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I mini assegni arrivarono 50 anni fa con l’inflazione al 24,6%

Camillo Facchini
Se ne conteranno 835 tipi diversi, realizzati per far fronte alla mancanza di monete di metallo in circolazione
Uno dei mini assegni emessi nel 1975
Uno dei mini assegni emessi nel 1975
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Nel 1975, mezzo secolo fa, lavoro, valore della lira con raccolta fondi a lungo termine difficile, cronaca nera, economia e molto altro avevano alimentato una stagione difficile dalla quale – insieme con tutto il Paese - a fatica Brescia era riuscita ad uscirne: fabbriche occupate, proteste sindacali diffuse, in città e in provincia 9,5 milioni di ore di cassa integrazione, contro 1,8 dell’anno precedente con 45.000 lavoratori interessati ma, soprattutto, l’inflazione aveva superato il 24% (24,6% per l’esattezza) contro l’1,1-1,2% di questi giorni con una media allora del 17,16%

La scala mobile

Di quell’anno, con quella che venne definita «idea forte», era stato il punto unico di contingenza, meccanismo della scala mobile italiana che, con il versamento di un importo fisso per ogni punto di aumento del costo della vita, mirava a mantenere il potere di acquisto dei salari. Questo sistema enne definitivamente soppresso nel 1992 e la sua storia segnata da una forte polarizzazione politica e sociale, culminata nel referendum del 1985 che ne confermò il taglio. Oggi, l'ex voce della scala mobile è stata assorbita dalla paga base.

Era un’Italia dal doppio volto quella di quelle stagioni: da un lato l'enorme quantità di ore di cassa integrazione, l’occupazione degli stabilimenti, come era avvenuto al lanificio di Gavardo in cui lavoravano 600 persone, chiuso per 468 giorni, e che nel marzo dell’anno successivo sarebbe stato messo in liquidazione; dall'altro chi credeva negli investimenti, come avvenne con la nascita di Gardaland che, dopo Fiabilandia a Rimini e Edenlandia a Napoli, apre a Lazise su idea di Livio Mario Furini (90.000metri quadrati dedicati al divertimento che oggi sono più di 500.000), primo parco a tema di un Veneto confinante con l’Est della provincia Bresciana. Una decisione, quella dell’imprenditore nato a Legnago, effettuata in contrasto con il traballante scenario economico nazionale, dominato da un'inflazione elevata, derivante in gran parte dalla crisi petrolifera del 1973.

In quell'anno, protagonista in negativo, fu anche l’«industria dei sequestri» (fenomeno senza precedenti in Europa) che privò in Italia della libertà, tra il primo gennaio 1969 e il 18 febbraio 1998, ben 694 persone coinvolte, tra le quali numerosi imprenditori o familiari di imprenditori bresciani.

L’inflazione galoppante, il terrore dell’aggravarsi della crisi economica (ci fu addirittura chi aveva visto tra le cause il «timore dell’avvento al governo dei comunisti»), generarono nel 1975 uno strano fenomeno: la sparizione delle monete di metallo che vide in un mese i commercianti non più in grado di dare il resto di un pacchetto di sigarette o di un chilo di pane ai clienti, gli edicolanti di un giornale, i baristi di un caffè o di una bibita.

Il mistero delle monete

Nessuno, Brescia compresa, comprende cosa stava accadendo, anche perché contestualmente spariscono i gettoni del telefono. Nascono così le ipotesi: speculazioni internazionali, complotti, trame occulte ma fantasiose, mentre alle casse dei negozi il resto viene compensato in dolcetti, bolli, sigarette oppure addirittura facendo ricomparire il libretto della spesa, un calzino su cui alcuni negozianti registravano il credi del resto ai clienti,

Mentre la Zecca di Stato non riesce in tempi brevi a compensare la sparizione delle moneta di metallo, a Torino l’Associazione commercianti chiede così all’Istituto San Paolo l'emissione di un assegno circolare di dimensioni tipografiche ridotte ed importi corrispondenti alle monete di metallo mancanti (50, 100 o 150 lire). Si conteranno alla fine del fenomeno complessivamente 835 diversi tipi di mini assegni (uno fino a 350 lire) emessi da oltre trenta banche, dopo che dalle tasche e dalle casse degli italiani erano spariti 96 miliardi di monete, sostituite appunto da mini titoli che rimarranno in circolazione due anni.

Ma la moneta dove era finita? Semplicissimo: a metà degli anni '70 l'inflazione altissima, l’obsolescenza delle macchine che avrebbero dovuto produrre spiccioli e la tendenza a «tesaurizzare» le monete (anche da parte dei turisti o – si ipotizzò – dall'industria manifatturiera del far east) aveva generato semplicemente una grave penuria di monete di metallo. Giallo risolto, dei mini assegni rimane il ricordo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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