Tokyo 2020, Jacobs: «Finale 100 metri? È alla mia portata»
«La finale è un obiettivo difficile, certo, ma obiettivamente è alla mia portata». Marcell Jacobs ci crede. Il texano di Desenzano del Garda, nato a El Paso da madre italiana e padre americano, ma trasferitosi nel Bresciano a soli 3 anni, non ha paura di dire quello che sogna: la finale dei 100 metri ai Giochi di Tokyo.
«Del resto questo non è solo quello che pensano gli altri di me, ma anche il mio obiettivo. È quello che voglio, che mi sono fissato come traguardo stagionale - spiega Jacobs -. È vero, siamo in tanti a correre per la finale: gli statunitensi Bromell, Baker e Kerley, anche se di solito statisticamente un americano si perde per strada; i sudafricani Simbine e Leotlela; il canadese De Grasse, che non sbaglia un colpo; il giapponese Yamagata, il cinese Su, e altri ancora. E ovviamente anche io.
Siamo tanti, è vero, ma credo che sia anche normale ad un'Olimpiade. Bisognerà vedere quello che succederà in campo, nei turni, perché magari a questi nomi se ne aggiungeranno altri. Dipende da tanti fattori, dalle condizioni esterne, dalle condizioni mentali degli atleti: e poi, alla fine, chi sbaglia meno porta a casa il risultato».
Il fatto che nessun italiano sia mai arrivato in una finale dei 100 è decisamente uno stimolo. E mi fa anche piacere che le persone ci contino, non è un problema. Vuol dire che tanti credono in me, che mi hanno conosciuto in questi mesi, in questi anni di esperienza sul campo, e adesso vogliono vedermi arrivare lontano. Sono attestati di stima, che mi danno energia».
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