A 10 anni Emma crea bracciali per aiutare il reparto che cura la mamma

Un lungo tavolo con la tovaglia rossa, tanti braccialetti di perline, un salvadanaio di latta. C’è una bambina di 10 anni dietro la bancarella allestita l’antivigilia di Natale all’ingresso della Poliambulanza. Si chiama Emma, ha il cappello di Santa Claus, un carattere da adulta e un progetto pieno di coraggio e amore.
La sua mamma, Simona, è una paziente dell’Oncologia e mentre lei affronta la malattia, la figlia ha deciso di fare qualcosa di bello e concreto: con l’aiuto di papà Luca Battel, ha creato braccialetti e portachiavi, li ha confezionati bene, come dei piccoli doni, e li ha esposti davanti all’ospedale (e dentro, in corsia) per raccogliere offerte da donare al reparto che si prende cura della sua super mamma.
Il sogno
Quella che arriva dalla Poliambulanza è una storia di Natale che non ha luci, ma brilla e accende i cuori, perché vede la speranza germogliare là dove c’è la sofferenza. Emma, prima di indossare il cappellino e proporre le sue creazioni, ha pensato a tutto. Un giorno di settembre in macchina col papà ha detto: «Voglio allestire una bancarella e vendere i braccialetti perché ho bisogno di tanti soldi». Denaro prezioso che non sarebbe servito per acquistare un gioco alla moda o un vestito griffato, ma «per aiutare un’associazione che aiuti la mamma a guarire». Delineato il progetto, per Emma è stato facile scegliere il destinatario della raccolta fondi: «Ha voluto che fosse la Fondazione Poliambulanza - spiega Luca - perché dice che lì Simona si sente coccolata».
Detto, fatto: martedì Emma ha esposto braccialetti e portachiavi alla Poliambulanza e qualche giorno prima, a Santa Lucia, ha presentato il suo progetto al Vespa Club di Chiari del quale fa parte il suo papà. La reazione è stata sorprendente: il sodalizio guidato da Simone Ardolfi le ha commissionato 400 gadget da distribuire ai soci nell’anno nuovo.
E pure in ospedale la generosità di personale, pazienti e familiari si è fatta sentire: «Ringrazio tutte le persone che hanno creduto nel progetto di Emma», commenta Luca con emozione e riconoscenza. La bambina, per presentarsi e illustrare il suo sogno, ha pure scritto una lettera, che è stata incorniciata a fianco del salvadanaio: «Io spero e desidero tanto che il mio impegno possa aiutare chi studia come curare queste malattie a trovare una cura per guarire la mia mamma e tante altre persone nella sua stessa situazione. So che spesso i sogni diventano realtà». La lettera si conclude con una certezza: «Niente può toccarci finché restiamo insieme, perché… l’amore vince sempre». Slogan che accompagna ogni sua creazione.
Chi è

Mamma, papà e la sorellina Noemi sono fieri di Emma. Di casa a Castelcovati, la bambina frequenta la quinta elementare a Torbole Casaglia, dove lavora Simona. Un paio di anni fa Luca è stato aggredito davanti ai suoi occhi: «Stavamo rientrando a casa in macchina quando, davanti al nostro cancello, un ragazzo stava litigando con una ragazza. Capita la gravità della situazione, sono sceso e ho messo la ragazza dietro di me. Alle mie parole sono seguiti il suo "Ti ammazzo"e un pugno che mi ha steso sull’asfalto. Poi altri calci e pugni al punto che sono rimasto sulla sedia a rotelle un mese e mezzo». Emma in quei momenti interminabili era in auto e abbracciava la sorellina.
Per quell’episodio Luca - che è anche un clown di corsia (con Claun Vip Lago d’Iseo) - ha ricevuto una delle tre medaglie d’oro del Premio Bulloni 2024. Oggi è la figlia, con il suo cuore grande, a dare un esempio di coraggio. Un gesto che non sorprende, in una casa dove la solidarietà si respira ogni giorno.
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