ricercate, e À Rebours - Parlour de Parfum, in via Cavallotti, boutique che propone fragranze di alta gamma e composizioni d’autore. Nel cuore della città, si trovano anche – sotto i portici di via X Giornate – Olfattorio Bar à Parfums, un luogo in cui le essenze si degustano come vini, accomodandosi in una speciale postazione, lo storico Mariabruna Beauty in Piazzetta Vescovado, raffinato spazio dedicato a cosmetici e profumi di lusso e Osmotique in Piazza del Mercato, con il suo ambiente accogliente e raccolto, foderato di legni da vecchia bottega storica. Per chi ama i profumi arabi, Kenza in corso Magenta propone invece fragranze della trazione profumiera mediorientale.

Differenze e peculiarità
Ma che differenza c’è tra un profumo di nicchia e uno commerciale? «Per definizione, qualcosa che è di nicchia non è ancora diventato mass market. Il passaggio avviene quando un progetto giovane trova grandi finanziatori e diventa mainstream» spiega Giovanni Norcia, della profumeria Rawness. «Noi siamo la nicchia della nicchia», aggiunge. «Nel nostro negozio abbiamo bandito completamente le molecole sintetiche. I nostri brand non potranno mai diventare prodotti di massa: sono come un vino millesimato, non c’è abbastanza materia prima per produrli su larga scala. Per me la nicchia è questo, un profumo numerato, limitato e destinato a pochi».

Ma perché, allora, questo mondo così esclusivo è esploso negli ultimi anni? Forse perché, oggi più che mai, il profumo è diventato un gesto personale, una forma di lusso intimo e quotidiano, che riesce a descrive umori, sogni, sensazioni. «Gran parte della diffusione del fenomeno – continua Giovanni – è dovuta ai social. I personaggi che gestiscono profumerie di nicchia sono stati bravissimi a comunicare online e questo ha dato una spinta enorme al settore. Inoltre, i prezzi, in molti casi, sono ormai allineati a quelli dei profumi commerciali. Ma acquistare una fragranza in una profumeria che fa ricerca ti fa sentire più speciale che comprarla in una catena. Alcuni brand, poi, hanno avuto la grande intuizione di posizionarsi anche nel mondo del fashion, trovando spazio nei concept store e nelle boutique di abbigliamento».
Note e fragranze

E così, i nostri nasi – per strada, negli uffici, al bar – hanno cominciato ad essere catturati (a volte storditi) da note nuove, più complesse e coraggiose. Accanto alle classiche sfumature floreali e agrumate, si sono fatti strada gli accordi legnosi, resinosi e ambrati, ma anche quelli più audaci: cuoio, incenso, oud, patchouli, vetiver. Negli ultimi anni, poi, alcuni profumi di nicchia sono diventati dei veri e propri tormentoni olfattivi, anche grazie al fenomeno dei dupe.
Le note di oud (o agarwood, preziosa resina dell’albero dell’Aquilaria dal profumo cupo e profond) hanno conquistato anche i neofiti, così come la più floreale e tracotante tuberosa. Mentre le composizioni gourmand – con accenti di vaniglia, ambra e fava tonka – hanno reso più accessibile il linguaggio della profumeria artistica. Altri, invece, puntano su costruzioni minimaliste e trasparenti, che evocano la pelle pulita, la carta, i panni di lino stesi in un pomeriggio di sole.
«In un profumo di nicchia, ogni singola nota olfattiva riesce a emergere con più chiarezza, cosa che con una fragranza commerciale è più difficile da percepire», racconta Chiara Cossetti di Osmotique («Chiara Chiara Chiara», per chi conosce questa realtà sui social).
Alla domanda sui trend, risponde: «A Brescia non mi sento di dire che stia spopolando una vera e propria tendenza, ognuno ha il suo modo di concepire il profumo e tanti nostri clienti cambiano fragranza quotidianamente in base all’umore. Il profumo in fondo è un po’ come un vestito, ti alzi al mattino e lo indossi in base a come ti senti». Poi conferma: «Il mercato è cresciuto tantissimo negli ultimi anni. È importante anche per noi rivenditori selezionare e riconoscere il prodotto giusto tra i tanti che vengono proposti». E, in fondo, è proprio questa la magia del profumo: la sua capacità di toccare corde nascoste, di evocare ricordi e sensazioni. «La memoria olfattiva è la cosa più potente del mondo – conclude Chiara –. Ho visto clienti commuoversi annusando una fragranza che li ha emozionati profondamente».
Il bon ton del profumo

Una nota finale di bon ton, perché anche il profumo ha le sue regole. «Dal punto di vista delle buone maniere – spiega Giovanni Norcia – lasciare una scia troppo forte e persistente è considerato maleducato. Se sei al ristorante, non puoi indossare un profumo che inonda la sala: sarebbe come urlare in una stanza piena di persone che parlano sottovoce. Allo stesso modo, non puoi entrare in ascensore e costringere gli altri a subire una scelta olfattiva che hai fatto tu. Io preferisco profumi che restino nella sfera più intima, e piuttosto sarai tu a decidere chi può avvicinarsi abbastanza a te per poter scoprire che profumo hai, senza dichiararlo e urlarlo».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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