Rugby

Dusi, l'enfant prodige del rugby diventa mental coach

Una lunga carriera anche all’estero: «Ora mi metto al servizio degli altri»
Dusi con l’ovale in maglia Bury St. Edmunds - © www.giornaledibrescia.it
Dusi con l’ovale in maglia Bury St. Edmunds - © www.giornaledibrescia.it
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Alla ricerca dell’ovale perduto. O forse, semplicemente, alla ricerca del coraggio tipico dei campioni. Fino ad approdare, a 34 anni, alla consapevolezza di poter insegnare agli altri come controllare le proprie emozioni, crescere, gestire le paure e la pressione.

La carriera

È la storia di Sebastiano Dusi, classe ’89, ex enfant prodige del rugby bresciano, arrivato, dopo più di 25 anni spesi sui campi di gioco, al capolinea di una carriera lunga e talvolta travagliata. Della quale si chiude una porta per aprire, lui auspica, un portone. Mediano di mischia, cresciuto tra Fiumicello e Gussago, Dusi aveva esordito a diciannove anni nel Calvisano allenato da Marc Delpoux, dopo aver giocato nella nazionale U.18 (compresa la tournee in Sudafrica del 2007), nella U.19 e nella U.20. Fisico esile, ma dotato di grande volontà, nel novembre del 2010 venne convocato dai Barbarians per giocare ad Aldershot contro una formazione «interforze» britannica della quale facevano parte, oltre ad altri due gialloneri, Paul Griffen e Nicola Cattina.

Non solo Italia

Poi, in concomitanza con la retrocessione del Calvisano in A2, l’inizio di un lungo peregrinare lungo lo Stivale, non sempre fortunato, da Parma (Granducato) a L’Aquila, San Gregorio, Colorno, prima di approdare in Francia, a Clisson e poi a Nantes, dove «con 23 vittorie in 24 gare conquistammo la promozione dalla Federale 2 alla 1». Poi il ritorno in Italia, di nuovo Colorno, Cus Milano, seguite da un altro capitolo all’estero, in Inghilterra, al Bury St. Edmunds, formazione di «National 2». Infine, dopo il Covid, l’ingaggio da parte dei Centurioni, subito vanificato, però, da un infortunio diventato la ragione per finire la carriera.

Cambio vita

«Ho faticato, ho attraverso momenti molto belli, altri più difficili - racconta - e tutto ciò mi ha spinto a concentrarmi su quel che potevo dare, piuttosto che sui miei limiti. L’ultima stagione in Inghilterra mi ha dato più sicurezza e consapevolezza dei miei mezzi. Ed ho pensato che era ora di mettere in pratica quel che ho imparato sul piano metodologico e comportamentale: sono diventato Master Practitioner di Neuro Linguistic Programming ed ho conseguito la specializzazione in Sport Master Class diventando un mental coach qualificato». Da pochi giorni, Sebastiano Dusi ha avviato il suo sito sebastianodusi.com, dove è possibile contattarlo. Lo sport in testa non è un modo di dire.

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