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Per 28 anni in volo con l’elisoccorso: «In montagna ora meno competenza»

Ultimo turno oggi per Guido Cominelli, nel ’97 il primo tecnico del soccorso alpino a bordo
Il tecnico durante un intervento - © www.giornaledibrescia.it
Il tecnico durante un intervento - © www.giornaledibrescia.it
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Per 28 anni e due mesi è stato il primo a mettere piede a terra. Il tecnico del Soccorso Alpino, che è parte integrante e imprescindibile dell’equipe che raggiunge in elicottero le situazioni di emergenza, è (quasi) sempre il primo che tocca il terreno perché ha il compito di garantire la sicurezza del medico e dell’infermiere.

Guido Cominelli, 65 anni di Sellero, guida alpina, maestro di sci e gestore di un agriturismo con la famiglia, dal primo novembre del 1997 e fino ad oggi, data del suo ultimo turno, è stato tecnico di elisoccorso per la base Hems (Helicopter Emergency Medical Service) di Brescia. Il primo a svolgere questo ruolo quando la figura è stata istituita nel 1997, una decina di anni dopo che il servizio di elisoccorso era stato avviato nella nostra provincia.

Prima di Natale il Soccorso Alpino gli ha conferito una targa a ricordo e comunque, come ha spiegato lui stesso «non c’è un prima e un dopo» perché comunque resterà in attività come istruttore nazionale Cnsas.

Guido Cominelli
Guido Cominelli

Mentre si prepara per le ultime ore di servizio attivo Cominelli torna con la memoria a quasi 30 anni prima: «Nel 1997 serviva alzare il livello operativo dell’elisoccorso e si è pensato di inserire il ruolo del tecnico del Soccorso Alpino per fare assistenza e sicurezza in ambiente ostile». È il suo sguardo, dall’alto, che stabilisce dove il personale sanitario sarà calato e se sia necessario, e quasi sempre lo è, che sia lui per primo a verificare la situazione a terra. «Solo in ambiente urbano, e con squadre di terra già posizionate, può essere che sia il medico il primo a scendere».

In quasi 30 di servizio «la tecnologia, i mezzi e la dotazione di attrezzature hanno fatto enormi passi avanti e ci aiutano moltissimo – spiega – ma non è cambiato il fatto che la centrale, con l’allertamento, fornisce le informazioni che possiede, spesso scarne, e il resto lo dobbiamo fare sulla base della nostra competenza ed esperienza».

Sui sentieri

Guardando alle centinaia di interventi, soprattutto in montagna, Guido Cominelli ha visto «aumentare il numero di persone sui sentieri e calare moltissimo la competenza. La montagna è un diritto per tutti ma ciascuno deve essere responsabile di organizzare un itinerario che sia calibrato sulla propria competenza, sulla preparazione fisica e sull’attrezzatura di cui si dispone».

Il tecnico del soccorso spiega anche che «da anni ho smesso di dare consigli visto come tanta gente mi ha risposto» lasciando capire che in troppi pensano di sapere già tutto.

A questo proposito Cominelli non è d’accordo con la proposta di far pagare gli escursionisti che chiedono soccorsi impropri: «Secondo me il principio deve valere per tutti quelli che si espongono a dei rischi volontariamente. Se lo facciamo per chi va in montagna allora bisogna farlo anche per chi, ad esempio, cardiopatico o sovrappeso il 15 agosto esagera con cibo e alcol, oppure con un ladro che si schianta mentre fugge dalla polizia». Per Cominelli «pagare non incide sulle ragioni dell’intervento improprio. Secondo me sarebbe meglio fare come con la patente e obbligare chi ha sbagliato a seguire dei corsi specifici per avere poi le competenze per non sbagliare più in futuro».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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