Cos’è la dupe economy: c’entrano i profumi ed è arrivata a Brescia

Le fragranze ispirate a quelle dei brand più famosi sono sempre più diffuse: chi le commercializza garantisce qualità a prezzi contenuti e chi si occupa di essenze di nicchia storce il naso. Il fenomeno è arrivato anche in città
Dupe economy - Foto/Unsplash
Dupe economy - Foto/Unsplash
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A Brescia ci sono sempre più negozi di profumi. Non più le grandi catene come Douglas o Lush (un tempo sotto portici in Corso Zanardelli), ma piccole boutique dell’olfatto che propongono profumi di nicchia ed essenze più ricercate o diverse dal solito, sia a collezionisti che a semplici appassionati.

Ci sono per esempio l’Olfattorio sotto i portici di via X giornate, la profumeria in stile arabo in coso Magenta o i negozi di profumi di nicchia in via Felice Cavallotti, in via Gramsci e in Corsetto Sant’Agata. E ci sono anche dei nasi e dei produttori bresciani piuttosto conosciuti: Cristian Cavagna e Antonio Gardoni (il creatore di Bogue), tra gli altri.

Accanto a questa tendenza c’è però un fenomeno molto più grande e diffuso. Si tratta dei dupe, «equivalenti» o «ispirati» a profumi famosi, che vanno tantissimo sui social e che si possono trovare in negozi spesso dedicati ad altro, come per esempio all’arredamento o all’abbigliamento.

Il fenomeno dei dupe

I dupe sono quelli che un tempo venivano chiamati più banalmente «tarocchi». Di diverso hanno la viralità sui social (esistono influencer che si dedicano esclusivamente a questo) e la precisione con cui riproducono gli oggetti originali, senza però utilizzare il marchio. Non c'è, dunque, una contraffazione vera e propria. Si parla più correttamente di «ispirazione». Interessano non solo la profumeria, ma anche l’abbigliamento, la pelletteria e la cosmetica.

Un dupe non è dunque un oggetto contraffatto che imita perfettamente un altro a prezzo contenuto: è un prodotto che non viene venduto come falso, con la stessa confezione e lo stesso logo. Ha un altro nome, e così a essere uguale all’originale è l’essenza. Capita per esempio nel caso delle creme o dei trucchi, ma soprattutto in quello dei profumi.

Un dupe di Zara - Foto/Unsplash
Un dupe di Zara - Foto/Unsplash

I profumi «equivalenti» o «ispirati» – si chiamano così, legalmente – non presentano dunque, come accadeva una volta, la confezione e il nome di profumi più famosi, ma hanno packaging completamente diversi e nomi che di solito evocano gli ingredienti. Soprattutto, a fare gola non sono più solo i profumi commerciali, ma pure quelli di nicchia.

I profumi di nicchia più imitati

Per capire il fenomeno è utile fare qualche esempio. Tra i primi profumi a essere interessati dall’imitazione massiccia c’è Baccarat Rouge 540, storico prodotto nato dalla collaborazione tra la Maison Francis Kurkdjian e la cristalleria Baccarat. È il profumo di nicchia più venduto al mondo e quindi è considerabile il più commerciale, spiega Philipp Mazza, titolare del negozio À Rebours in via Cavallotti. La base è la rosa e nel caso dell’originale usano fiori di altissima qualità, che macinano in quantità enormi per ottenere una concentrazione importante. I dupe di Baccarat Rouge costano suppergiù 20 euro, contro i circa 350 dell’originale. «Va da sé che, senza nemmeno troppa matematica, è impossibile che usino rose naturali», dice Mazza.

A Rebours, negozio di profumi di nicchia in via Felice Cavallotti
A Rebours, negozio di profumi di nicchia in via Felice Cavallotti

Ci sono poi le altre fragranze di Maison Francis Kurkdjian, Ganymede di Marc-Antoine Barrois e numerosi altri profumi più o meno noti. In rete si trovano siti internet appositamente dedicati, ma anche influencer specializzati nei consigli su dove trovare i dupe online oppure nelle catene della grande distribuzione. Per esempio, Zara da qualche tempo propone la sua rivisitazione dei profumi best seller (sono quelli più conosciuti e cercati da chi va per dupe), ma si trovano anche nei negozi di cura della casa e della persona.

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A Brescia

Anche a Brescia c’è qualcuno che commercializza profumi «ispirati». Si Sensazioni è un’azienda che da un anno e mezzo ha lanciato un e-commerce dedicato per la maggior parte a questi profumi d’ispirazione (sia a quelli commerciali che a quelli di nicchia). «Abbiamo anche una nostra linea», chiarisce il titolare Fausto Lonati. «Sono sette anni che lavoriamo per arrivare alla qualità che garantiamo oggi», dice. «Le nostre fragranze durano dieci ore. Collaboriamo con sei produttori internazionali, che abbiamo visitato personalmente. C’è molta concorrenza – ci sono un centinaio di competitor solo in Italia – e quindi teniamo i prezzi contenuti, ma non stracciati, proprio perché puntiamo alla qualità. Per ora vendiamo online, ma l’idea è aprire dei negozi fisici nel 2025».

Sul suo sito si trovano 250 profumi ispirati a quelli di nicchia e a quelli commerciali, oltre a 550 fragranze ispirate ai profumi di lusso, solo su prenotazione. Il prezzo medio si aggira intorno ai 35 euro e varia a seconda del formato. «I profumi ispirati a quelli commerciali spingono molto più che la nicchia, perché sono già conosciuti», svela Lonati. «La nicchia rappresenta il 15% del nostro mercato».

Ispirati, non falsi

Riguardo ai risvolti etici della dupe economy, Lonati risponde che «sono profumi ispirati, come dice la parola stessa, non identici. La legge ci permette di chiamarli così perché non sono uguali al 100%. Legalmente nella descrizione si può usare il nome del marchio a titolo identificativo per fare capire la fragranza e le caratteristiche olfattive, senza però usare loghi, come invece fanno i produttori di profumi falsi, che sono un’altra cosa. I profumi equivalenti non ingannano e noi per primi agiamo in conformità alle normative vigenti: tutto è molto chiaro. In particolare, ci assicuriamo che l’uso delle diciture non sfrutti indebitamente la reputazione dei marchi noti, in linea con quanto previsto dall’articolo 14 del Regolamento UE 2017/1001. Le persone sanno che stanno comprando un prodotto che si ispira a un altro, ma che non è quello. Ciò che cambia è il prezzo: se un profumo di lusso costa 400 euro, noi vendiamo un prodotto ispirato a 45».

La differenza di prezzo è data da tante cose, spiega Lonati. Prima di tutto gli originali usano un packaging di lusso (per flacone e scatola), mentre i dupe hanno confezioni più semplici e standardizzate (tutte uguali). «A differenza dei marchi prestigiosi, poi, mancano proprio prestigio, lusso ed esclusività, elementi che fanno alzare i prezzi. Così come le pubblicità dei brand conosciuti: hanno un costo elevato e fanno lievitare il prezzo finale, così come la scelta della distribuzione. I rivenditori esclusivi e i negozi di fascia alta alzano il prezzo. Gli equivalenti hanno negozi di proprio marchio, piattaforme online oppure vendono attraverso le grandi catene».

Secondo lui, in ogni caso, quando i prezzi sono davvero stracciati – 10, 15 euro per i 50 o 100 ml – il dubbio sulle materie prime dovrebbe sorgere. «I profumi d’ispirazione non saranno mai uguali a quelli originali, ma questo non significa dover per forza lesinare sulla qualità. I prodotti eccellenti si possono produrre anche nel mondo degli “ispirati”».

Cosa cambia davvero rispetto agli originali

A cambiare non è però solo il prezzo. Naturalmente cambiano le formulazioni, che non sono mai uguali al 100%, ma spesso cambia anche l’origine degli ingredienti. «Nella maggior parte dei casi», svela Philipp Mazza tornando sull’argomento, «vengono usati ingredienti per uso alimentare e non di sintesi. Devo ammettere che a volte la tenuta c’è», continua, «ma è una tenuta dovuta a fissativi chimici sul fondo. E dato che più o meno tutti i produttori utilizzano gli stessi fissativi e le stesse note di fondo (quelle che restano sulla pelle più a lungo), finiscono per assomigliarsi. Certo è che per quello che costano va bene così. Anche perché non saranno mai uguali al 100%».

Tra i più famosi ci sono quelli commercializzati da Zara, ma anche dalle catene come Acqua&Sapone o Tigotà. «E ora anche i nasi più famosi (gli esperti e le esperte di profumi, consulenti e produttori di fragranze, ndr) si danno ai profumi low cost», sorride Philipp. «Prendiamo Quentin Bish: di recente ha lavorato con il brand di nicchia Marc Antoine Barrois, ma poco dopo è stato contattato da aziende minori per creare dei prodotti meno costosi. Addirittura, un marchio arabo che fino a poco fa produceva solo dupe ha iniziato a produrre un profumo da zero avvalendosi della sua consulenza. Mi ha incuriosito: il profumo non è malvagio, ma dopo due ore si sente già il fissativo (che di solito è l’ambroxan). Dunque è un po’ come le collaborazioni di H&m con i grandi designer: il prodotto è d’impatto ma la fattura rimane la stessa. Ciò che resta curioso è l’interesse degli appassionati, che ora cercano il naso più che il brand. E quando leggi che anche i più blasonati passano ai low cost, un po’ di preoccupazione sale».

E a proposito di profumi arabi: anche questi cominciano a diffondersi, così come i dupe. In molte città stanno aprendo rivenditori di fragranze mediorientali e anche Brescia ha un paio di negozi. Di nuovo, la promessa sono profumi intensi e riconoscibili a prezzi contenuti.

@lamoscalnaso Lo sapevi che puoi sentire molti #profumiarabi #lowcost a #Brescia in una #profumeria fisica? Basta acquistare in #blindbuy !!! Da ora puoi provare tutte queste meravigliose #fragranze #arabe ♬ Il Padrino - Dj Dark & MD Dj

Chi compra i dupe

A cercare i dupe, secondo Mazza, non sono però solo ragazzini e ragazzine che li scoprono su TikTok. «Tutti li acquistano, principalmente per risparmiare e in realtà la profumeria di nicchia viene influenzata solo relativamente: chi si affaccia al profumo di lusso di solito si documenta, percepisce l’artigianalità e sa che è qualcosa di esclusivo. Alcune case fanno uscire i pezzi con un numero di serie, tirandole a duemila esemplari. Anche la profumeria di nicchia è esplosa, ma i dupe sono andati di pari passo: se Zara sta dando molto spazio alla profumeria è perché l’interesse c’è. Ma gli “ispirati” sono uno specchio per le allodole: chi è già un assiduo consumatore di profumi lo sa. Le materie prime non sono le stesse e a dirlo è il prezzo, che quando è basso nasconde per forza qualche mancanza».

Per capire meglio, fa l’esempio dell’oud, materia prima che oggi va moltissimo. Può arrivare a costare anche 75mila euro al kilo, dice. «Nei dupe è improbabile sia vera, anche se se ne usano poche once».

Insomma: secondo Mazza la profumeria di nicchia è toccata solo di striscio dall’effetto dupe, perché «noi non portiamo via clienti a loro e loro non li rubano a noi. Si tratta di realtà completamente diverse». E con lui concorda anche Fausto Lonati: «I due mercati sono ben distinti», sottolinea. «Chi usa gli originali di solito non compra gli equivalenti, e viceversa».

Il parere del naso bresciano

Dei dupe ne parla anche Cristian Cavagna, naso e profumiere di Brescia che oltre a produrre, insegnare e consigliare cerca di diffondere online la conoscenza attorno al mondo dei profumi. «È un argomento delicato, servirebbe tanto tempo, ma bisogna dare messaggi corretti». Anche secondo lui bisogna guardare all’artigianalità e alle materie prime, ma anche al controllo qualità, «perché quando un profumo originale arriva sullo scaffale ha superato tanti test. Soprattutto, rispetta tante regole: è un prodotto cosmetico».

Il profumiere Cristian Cavagna
Il profumiere Cristian Cavagna

La riflessione non può poi fare a meno di toccare la correttezza. Il mondo della profumeria è così ampio, secondo Cavagna, che sfruttare qualcosa già presente sul mercato è sbagliato. «Capisco gli omaggi ai grandi classici», dice, «e capisco che un profumo può ricordarne un altro, ma ciò che fanno i dupe è sfruttare il nome. A volte anche sulla documentazione: chi richiede la formula cerca ufficialmente il “corrispettivo” o “equivalente”. Non mi piace. Dietro un progetto c’è sempre un lavoro intangibile che non si racconta: la produzione di un mio profumo coinvolge venti persone, per esempio».

Che i profumi siano costosi è vero, aggiunge, «ma il prezzo è giustificato. Un burro di iris ha bisogno di sei anni per poter essere utilizzato in formula. Ma non bisogna per forza spendere un capitale: ci sono fragranze dignitose a prezzi accessibili».

La nicchia accessibile

I dupe non rappresentano, né secondo Cavagna né per Mazza, un canale d’accesso ai profumi di lusso per persone che si approcciano all’argomento. «È più shopping compulsivo», sorride Mazza. «Mal che vada hai speso 18 euro e puoi anche rischiare che non ti piaccia, la gente non compra perché effettivamente è appassionata di profumi».

La passione, d’altro canto, può essere coltivata senza per forza optare per gli «ispirati», dice lui. «Ci sono brand indipendenti che propongono prezzi ragionevoli. E la spesa si ripaga da sé nel lungo termine, dato che servono meno vaporizzazioni e dato che l’aroma dura di più. Ci sono moltissimi brand di nicchia che hanno volutamente degli entry price. Come per esempio Rizome, marchio italiano e giovane vuole attirare le nuove generazioni che si stanno allontanano dalla profumeria commerciale (che ormai è costosissima: la differenza con la nicchia è impercettibile). O come gli altri brand che sempre più spesso offrono formati minori – 20 o 30 ml – proprio per chi voglia un Signor Profumo a un prezzo democratico. A quel punto, e solo se scatta il vero innamoramento, si può acquistare anche il 100 ml».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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