Union Brescia nel segno dell’intesa, del gruppo e con l’ambiente

Nell’aria c’è un doppio profumo. Che però non confonde perché finische per confluire in un’unica fragranza: quella dell’intesa. Da una parte la squadra, dall’altra l’ambiente. Ma è già squadra + ambiente. Anzi: squadra con l’ambiente. Tutto decisamente sopra le aspettative. D’altronde sono diversi i modi in cui un amore può nascere: come un sentimento crescente o come un colpo di fulmine. E rispetto all’Union Brescia, quest’ultimo pare aver colpito la stragrande maggioranza dei tifosi: gli oltre mille che domenica hanno fatto da cornice alla prima sgambata senza alcuna pretesa, rappresentano un campione piuttosto indicativo.
E non sembra affatto un fuoco di paglia – il classico chiodo schiaccia chiodo –, ma qualcosa destinato a radicarsi, consolidare e durare col classico «per sempre». I bresciani hanno perlopiù scelto di puntare a occhi chiusi la loro fiche sentimentale sul progetto di Giuseppe Pasini: si tratta di fiducia incondizionata che scaturisce anche dalla voglia di aggrapparsi alla brescianità come valore assoluto dopo anni di patimenti.
Le sensazioni
Club, staff e squadra, in occasione dell’uscita contro la Nuova Camunia hanno visto, preso, scartato e ringraziato. Ma sanno che tutto dovrà essere ripagato sul campo. Dove si fa già sul serio in una quotidianità fin qui scandita da allenamenti durissimi sul piano fisico mentre calcisticamente, diciamo, l’appetito – si spera – verrà mangiando. Da questo punto di vista la sgambata con i dilettanti ha rappresentato meno di un trailer. Ciò che si è potuto apprezzare, è stata l’attitudine di una squadra che ha sempre cercato di frequentare l’area, di guardare sempre avanti e di provarci: come un manifesto della comprovata propositività delle squadre di Aimo Diana.
Gruppo compatto
Ma quel che più ha colpito, è la sensazione già di compattezza del gruppo. Dunque dell’intesa di una squadra che ha già dimensione e quadrature proprie e che, soprattutto, sa che l’entusiasmo e tutto quanto si respira attorno è bello, ma non deve fuorviare. Deve essere linfa: non deve dimostrare stress. E, onestamente, la sensazione che si è ricavata osservando facce più che movenze perlopiù legnose, è quella di una certa capacità a misurarsi con le aspettative mantenendo un certo equilibrio: perché ciò che oggi diverte come la più bella attrazione di un parco divertimenti, nei momenti difficili potrebbe trasformarsi nella casa degli spiriti.
L’ossatura
Aiuta molto il fatto di poter contare su un’ossatura importante e resa forte da anni di battaglie insieme e condivisione dello spogliatoio: i Balestrero, i Di Molfetta, gli Hergheligiu... tutta gente ad alta fedeltà che si fa garante di codici e valori. Elementi così, stanno alla base di una piramide sulla quale la scorsa stagione sono stati posati mattoncini per arrivare a oltre 70 punti con un trend sempre costante – sugli alti livelli – nonostante a metà stagione fosse stato ceduto uno sposta equilibri come Pietrelli.
I nuovi

Chi è arrivato al suo posto si è calato subito nella parte. E così pare anche stavolta rispetto ai nuovi arrivati. Guglielmotti ha tutto per infiammare quando prende e parte, De Maria non è ancora fisicamente in palla ma la qualità si vede così come Cisco, pur non nel suo ruolo ideale ha fatto vedere qualcosa. Ma nemmeno si può definire prova generale quella che ci siamo lasciati alle spalle. È tutto ancora così «provvisorio» che si è giocato senza numeri e con vecchi calzettoni dia loghi coperti con lo scotch. Il meglio – comprese le divise ufficiali – deve ancora venire. E c’è già voglia di misurarsi con l’Ospitaletto. Possibilmente per un’altra spruzzata di doppio profumo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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